Come annunciato in una precedente edizione, nel pomeriggio di sabato 29 ottobre 2022 si è tenuta a Cremona la sessione provinciale della Comunità Socialista.
Raccogliendo l'invito di Virginio Venturelli, coordinatore della Comunità socialista cremasca, anche i socialisti cremonesi si sono ritrovati per commentare i risultati elettorali, l'esito della discussione svoltasi in seno al Consiglio nazionale del PSI, il persistente stallo in cui versa l'organizzazione e la tradizione socialista della nostra provincia.
Sulla disfatta elettorale del centro sinistra, ove il Psi ha pagato pesantemente la scelta di annullarsi nella lista del PD, Venturelli ha evidenziato con sconcerto, la dilatazione dei tempi fissati dagli sconfitti, per rivedere le rispettive strategie attraverso la convocazione dei rispettivi congressi.
Nel Psi si sono riconosciuti diversi errori, ma anziché unitariamente puntare a correggerli, si è prodotta l'ennesima ed insensata spaccatura sulle iniziative da prendere.
Venturelli al riguardo indica non derogabile un percorso cosi delineabile:
- chiamata a raccolta di tutti i socialisti in stretto rapporto con i corpi sociali, con i sindacati, con il mondo del lavoro, della cultura e della conoscenza, per la stesura di un manifesto politico di base che rilanci l'internazionalismo socialista, a fronte della globalizzazione di molti dei problemi esistenti, ed un nuovo programma che risponda alle aspettative dei settori sociali, sanitari, economici ed ambientali, del nostro Paese,
- promozione di assemblee, dibattiti e confronti sul documento politico di cui sopra, in tutte le provincie, coinvolgente le associazioni ed i circoli di ispirazione socialista, laica ed ambientalista, convinte della insostituibilità di un Partito Socialista autonomo, nel campo di un rinnovato centro sinistra, liberal, democratico, socialista, verde,
- convocazione del congresso nazionale che riaffermi l'identità socialista e l'unità dei socialisti, appellandosi esplicitamente più che alla diaspora interna, ai socialisti ovunque collocati, che non si vergognano di essere chiamati come tali. Leggi in particolare quelli a disagio nel PD.
Con riferimento alla situazione locale, Venturelli ha messo in rilevo la qualità della attività della Comunità socialista cremasca, distintasi in questi anni su diversi temi politici ed amministrativi di Crema e del Circondario, rispetto all'inerzia dei socialisti di Cremona e del cremonese, dopo le dimissioni, nel 2018, dell'ultimo Segretario Psi
Complice il lungo periodo delle limitazioni Covid, da tempo non esiste più, tra le organizzazioni politiche, associative e culturali del nostro territorio, il dialogo auspicato nelle finalità dello Statuto, approvato dalle stesse, nel 2020.
Alle meritevoli iniziative della Associazione Zanoni e dello storico Eco del Popolo, è indispensabile che ritornino ad aggiungersi anche quelle di un ambito più propriamente politico, come quello di una formale Comunità socialista o Partito.
Tale esigenza è stata ampiamente condivisa dai partecipanti alla riunione, che si sono impegnati in tempi brevi:
- a predisporre un documento preliminare sulle discontinuità programmatiche che sarebbero necessarie in città e nel territorio rispetto alle scelte delle ultime gestioni amministrative Comunali e Provinciali.
- a scegliere definitivamente se riprendere l'attuazione delle tre Comunità socialiste (cremasca, cremonese, casalasca), coordinate unitariamente, oppure aderire alla organizzazione del PSI, con un formale congresso provinciale che elegga anche i relativi organismi dirigenti.
L'ampio ed approfondito dibattito, in cui sono intervenuti tutti i partecipanti, è confluito significativamente verso l'opzione di attivare a pieno ritmo la ripresa dell'iniziativa politica della rete delle Comunità Socialiste territoriali. Nell'attesa che le medesime si dotino di uno strumento di coordinamento interno e di rappresentanza esterna, l'assemblea ha chiesto a Virginio Venturelli di accettare la funzione di coordinamento provinciale.
La rete territoriale verrà convocata in sessione tematica prima della fine del corrente anno; allo scopo di definire, anche con il concorso di contributi esterni della sinistra riformista, un progetto di rimodulazione dell'impianto istituzionale territoriale. Su cui, nelle ultime settimane, si sta avviando un'interessante riflessione. In materiale di aggregazione delle entità comunali e di aggiornamento e ripristino delle convergenze comprensoriali.
Forum lettori
Comunità Socialista…avanti così!
Siete una comunità molto unita e compatta per esperienze e vissuti simili. Giustamente date valore a quello per cui vi siete impegnati in prima persona seguendo importanti valori difficili dall'essere divulgati a chi si trova avvolto da una politica urlata e trasmissioni cattura cervello. Si rischia di chiuderci in una élite di brave persone che vengono considerate alla stregua degli altri partiti ormai indifendibili. Perché dovrebbero nutrirsi di altre parole, giudizi, comportamenti diversi … in quanti dovremmo essere e in quanti anni per avere nell'Olimpo un rappresentante valido che porti a riconoscere il socialismo come forza politica al di sopra delle altre?
I voti arrivano da una avvenuta conoscenza di quanto accaduto in realtà. Ho fiducia nei giovani e voi siete la più bella testimonianza di un passato glorioso. Apriamoci a loro, coinvolgiamoli partendo dalle manifestazioni prima di Milano e poi di Roma …Forse è arrivato il momento più appropriato dato che gli altri partiti stanno porgendo il fianco a critiche e giudizi non benevoli …non hanno un passato su cui basare le loro credenziali…noi si!!!
Clara Rossini, Cremona, 31 Ottobre 2022
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…verso riforme necessarie per il bene del Paese…
Ecco, caro direttore de L'Eco, a riflettere dopo la lettura delle newsletter, gran parte della quale dedicata all'approfondimento dei nuovi scenari politici scaturiti dalle urne e della ricerca da parte dei socialisti cremonesi di un progetto di armonizzazione e convergenza delle risorse ideali e militanti accomunate dalle visioni riformiste. Sono 60 anni che militi nel partito socialista e non hai mai smesso di agire con passione e determinazione alla ricerca di innovazione e benefici per i lavoratori. Le notizie di ieri riguardanti le feste illegali e i molti giovani morti in nome della libertà di divertirsi. Anche i lavoratori hanno perso il gusto di una ribellione per un giusto salario e sicurezza sul lavoro. Il presidente del Consiglio Meloni, che vuole essere considerata "uomo" forse che essere donna sminuisca il suo potere, ha iniziato con provvedimenti marginali e poi dirà che ha ereditato una situazione difficile e non può fare quel che si deve. Il PD deve fare scelte coraggiose e lungimiranti guardare alla sua Memoria storica ricca di insegnamenti, ma deve evitare con umiltà il volto di chi si crede il migliore. I giovani vanno guidati con intelligenza verso riforme necessarie per il bene del Paese
C.L.,Vicenza, 31 Ottobre 2022.
L'incipit del doveroso riscontro ai due apprezzati contributi delle lettrici (che riflettono disgiuntamente e che sono reduci da esperienze esistenziali e militanti del tutto a se stanti) non può non partire da un dato evidente: nonostante l'asfaltatura dell'associazionismo politico di massa, il ritiro nel privato (di cui è segnalatrice la tendenza astensionistica dal diritto-dovere del voto), l'inesauribile spottone, mediatico e non, a favore della politica leaderistica, c'è, a macchia di leopardo, qualche riserva di nativi idealistici (come dimostrano le lettere all'Eco e, nell'occasione, la riunione della Comunità Socialista) che non demordono.
I trent'anni che separano dal violento annichilimento del primo mezzo secolo di Repubblica dicono ormai dell'irreversibilità di un processo, che, dopo aver travolto gli equilibri fondanti ed i perni di un sistema politico sbrigativamente ed interessatamente disassato, ne hanno sostanzialmente impedito qualsiasi forma di rigenerazione e modernizzazione.
Sicuramente ai players (specie quelli di ultimissima generazione) l'irriformabilità di questo impianto malato (in cui, come dimostrano le perniciose tendenze in atto in molta parte delle realtà caratterizzate da consolidate esperienze liberaldemocratiche) è pane per denti interessati ad ulteriori defaults della vita politica ed al blocco di qualsiasi progetto di segno progressista.
Le risultanze di questa tendenza dimostrano che a patire di questa condizione di inagibilità politica siano in particolare le espressioni del pensiero ispirato dai valori dell'uguaglianza dei diritti e della giustizia delle condizioni sociali. I valori, per essere diretti, in capo al pensiero della sinistra (lato sensu).
Il compimento della totale involuzione del modello politico, ispirato dai cardini della Costituzione repubblicana, rappresenta una sorta di perenzione del pensiero politico e delle risorse di mobilitazione che si ispirano per lungo tempo agli ideali della sinistra.
Il cui default non risiede principalmente negli attuali livelli di consenso elettorale.
La sinistra regge ancora marginalmente un ruolo che, ormai azzoppato nel suo core business (la governance senza se e senza ma), non accredita speranze di resilienza.
Da tempo anche quel che resta della forma associativa del socialismo italiano è avviluppato in forma aggravata in questa spirale, indirizzata alla marginalizzazione ed alla perdita di riferimento coi naturali bacini motivazionali.
Il PSI (di cui qualche mese fa è ricorso il 130° anniversario della fondazione) è finito (anche per propri errori pregressi e assenza di ravvedimenti operosi) nella strada senza ritorno di un ostracismo (che ha fatto comodo a molti).
Nei suoi confronti, una volta completata la mission della criminalizzazione, astutamente ha operato una sorta di OPA, intesa ad impedirne il ritorno all'agibilità politica e a consentirne un'utilità marginale (a servizio delle logiche dei nuovi equilibri “maggioritari” e bipolari).
Non casualmente, agli albori della Seconda Repubblica, le spoglie del movimento socialista (che nelle dimensioni non fu mai maggioritari) furono spartite a beneficio dei due “poli”. In omaggio, da una parte, all'imperativo del “non vorrete finire coi vostri carnefici” e, dall'altro, della minacciosa reiterazione dell'appartenenza al campo della sinistra.
Dividere un aggregato, che anche nei cicli aurei era stato minoritario, sarebbe stata condizione di polverizzazione dell'intelaiatura organizzativa e militante e di consegna all'insignificanza.
Tale premessa vale per rendere evidente che chi scrive non è appartenuto, né all'inizio né in corso d'opera, alle due “scuole”.
Insieme ad altri non si è appesa la tonaca al chiodo e si è continuata, nelle forme possibili, la testimonianza ideale, soprattutto nel campo della divulgazione storica del pensiero socialista (come ricorda Virginio Venturelli).
D'altro lato, nonostante l'insistita istigazione a tornare in campo e la consapevolezza che precondizione per qualsiasi resipiscenza e recupero di ruolo fosse la reductio ad unum delle superstiti voci (finite, loro malgrado, in campi opposti).
Del che testimoniano plasticamente, a distanza di trent'anni dall'avvio della diaspora, le recenti immagini dell'abbraccio tra il segretario del PSI Maraio e il leader dem Letta, da un lato, e, dall'altro, la foto di famiglia (di destra) della neoeletta figlia di Craxi.
Dal 1991 quasi tutti gli appartenenti alla Comunità Socialista hanno chiuso con la militanza in forma partito. Da 30 anni pensano e agiscono nella dimensione comunità. Prerogativa della dimensione Giustizia e Libertà dei fratelli Rosselli, approdata alla sistemazione teorico-pratica di Adriano Olivetti (colui che guidava, insieme a Pertini e a Rosselli, la vettura dell'espatrio di Turati). Di fatto abbiamo operato così. Con l'associazione Zanoni, impegnata nella divulgazione storica, e L'Eco impegnato nella circolazione delle notizie e delle idee.
Chi scrive, come ha proferito alla riunione di sabato, ha ribadito, a nome degli altri “apolidi” (di tessera, di nome, di riti militanti) che volevamo e vogliamo dedicarci esclusivamente alla testimonianza dell'idealità e della cultura del pensiero. Non abbiamo velleità di arrivismi. Siamo benestanti. Non vogliamo essere fraintesi con la fattispecie di altri testimoni socialisti, fortemente replicanti il profilo apparatikni. Prevalentemente orientati dalle medesime regole della politique politicienne tradizionale, che (specie nel campo della sinistra) ha minato la mission della rappresentanza dei ceti di riferimento. Fatte prevalentemente di massicci inputs di governance, tanto dei processi interni quanto delle guideline nelle dinamiche istituzionali.
Siccome, però, non si vive in una torre d'avorio, la Comunità non si è mai chiusa in una sua autoreferenzialità e ha saputo cogliere le opportunità di “contaminazione” con i players circostanti. Non proprio un rapporto simmetrico, ma, nella distinzione delle specificità, una forte (talvolta, anche troppo generosa) attenzione alle opportunità di armonizzazione e convergenza in vista di un approdo capace cogliere l'ineludibilità di un progetto aggiornato di trasformazione sociale in senso liberalsocialista-laburista e di messa a punto di un format associativo, capace di interpretarlo.
Niente, si capirà facilmente, a che vedere con, detto con rispetto, la paccottiglia degli innamoramenti di certi socialisti per le sponde azzurre e di altri per tutto quanto è appartenuto agli ordini di servizio della cinghia di trasmissione postcomunista.
In tutto questo trentennio c'è stato solo bagliore (poi rivelatosi un abbaglio) nell'ansia di fornire, da parte della sinistra non post comunista, una risposta, coerente con la storia e con la lezione tratta dalle trasformazioni avvenuta nelle politiche e nelle consapevolezze.
Ci riferiamo alla convention di Bertinoro del 2007, anticipatrice del Lingotto da cui sarebbe scaturito il PD.
La conferenza, come si ricorderà, aveva realizzato la confluenza dei tronconi della sinistra che esorcizzavano il compimento del processo di fusione fredda del catto-comunismo e proponevano un progetto di sinistra laica e riformista.
Sarebbe stata un'opportunità anche per il PD interloquire dialetticamente con una sinistra non omologata. Ma da Veltroni in poi la fusione fredda il PD avrebbe sempre praticato la teoria dello spianamento delle testimonianze che non fossero omologate alle visioni del prevalent partner.
L'arresto di questo tentativo avrebbe rimesso sui cardini le logiche e le pratiche delle prestazioni satellitari. In cui (dalle leadership di Boselli e Nencini fino a giungere all'ultima Segreteria) il PSI (della seconda Repubblica) avrebbe rivelato doti impareggiabili di conformismo utilitaristico.
Fino alla performance del congresso del luglio scorso, i cui esiti avrebbe condotto ad una condizione di binario morto.
Per parlare a nome dei convincimenti socialisti non è obbligatorio avere tessere od essere omologati a convenzioni di rappresentanza.
Sul punto, in verità, non ci siamo fatti mancare niente (e in corso d'opera) per stigmatizzare una linea che praticamente ha tolto dall'asset politico istituzionale la sia pur fievole e labile voce dei socialisti italiani.
Non solo per un impulso di eleganza, il gruppo dirigente del PSI dovrebbe sentire il dovere di “portare i libri” nelle sedi opportune; per dichiarare tutto il proprio fallimento e per marcare una discontinuità (senza la quale la marginalizzazione/irrilevanza assumerebbe una definitività imbarazzante).
Si dimetta questo gruppo dirigente, costituisca un comitato di garanti chiamato a predisporre un percorso rifondativo (aperto a quel che resta della testimonianza socialista con o senza tessera, ma anche a quel non irrilevante bacino di convincimenti compreso nel disagio all'interno del PD e in quel settore troppo frettolosamente definito “terzo polo”.
Quanto ai "garanti" di questo più nobile e vasto progetto, i loro nomi sono scritti nei fatti: Spini, Intini, Del Bue, alcuni attempati colonnelli del nuovo corso di 40 anni fa e, auspicabilmente, più giovani testimoni avvicinatisi nel corso degli anni.
Rincuorano le conclusioni della riunione che ha affidato il timone alle sapienti mani di Virginio Venturelli, in questi anni impareggiabile riferimento per la continuità dell'iniziativa socialista e che ha prefigurato un calendario di proposte dedotte dalla realtà del territorio.