La questione socialista in Italia continua a rimanere aperta e senza soluzione.
Dalla dissoluzione dello storico PSI, la diaspora che si è generata non è stata più ricomposta ed il PDS/DS/PD non ha mai assunto i caratteri identitari del socialismo democratico.
Ai nostri gli occhi la situazione odierna è quella di una “sinistra” priva di ogni strategia di governo e non degna di questo nome; alleanze di governo subalterne a forze portatrici di istanze, fino ad un momento prima, ritenute inconciliabili.
La nascita del governo Draghi, sul tema evidenziato, offre alle componenti del centro sinistra una tregua di riflessione da non sprecare, una pausa da sfruttare per la messa a punto di un progetto identitario afferente al socialismo europeo, senza se e senza ma.
Nella speranza che venga approntato un piano vaccinale di maggiore efficacia e risolutezza rispetto al governo precedente, oltre ad un necessario rilancio della medicina di base, dovranno essere individuati i giusti investimenti da sostenere con i fondi del Recovery Plan. Auspichiamo, inoltre, una scossa costruttiva anche nel panorama politico.
Il Paese ha bisogno di un movimento socialista vero, di un partito con esplicite insegne, costruito dal basso e con il concorso delle associazioni politiche esistenti, dalle componenti del lavoro e dal sindacato alle giovani generazioni, da una forte impronta etica, civile e morale, in grado di prendere le distanze dai comportamenti visti in questi ultimi tempi.
Prima di decidere a tavolino accordi generalizzati sulla base delle percentuali assegnate dai sondaggi a ciascun partito o movimento, occorre fissare le idee e le priorità su cui misurare le coesioni degli apparentamenti. Quando da più parti si stanno scoprendo e rivalutando le esperienze dei socialisti, socialdemocratici e laburisti, francamente sconcertano le ipotesi che, al contrario, tendono a sminuirle. Al riguardo, l'idea degli intergruppi parlamentari tra PD, M5S e LEU, nonché le proposte di estendere tali intese vagamente civiche anche alle elezioni amministrative, risultano a nostro avviso del tutto improvvide e senza prospettive.
Diversi invece appaiono i propositi dei dirigenti dell'attuale PSI, dopo le incomprensibili posizioni assunte sulla fiducia al governo Conte Ter, di coalizzarsi con +Europa, Azione, Italia Viva, purché (aggiungiamo noi) non si trasformino nell'ennesima mortificazione della cultura politica dei socialisti.
Il problema che non si vuole affrontare resta la ricostruzione di un partito del socialismo italiano, al pari di quelli esistenti, sia pure con alterne vicissitudini, in tutte le nazioni dell'Europa.
Per questo obbiettivo i socialisti dispersi in ogni schieramento, devono sollecitare un dibattito serio sulla sinistra italiana di nome ma non di fatto e sulla sua visione programmatica del futuro.
La prospettiva di un centro sinistra liberal-socialista e ambientalista, vista la già mal riuscita amalgama del PD, non può realizzarsi attraverso altri soggetti indistinti, ma attraverso il confronto e la mediazione governativa di forze politiche chiaramente identitarie.
Ai socialisti, ovunque collocati, non rimane che seguire con coraggio l'esortazione di Nenni: "fare quello che si deve e poi accada quel che può", ossia coordinarsi celermente e intraprendere le iniziative opportune verso l'obiettivo appena indicato.
Per le Comunità Socialiste della provincia di Cremona
Tommaso Anastasio – Sergio Denti – Virginio Venturelli