Rassegna della stampa correlata
Sondaggio sul futuro del socialismo. La “questione socialista” in Italia non è stata ancora sciolta
Socialiste e socialisti di varie sensibilità operano ancora con grande passione, spesso divisi, a volte uniti, all'ombra dei riflettori e con scarso riconoscimento da parte dei principali attori politici, che preferiscono l'ambiguità e la confusione ideologica all'ammettere che il socialismo riformista italiano ha avuto ragione storicamente e parla ancora le parole della modernità.
Vogliamo promuovere questo sondaggio tra tutte le socialiste e tutti i socialisti, sperando possa essere occasione di riflessione collettiva, inaugurando una grande fase di ascolto in questo momento storico e politico molto difficile.
Il sondaggio può essere compilato in forma anonima, i risultati saranno resi pubblici e discussi.
Carissimo/a
l'Associazione Socialista Liberale alla quale hai dato la tua adesione, propone un sondaggio, rivolto alla “Comunità Socialista”, con una serie di domande che aiuteranno a comprendere quale è l'idea del Socialismo che è nella coscienza dei nostri concittadini.
Ti ringrazio fin d'ora per il tuo contributo e quello di altre persone che tu avvicinerai inviando il link del sondaggio.
Un fraterno abbraccio
Oreste Pastorelli
Per partecipare al sondaggio clicca il link qui sotto
https://forms.gle/iyZtSKdPzEps3LQ48
Newsletter 3 del Circolo Fratelli Rosselli
Care amiche e cari amici della “Fondazione Circolo Fratelli Rosselli” vogliamo invitarvi ad alcune iniziative che vi possono interessare:
Vi segnaliamo che la Rivista è gratuita per coloro che effettuano l'iscrizione alla “Fondazione Circolo Fratelli Rosselli”; le modalità per l'iscrizione sono riportate di seguito. RINNOVO QUOTE SOCIALI. Per i soci:vi ricordiamo che è aperto il rinnovo della quota associativa per il 2023 della FONDAZIONE CIRCOLO ROSSELLI. La quota può essere pagata tramite bonifico o direttamente alla Segreteria della Fondazione Circolo Rosselli in Via degli Alfani 101r. Per pagamento tramite bonifico bancario: Fondazione Circolo Rosselli – Intesa Sanpaolo Iban: IT52P0306909606100000101268 Per il 2023 la quota associativa è così fissata: Socio giovane € 10,00 Socio ordinario € 50,00 Socio sostenitore € 100,00 Socio benemerito € 200,00 Chi volesse iscriversi alla Fondazione può presentare la domanda al nostro Comitato Direttivo, competente per l'approvazione, scaricando l'apposito modulo sul sito www.rosselli.org e successivamente versando la quota associativa con bonifico con le modalità sopra esposte. DESTINA IL 5x1000 DELLA TUA DICHIARAZIONE DEI REDDITI ALLA FONDAZIONE CIRCOLO ROSSELLI
Vi ringraziamo fin d'ora per il contributo che vorrete dare alla nostra attività.
Cordialmente,
Il Presidente, Valdo Spini Il Vicepresidente e Rappresentante Legale, Paolo Golini Il Tesoriere, Massimo Tarassi.
L'Italia che sta a casa, di Mauro del Bue
I dati che emergono con chiarezza dalle elezioni regionali di Lazio e Lombardia, e che si pongono in netta continuità col risultato delle politiche del 25 settembre, sono, da un lato, l'altissima astensione elettorale e dall'altro la forte avanzata della destra. Una riflessione sul primo punto. Già alle elezioni politiche il tasso di partecipazione al voto era stato non solo il più basso rispetto alle precedenti, ma l'Italia, che é sempre stato il Paese in cui si votava di più, é diventato il Paese in cui si vota meno. Il 63,9% dei votanti rispetto agli aventi diritto rappresentano la percentuale minore di quelle conseguite nei grandi Paesi europei. In Germania alle ultime politiche ha votato il 77%, in Francia il 73, nel Regno unito il 67 e in Spagna il 66. Alle regionali della Lombardia ha votato solo il 41% e a quelle del Lazio il 37. Si tratta di un'anomalia italiana, dunque. Non, come si é sostenuto più volte, di una percentuale tutto sommato omogenea con la tendenza di partecipazione al voto in Europa e in Occidente. Sarebbe troppo lungo andare alla ricerca dei motivi di questa disaffezione al voto. Ne indico due plausibili. In Italia si é formato un sistema politico, nel 1994, assolutamente diverso da quello tradizionale, fondato sull'identità storica, e abbastanza simile (con l'eccezione italiana di un grande Partito comunista) al panorama europeo. Il nuovo sistema politico, anti identitario e astorico, ha portato a un ulteriore frammentazione politica e a una crescente disaffezione alla vita dei partiti, con conseguente calo di qualità dei gruppi dirigenti e con un progressivo distacco dei cittadini che ormai si pongono al di sopra degli storici steccati di destra e sinistra votando a caso, sul candidato più attraente, sul partito che più é stato all'opposizione, su quello che ha fatto la proposta più stravagante e anche su quello che ha urlato di più. Vogliamo parlare di riforma del sistema politico, non per tornare a quello precedente ma per offrire all'elettorato un quadro di riferimento con connotati europei? Secondo punto. Dal 1994 ad oggi si sono succedute tre leggi elettorali, una prevalentemente maggioritaria, una proporzionale con premio di maggioranza alla prima coalizione, un'altra prevalentemente proporzionale ma con obbligo di coalizione. Alle regionali la legge é ovunque proporzionale, con sbarramenti diversi, elezione diretta del presidente ma senza ballottaggio e con le preferenze. Alle comunali la legge é proporzionale con le preferenze ed elezione diretta dei sindaci, ma a doppio turno. Alle europee la legge é proporzionale con sbarramento al 4% e con le preferenze. Ora ditemi voi se un elettore può comprendere che tipo di stato si intenda costruire attraverso questi meccanismi elettorali diversi e contraddittori. Non serve solo una riforma del sistema politico, serve una riforma per dare omogeneità e coerenza al sistema elettorale (non si capisce perché le preferenze produrrebbero corruzione solo alle politiche e non alle comunali, regionali ed europee). E da ultimo serve una riforma istituzionale e costituzionale. I modelli sono sostanzialmente due: quello presidenziale e semi presidenziale francese e quello tedesco. È bene precisare che i due sistemi sono logici e consequenziali e la legge elettorale é coerente con essi: maggioritaria a due turni la francese, proporzionale con sbarramento la tedesca. Non vorrei che in Italia si continuasse a pasticciare con norme e modelli tagliati a metà e favorevoli, ma solo presuntivamente, per chi li propone. Bisogna evitare che il caos attuale mini in profondità le regole della democrazia.
Che dire della vittoria della destra? Che era preventivata sia pure in misura minore. Che neppure un campo largo di centro-sinistra, che andasse dal Terzo polo ai Cinque stelle avrebbe potuto evitarla, che svolgere il referendum sul segretario del Pd in una fase elettorale non é stata una scelta azzeccata. Dall'altra parte il centro-destra non attenua, se non di poco, lo squilibro esistente tra Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia. Squilibrio potenzialmente in grado di divenire dissidio come nel caso dell'ultima dichiarazione filo putiniana di Berlusconi che in altra epoca avrebbe determinato una crisi di governo. Ma i tre partiti si devono essere messi d'accordo che il berlusconese non é l'italiano. Deve essere poi tradotto da Tajani, Ronzulli e Cattaneo. E acquista un significato opposto. Che dire del risultato del Psi? Nulla.
Mauro Del Bue - Nasce a Reggio Emilia nel 1951, laureato in Lettere e Filosofia all'Università di Bologna nel 1980, dal 1975 al 1993 é consigliere comunale di Reggio, nel 1977 é segretario provinciale del Psi, nel febbraio del 1987 è vice sindaco con le deleghe alla cultura e allo sport, e nel giugno dello stesso anno viene eletto deputato. Confermato con le elezioni del 1992, dal 1994 si dedica ad un'intensa attività editoriale (alla fine saranno una ventina i libri scritti). Nel 2005 viene nominato sottosegretario alle Infrastrutture per il Nuovo Psi nel governo Berlusconi. Nel 2006 viene rieletto deputato nel Nuovo PSI. Nel 2007 aderisce alla Costituente socialista nel centro-sinistra. Nel 2009 é assessore allo sport e poi all'ambiente nel comune di Reggio. Dal 2013 al 2022 dirige l'Avanti online.
Socialismo, democrazia e lavoro. Il ritorno di Critica Sociale
SOCIALISMO, DEMOCRAZIA E LAVORO
Il ritorno di critica sociale
La nuova serie della storica rivista fondata da Filippo Turati nel 1891
COORDINA
Massimiliano Amato
Condirettore Critica Sociale
SALUTI
Stefano Carluccio
Direttore responsabile
Giuseppe Sarno
Editore
INTRODUCE
Roberto Biscardini
Comitato editoriale
PARTECIPANO
Michele Achilli, Luciano Belli Paci Paolo Borioni, Mauro Broi Susanna Camusso, Nino Cartosio Marina Cattaneo, Aulo Chiesa Emanuel Conte, Luigi Corbani Federico Fornaro, Walter Galbusera Giorgio Goggi, Matteo Lo Presti Walter Marossi, Mario Mazzoleni
Maria Grazia Meriggi, Jacopo Perazzoli Ester Pungolino, Onorio Rosati, Giovanni Scirocco, Maria Sculli, Francesco Somaini, Ermanno Tritto Angelo Turco, Enrico Vizza.
Abbiamo bisogno di un'alternativa di sinistra alla destra e di un'alternativa socialista a questa sinistra, di Robero Biscardini
Se ripartissimo a valutare la situazione politica dal risultato delle elezioni del 25 settembre, si potrebbe trarre una semplicistica conclusione: la sconfitta della sinistra o del centrosinistra è dipesa soprattutto dall'incapacità del Pd e degli altri di capire che con quella legge elettorale (voluta per altro dallo stesso Pd, e che nessuno ha mai voluto negli anni veramente cambiare), bisognava stare tutti insieme. I conti sono semplici. La destra con 12.300.000 voti si aggiudica 235 deputati, il Pd più M5s divisi con 11.600.000 di voti se ne aggiudica 131.
Certamente un'alleanza anche con Azione e i suoi 2.186.000 voti avrebbe stravinto. Con un sistema sostanzialmente maggioritario una coalizione larga si sarebbe aggiudicata la maggioranza dei collegi uninominali e quindi la maggioranza del parlamento. Quindi, se le cose sono andate così è perché la destra sa unirsi, nonostante le proprie differenze e divisioni, la sinistra no. E anche questa volta, come nel 2008, nel Pd ha prevalso quel insieme tra “vocazione maggioritaria” e “meglio salvare il partito che salvare il Paese” che allora come oggi ci regala un governo degli “altri”. Allora un centrodestra a trazione Berlusconi, oggi, mille volte più grave, una destra a trazione Fratelli d'Italia.
La sintesi a sinistra è chiara. Il Pd non può vantare più alcuna egemonia a sinistra e sul resto di una coalizione in disfacimento. E non è più il punto riferimento per costruire alleanze stabili con quelli che a sinistra; piaccia o non piaccia, hanno giocato un ruolo autonomo dal M5s a UP. Anzi, il Pd con un risultato elettorale sicuramente inferiore al tanto vantato e sbandierato 19% (sotto quel simbolo correvano tante altre formazioni da Art1, al Psi, a Demos e altri che almeno il 2 o 3% hanno portato in dote) oggi è costretto all'umiliazione del sorpasso del partito di Conte.
Sul piano politico si apre la partita vera. Quale sinistra si potrà ricostruire, non solo per poter affrontare le prossime scadenze elettorali, a partire dalle prossime regionali, ma per rappresentare agli occhi del paese e del mondo intero una vera alternativa alla destra.
Un aiuto potrebbe venire dal confronto che si è aperto all'interno dei vari partiti. Un dibattito che è solo agli inizi, ma che è destinato a crescere se si vorrà fare i conti con due questioni di fondo. La crisi di sistema dovuta in primo luogo all'incapacità della politica di affrontare con coraggio la crisi istituzionale che da anni ha messo in sofferenza la nostra democrazia. A Roma come negli enti locali. Nella società come nel mondo della comunicazione.
La seconda, la grande anomalia italiana che da trent'anni almeno attraversa la sinistra. Quando ha scelto di stare sul terreno della destra. Sul terreno del conservatorismo e delle politiche neoliberali. Che per il Pd ha significato qualcosa di molto peggio. Non solo di diventare il partito dell'establishment, anziché il partito del lavoro e di chi ha più bisogno, ma anche il partito che a sinistra ha impedito e bloccato una vera politica di riforme radicali, rinunciando qualsiasi vero cambiamento.
Questioni di fondo che il bipolarismo, fatto proprio dalle forze che hanno poi dato vita al Pd, non solo non ha affrontato, ma ha anche consentito al sistema di perdere via via la distinzione tra destra e sinistra.
Quindi, come se ne esce da una situazione in cui il Pd è ad oggi un partito conservatore, e l'altra forze che lo incalza sul piano dei numeri, l M5s, non può mettere in campo un'identità sicura, nè un forte radicamento sociale?
Occorre un'alternativa di sinistra alla destra, ma occorre anche un'alternativa socialista a questa sinistra. Perché sia credibile e moderna. Occorre far prevalere il bisogno di un'alternativa socialista, nel solco delle migliori tradizioni socialiste e socialdemocratiche italiane e internazionali. Come necessità del mondo del lavoro e dei cittadini che hanno rivendicano condizioni di vita migliori. Una sinistra che si alimenta contemporaneamente dal basso, dal bisogno delle persone di scendere in campo, libere da ogni condizionamento, per stare dalla parte della pace in alternativa alla guerra, della giustizia sociale in alternativa allo sfruttamento del lavoro e alle basi salari e dalla parte di un'economa non liberista in alternativa alla sola logica del capitale. E dall'altro si alimenti dalla consapevolezza di quelle classi dirigenti che si rendono conto che così non c'è futuro. Stando fermi si consegna il paese alla destra peggiore sul piano dei diritti e alla destra più aggressiva sul piano economico.
Una cosa da fare in fretta per evitare che dopo gli insuccessi recenti, tutti scappino nelle direzioni più sbagliate.
Robero Biscardini, architetto, docente universitario, si è dedicato in modo particolare alla progettazione macrourbanistica con particolare riferimento alle politiche territoriali e al riequilibrio economico nord-sud. Iscritto al PSI nel 1974 ha ricoperto fino al 1993 incarichi negli organismi provinciali, regionali e nazionali del partito. Ha contribuito nel 1994 alla nascita del partito Socialisti Italiani - SI e nel 1999 alla nascita del partito Socialisti Democratici Italiani - SDI di cui è stato membro del Comitato esecutivo nazionale. È stato Segretario regionale lombardo prima del PSI e poi dello SDI dal 1992 al 2004, poi Segretario provinciale del PSI, nato con la costituente del 2008, fino al 2011. È stato contemporaneamente membro della Segreteria nazionale dello SDI e poi del PSI dal 2006 al 2013 quando si è dimesso in contrasto con le decisioni della maggioranza della Segreteria di Riccardo Nencini che decise di non presentarsi con una lista autonoma alle elezioni politiche dello stesso anno. Dal 2008 al 2013 è stato responsabile nazionale del programma del PSI. Nel 2017 abbandona il PSI e costituisce il movimento politico Socialisti in Movimento dopo avere dato vita al Comitato Socialista per il NO alla riforma costituzionale proposta dal Governo Renzi. Nel 2021 dà vita insieme ad altri all'Associazione Socialisti di Milano con l'obiettivo di unire i socialisti e presentare liste autonome alle elezioni amministrative. Entra in Consiglio regionale della Lombardia nel 1983 ricoprendo la carica di Presidente della Commissione Istruzione e Cultura. Primo dei non eletti alle elezioni regionali del 1985 rientra in consiglio nel 1989, carica che manterrà fino al 2004. Dal 1989 al 1992 è Assessore ai Trasporti e alla Mobilità e dal 1994 al 1995 è Assessore ai Lavori Pubblici ed Edilizia residenziale. Nel 1995 è rieletto in regionale, in rappresentanza dei Socialisti Italiani, nella lista del Patto dei Democratici e nel 2000 nella lista dei Socialisti Democratici Italiani. Tra i diversi incarichi, è stato membro dal 2001 al 2004 dell'Ufficio di Presidenza della Commissione per la Riforma dello Statuto regionale. Si dimette dal Consiglio regionale della Lombardia nel 2004 a seguito della nomina di Senatore della Repubblica subentrando alle dimissioni.
Forum lettori
Primarie Dem e questione socialista
Gentile direttore, partecipare alle primarie di un partito appartenente alla sinistra mi sembra un dovere per testimoniare che non solo i simpatizzanti della destra vogliono e sanno votare. Astenersi nella precedente chiamata alle urne poteva essere un atto di protesta che, ahimè, non ha sortito alcun effetto, anzi si è data partita vinta all'allora minoranza. Un 20 per cento circa di aventi diritto al voto guida ora la nostra nazione in cerca di un auspicato equilibrio tra le varie parti sociali. Non sarà loro facile, quindi sembra ormai non più rimandabile un riunirsi delle parti che hanno cercato nel tempo di essere rispettosi di certe idee fondamentali e di valori che hanno portato alla libertà e alla democrazia. Non è necessario essere inquadrati in un determinato schieramento. Come si è constatato dissidi interni possono allontanare da programmi formulati insieme, così come la certezza di possedere a differenza dei colleghi la “verità”. Nel cercare di sanare un clima certamente non sereno si perdono di vista le priorità che stanno alla base di un bel sentire. Riflettendo, si deve dare fiducia a chi tra i tanti ha saputo già distinguersi per l'appoggio e l'aiuto ai cittadini della sua regione, comportamento più che apprezzato in netto contrasto con altri di pari livello. Propositi e grinta dimostrati anche da chi sta cercando di muoversi in tal senso, pur se con meno esperienza e militanza. Fiducia anche a chi nel tempo non ha perso seguaci simpatizzanti grazie alla propria serietà e coerenza. Chi è in lizza ha già lo sguardo rivolto alle necessità del nostro Paese, partendo dalle priorità di una sanità pubblica che si rispetti, contratti per i lavori dipendenti e agevolazioni per chi questo lavoro lo deve offrire e mantenere, trasporti e ferrovie per chi deve affrontare ogni mattina il dramma di essere pendolare, la scuola bistrattata con insegnanti impossibilitati ad esprimere le proprie idee e studenti che devono subire risse e attacchi dai più prepotenti, tralasciando la seconda e da me più sentita definizione. Il mondo del fare che vuol partire subito, senza attendere per sperare in future prossime rielezioni. Il popolo deve sapere su chi poter contare, essere difeso a ragione, vedere in prima linea chi vuol ottenere giustizia per offrire una realtà migliore. Andrò a votare, caro direttore, per non dovermi rimproverare di mettere la testa sotto la sabbia e auspicare che la politica torni a correre su binari scorrevoli, permettendo alla locomotiva trainante di fermarsi alle fermate del bisogno comune.
Clara Rossini, Cremona.
Buon pomeriggio, caro direttore. Sono felice perché...
Buon pomeriggio, caro direttore. Sono felice perché ho trovato il gazebo dove andare a votare per le primarie del PD domenica. Voterò Bonaccini e ho convinto molti amici a farlo. Ho seguito una sua conferenza e mi è molto piaciuto sembrava mi leggesse nel pensiero: riforme, salute pubblica, scuola, rincari e soprattutto le sue visite sul territorio. Speriamo lo lascino lavorare e finalmente nel partito prevalgano le logiche civiche e la volontà di perseguire il bene del Paese. Mi dà fiducia e spero infonda speranza negli astensionisti perché oggi sono la spina nel fianco della democrazia. Come stai, coraggio e forza d'animo sei il punto di riferimento della memoria storica della sinistra locale.
Caterina Lozza, 24 febbraio 2023, Vicenza
Riscontro e riflessioni
Diciamo che, con la ventesima edizione della rubrica (che in corso d'opera abbiamo un po' rimodulato nel suo editing e, forse, nella sua mission), ci stiamo prendendo un po' la mano. Con la transizione da un format, vistosamente ammiccante ad una “fruizione” militante, ad un contenitore sempre di campo, ma ispirato sempre più ad una funzione di informazione organica e dettagliata di ciò che “bolle in pentola” nei segmenti dell'ampio universo della testimonianza (latu sensu) socialista.
Pensiamo faccia comodo a chi vuole restare informato del confronto cartaceo in atto nelle associazioni che, come abbiamo anticipato, sono figlie della “diaspora” o si sono costituite sulla spinta del desiderio di non considerare delisted anche il solo diritto di analisi, di confronto, di tribuna (si sarebbe detto un tempo) attorno alle ragioni (che consideriamo permanenti) del socialismo, disporre di un quadro dei fermenti teorici e delle iniziative di testimonianza.
La testata cremonese del socialismo riformista diventa strumento di raccordo e di confronto per la variegata realtà della sinistra.
Da ultimo, due lettrici e abituali interlocutrici fanno, in questo numero, outing e esternano il proposito di recarsi, domenica, al gazebo dem, per partecipare alle primarie.
Ci siamo informati circa la procedura (Alle primarie possono votare tutti i cittadini che si dichiarano elettori e sostenitori del Partito Democratico, sottoscrivendo un'apposita dichiarazione e versando un contributo di 2 euro per le spese organizzative. Ogni elettore deve recarsi al seggio indicato per il proprio Comune di residenza, oppure nel proprio quartiere di riferimento nelle città di Cremona e Crema, con un documento di identità valido e la tessera elettorale).
Diociguardi dalla tentazione di imbarcarci in qualche malaugurata transizione alla militanza (che comunque non è un disvalore, sia chiaro). Ci siamo vaccinati da quando abbiamo rifiutato trent'anni fa il dilemma (che altri socialisti, invece, hanno percepito come ineludibile) di reinventarci una mission militante (negli scenari passati dal nuovo convento della seconda repubblica).
Ma siamo ben consapevoli del deragliamento in atto. Di cui l'assenteismo alle urne è, non l'unico, ma il principale segnalatore in negativo.
Un'inversione di tendenza, sia pure solo in casa dem, sarebbe forse un fatto nuovo edificante.
Per questa ragione, non ci sottrarremo a questa opportunità. Come Clara e Caterina.
D'altro lato, sia pure come esterni, non abbiamo mai declinato le edizioni precedenti.