Riprende, in un contesto politico generale, se fosse possibile, peggiorato e da poco probabili chances di resilienza, la nostra testimonianza; che è votata, nelle condizioni date, minimalmente a preservare le fonti. Le fonti dell'approfondimento dell'analisi e della focalizzazione di un dibattito, che, pur mancando di meccanismi di raccordo, non è venuto a mancare. Almeno in quello che è l'ambito della cultura politica socialista.
Ne è prova, come si deduce dai contributi editoriali che replichiamo sulla nostra testata a beneficio dei nostri lettori, la significativa e diffusa qualità dell'analisi.
Che resta proiettata al tentativo di armonizzazione e di convergenza. Magari solo nell'auspicio di un risultato intermedio di pervenire ad una inversione della tendenza che ha prima marginalizzato e poi sottratto dal radar la teoria socialista.
Con il che non ci riferiamo alla sua forma organizzata e militante.
In tal senso ci sia consentita una digressione. Patroclo chiede ad Achille di lasciarlo andare “dammi sepoltura al più presto, che io passi le porte dell'Ade” Patroclo è morto e non ritornerà. I sopravvissuti devono imparare il distacco. Interiorizzare la perdita come momento di trasformazione di sé. Tanto per dire che la nostra sollecitudine non è guidata dall'ansia di ripristinare alcuna “ditta”.
C'è chi spera (come traspare in riflessioni di alcuni lettori) che l'albero dell'idealismo e della comunità identitaria e militante possa dare ancora frutti. Insomma, un ottimismo della speranza per una rinascita.
Che, a parere di chi scrive, non ha alcuna probabilità di affermarsi nella versione praticata dalla “nomenklatura”, abbarbicata alla continuità di meccanismi inerziali della politica tradizionale, che non sono (in particolare per le disperse e quasi azzerate riserve socialiste) più di questo mondo.
Discorso diverso, come dimostrano i contributi di Spini e di Del Bue (e dei loro retroterra associativi ed editoriali), si pone se la resilienza viene proiettata lungo la rivisitazione della storia non caduca (e meritevole di riproposizione) in vista di una sorta di renew socialismo.
Un generoso sforzo che, però, non può prescindere da una severa anamnesi dello stato del pensiero politico generale ed, in particolare, del quasi generalizzato default del pensiero progressista, come si definiva un tempo.
Manca, infatti, drammaticamente una visione dei contesti attuali suscettibile di avviare una sistemazione teorica strutturata del pregresso pensiero socialista, in qualche misura delisted dai cambiamenti indotti prima dal parziale esaurimento del welfare state (dalla culla alla tomba) e, poi, dal fallimento dell'aspettativa della globalizzazione. i cui effetti di crescita generalizzata avrebbero spalmato le maggiori risorse anche sulla giustizia retributiva.
Riavvolgere la pellicola di questa non sempre opinata transizione della teoria socialdemocratica nei meandri della lectio facilior dell'idealismo liquido non appare impegno sostenibile, alla luce della complessità di fornire un progetto di trasformazione della società.
Sicuramente appare di sicura criticità l'accrocco sulle teorie neoanticapitaliste, lumeggiate variamente nei contesti di una sinistra che pensa di ricollocare i propri perni nel recupero concorrenziale ai testimoni delle suggestioni populiste.
Non si arriva (come fanno alcuni players delle primarie del PD) a ripristinare la suggestione della statalizzazione dei beni di produzione; ma si fa sempre più strada, attraverso la sponsorizzazione di teorie della giustizia sociale, del tutto avulse dalle compatibilità del modello economico e dalla tenuta della spesa pubblica, l'approdo alla sponda del massimalismo.
In cui non c'è traccia alcuna né di un'ineludibile politica concertazione dei redditi né di un bilanciamento dei doveri e dei diritti né, ancora, di un forte, convinto ancoraggio al binomio merito-bisogno
Tutto quanto si muove in direzione di armonizzazione e convergenza per la messa a punto di un progetto/offerta lib lab è benvenuto. A condizione che ci sia un sentiment inclusivo e che si ritorni, tanto per esemplificare, allo spirito della convention di Bertinoro del 2007. Sarebbe un servizio di resilienza offerto non già alle aspettative dell'ormai irrilevante PSI, bensì a tutta la sinistra italiana e, si osa, europea. La guide-line non può che essere il ritorno Al riformismo di Giustizia e Libertà e allo spirito della “Comunità” Olivettiana.
Non ci manca la consapevolezza del valore della sfida. Questa riflessione, diciamolo, è un po' una telefonata alla casa (intesa come deposito di storia e di idealità tuttora valide) socialista.
Eco-Rassegna della stampa correlata
Riconciliare il nostro popolo col riformismo socialista
L'Avanti!, il giornale del Psi, un nome ispirato al quotidiano della socialdemocrazia tedesca, Vorwarts, è il più antico giornale di partito italiano. Ha attraversato la storia d'Italia dall'Ottocento al Novecento, conoscendo due guerre mondiali, l'avvento del regime fascista, la soppressione della libertà di stampa, l'emigrazione politica, la clandestinità nella Resistenza, la battaglia per la Repubblica e la Costituzione, vivendo poi, sia periodi di opposizione che di partecipazione del Psi al governo della nostra Nazione. Vi sono stati periodi nella storia socialista in cui il direttore dell'Avanti! esercitava una funzione ancora più importante di quella del segretario del partito, proprio perché il giornale era lo strumento di comunicazione politica più importante nel movimento socialista.
Un quotidiano di partito, quindi quando i quotidiani di partito e l'Avanti! da più tempo di tutti, rappresentavano il veicolo di comunicazione e l'espressione esterna di quello che potremmo chiamare il “partito-comunità”, cioè quell'insieme solidale di uomini e di donne che si riconoscevano come appartenenti ad un insieme comune di principi e di valori, che si proponevano di ispirare ad essi i loro programmi, non solo, ma i loro stessi stili di vita. Quando i “partiti-comunità” sono venuti meno, è entrata in crisi la funzione dei quotidiani di partito. Questo è stato l'effetto di mutamenti strutturali, economici e sociali, nella tecnologia e nei sistemi di comunicazione che hanno profondamente modificato l'associazionismo politico. Il problema è che a questi mutamenti strutturali oggettivi si è aggiunto troppo spesso una sorta di compiacimento nel sentirsi liberi dai vincoli delle forme comunitarie del far politica, senza preoccuparsi dei vuoti che si aprivano e dei meccanismi controbilancianti che occorreva creare nei confronti delle forme di utilizzazione della politica a fini personali.
Ne è seguito un processo di destrutturazione della politica stessa che ha avuto conseguenze anche dal punto di vista etico- morale. Nei partiti -comunità si esercitava una sorta di autocontrollo sociale sul comportamento dei dirigenti e dei militanti, la mancanza del quale ha costituito quel fenomeno strutturale su cui sono innestati quegli inaccettabili fenomeni di deviazione etica che stiamo registrando a Bruxelles e a Strasburgo.
La crisi dei partiti della prima repubblica è stata particolarmente radicale per i socialisti italiani, sia per la vicenda drammatica di tangentopoli, sia per la venuta meno, per effetto dell'avvento del maggioritario, della rendita di posizione al centro del sistema politico che detenevano. Al resto ha provveduto quella che gli stessi artefici hanno definito come la “fusione a freddo” tra postcomunisti e post-democristiani di sinistra, fino ad arrivare a determinare l'attuale situazione di assenza di rappresentanti socialisti o laburisti dal Parlamento italiano. È nostra convinzione che una presenza politica socialista, nelle varie forme in cui avrebbe potuto svolgersi, avrebbe “riscaldato” questa fusione a freddo con lo spirito dialettico e pluralista, con la spiccata attenzione per il concreto del riformismo, che ha sempre qualificato l'area politica e culturale socialista italiana.
Ed ecco allora una funzione per la gloriosa testata dell'Avanti! nelle forme che saranno possibili nell'odierna situazione. L'Avanti! può rappresentare quello strumento di comunicazione interna e di espressione esterna di un'area politico culturale altrimenti dispersa e disarticolata che ci si ripropone di ricongiungere nel dibattito sulle idee e sui programmi.
Il socialismo – è una delle definizioni di Pietro Nenni – è “portare avanti quelli che sono nati indietro”, nella Giustizia e nella Libertà – aggiungiamo noi – richiamando Carlo Rosselli, suo compagno nella redazione del settimanale “Il quarto Stato.”
Il compito di costituire, nella riforma della politica, un grande movimento del socialismo in Italia, in stretto collegamento con quello europeo ed internazionale, deve far ritrovare insieme tutti i socialisti.
L'area politica e culturale socialista ha dei tratti peculiari, che non sono propri solo degli appartenenti a quest'area e che sono in realtà presenti anche nelle aree politico-culturali affini, ma che fanno parte della nostra tradizione e costituiscono il nostro DNA. Il primato dei programmi rispetto alle appartenenze, il riformismo nelle istituzioni, il riformismo nell'economia, nel welfare e nella sanità, nell'ambiente.
Riconciliare il nostro popolo col riformismo socialista, risvegliare quell'area di più di un terzo delle nostre cittadine e dei nostri cittadini che non va a votare. Ecco il nostro compito nella situazione politica attuale. Cui si aggiunge in questo drammatico momento la questione morale, tanto più grave in quanto colpisce all'interno delle fila di chi è oggi in Italia all'opposizione e si propone di riguadagnare la fiducia delle cittadine e dei cittadini per ritornare in maggioranza.
Parlamento, Socialismo, Europa, ecco le tre parole che sono messe in causa nell'opinione pubblica per colpa dei comportamenti aberranti di determinate personalità a Bruxelles e a Strasburgo. Per difendere questi tre grandi punti di riferimento non bastano le condanne verbali: occorrono certo regole più stringenti ed efficaci, ma anche queste non bastano se non affermiamo una nuova coscienza nell'associazionismo politico, nelle sue forme e nella sua vita di tutti i giorni, nelle donne e negli uomini che vi partecipano.
La riforma della politica, l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione, deve costruire uno dei punti prioritari e mobilitanti del riformismo socialista.
Non vogliamo ignorare d'altro canto quanto avviene in questo momento politico intorno a noi, in particolare il congresso del PD, che è appena iniziato. Sono personalmente convinto che un rassemblement dei socialisti italiani, se lo sapremo condurre avanti, potrà avere un effetto anche nel dibattito interno al Pd.
Nel Pd ci si sente stanchi delle correnti ma al posto delle correnti non può starci il nulla: occorre far vivere le radici. E noi siamo una di quelle radici ideali e politiche.
La parola Avanti! non ha bisogno di interpretazioni. È l'esatto contrario dello stare fermi nell'immobilismo o di rivolgere la testa prevalentemente al passato. Ed è con questo spirito che dobbiamo svolgere la nostra manifestazione per il 126º anniversario dell'Avanti!
Valdo Spini.
Il contributo di Valdo Spini è stato tratto dagli atti del Convegno "Avanti! Celebrazioni del 126º anniversario", registrato a Roma martedì 20 dicembre 2022. Tali atti sono consultabili in https://www.radioradicale.it/scheda/685941/avanti-celebrazioni-del-126o-anniversario.
L'iniziativa
Lunedì 9 gennaio 2023, alle ore 16.30, "Socialismo, laburismo, socialismo liberale. A 130 anni della nascita del Psi".
Il 25 dicembre del 1896
I miei auguri sono collegati al 25 dicembre del 1896 quando uscì il primo numero dell'Avanti diretto da Leonida Bissolati. Era atteso da un intero popolo socialista. Dieci anni prima era nata La Giustizia diretta da Camillo Prampolini, settimanale che dal 1904 divenne quotidiano diretto da Giovanni Zibordi, mentre l'edizione domenicale continuerà ad essere diretta da Prampolini. Quest'ultimo giornale risorgerà e con esso i valori essenziali di un socialismo umanitario e liberale.
Socialismo liberale, socialismo democratico, liberismo
Si usano spesso questi termini senza quasi mai approfondirne senso e attualità. Al socialismo liberale si affidano sostanzialmente due significati, tra loro connessi anche se non necessariamente identici. Il primo si rifà direttamente al libro di Carlo Rosselli, scritto nel confino di Lipari tra il 1928 e il 1929, e pubblicato nell'esilio di Parigi nel 1930. Rosselli intendeva conciliare anche teoricamente il socialismo con la libertà individuale individuando direttamente in Marx la mancanza di una teoria liberale dello stato socialista. La contestazione del marxismo (e non solo del leninismo) gli costò anche una polemica pubblica (potremmo anche dire “una sconfessione”) da parte di un alto dirigente riformista come Claudio Treves. Anche se non fu certo il primo teorico del revisionismo marxista (ricordiamo i casi, da destra, di Eduard Bernstein e in Italia di Ivanoe Bonomi e da sinistra di Sorel a cui si ispirò il sindacalismo rivoluzionario in Italia e del leninismo che contraddiceva col marxismo ortodosso di Kautski sui tempi della rivoluzione) Rosselli fu certamente il primo, in parte pur senza far mai professione di socialismo potremmo citare Piero Gobetti e la sua Rivoluzione liberale, a sistemare e fondere insieme socialismo e liberalismo, ruolo dello stato e permanenza del pluralismo e del mercato. Questi due temi, la mancanza di una teoria marxista dello stato e lo stretto rapporto tra pluralismo politico e pluralismo economico, sono stati al centro di due pubblicazioni di Mondoperaio, centro culturale socialista che metteva insieme i migliori intellettuali di sinistra non comunista, alla fine degli anni settanta. Un'altra fase, a questa strettamente connessa, ma di sapore più prettamente politico, fu il cosiddetto lib-lab che il Psi volle mettere in moto alla fine degli anni ottanta, primi novanta, e che intendeva, da un lato, correggere la sua stessa identità e dall'altro buttare giù il muro delle separazioni tra socialisti e liberali. Se il socialismo é un liberalismo a sfondo sociale allora il liberalismo senza equità é una scatola vuota mentre il socialismo senza liberalismo altro non é che autoritarismo. Questo discorso andava anche oltre il socialismo democratico di stampo europeo, oltretutto alle prese coi grandi problemi di un welfare classico sostenuto interamente dallo stato. Questo metteva in discussione il rapporto tra pubblico e privato nell'economia e anche nei servizi. Entrambi potevano e dovevano collaborare per costruire un assetto più equo. Cos'altro fu il discorso di Martelli sull'alleanza del merito col bisogno? In questo contesto si é collocato anche il dialogo coi cattolici sulla scuola e la proposta di fornire a tutti gli studenti un bonus, calcolato sulla spesa media per alunno nella scuola pubblica, da poter spendere anche nelle private, perché queste ultime potessero essere frequentate anche dai figli delle famiglie meno abbienti. Senza separazioni, senza veti ideologici. Il socialismo liberale del Psi, poi fatto proprio sostanzialmente anche da Tony Blair, pare oggi superato da nuovi integralismi e avventurosi radicalismi. A mio avviso esso invece rimane di un'attualità bruciante. Lo statalismo é invece assolutamente invecchiato e anche pericoloso. Le nuove sfide imposte dalla globalizzazione, dalla pandemia e dalle conseguenze della guerra in Ucraina, impongono sempre più una stretta collaborazione tra stato e mercato, la valorizzazione del merito e la soddisfazione del bisogno (sono rinate vecchie povertà rispetto alle due Rimini del 1982 e del 1990, quando si consideravano le nuove), mentre é dappertutto scomparsa nel mondo occidentale sia l'economia statalista sia quella liberista. La sanità, la scuola, persino la previdenza hanno cessato di essere esclusivamente pubbliche e lo stato deve mantenere su di esse il governo. Convenzioni, agevolazioni, sussidi devono essere orientati da un lato a una minor spesa pubblica e dall'altro a garantire la qualità dei servizi. In questo intreccio oggi necessario tramonta il mito liberista che vaticinava l'assoluta separazione tra stato ed economia. Se pensiamo agli interventi statali post pandemici per rilanciare l'economia, a debito buono come direbbe Mario Draghi, volta a finanziare gli investimenti, ad esempio in Italia nel settore edilizio, franano tutte le suggestioni neo liberiste e i nefasti patti di stabilità che confondevano spesa produttiva e improduttiva. Se pensiamo al pride cap sul gas che prescinde dal mercato di Amsterdam sull'energia o ai 200 miliardi di Scholz stanziati per le bollette tedesche, non possiamo che concludere che oggi stato e mercato non possono che stare insieme. Discutibile invece il ripiegamento nazionalista e la tendenza a ignorare la solidarietà europea, che la socialdemocrazia tedesca ha assunto al proposito e che fa rimpiangere il comportamento tenuto da Angela Merkel. Anche per questo reagisco sempre quando si confonde liberalismo con liberismo. Il socialismo liberale o liberalismo sociale é una ricetta non solo attualissima ma in fondo praticata, bene o male questo é discutibile (malissimo in Italia su talune privatizzazioni sotto costo), lo statalismo socialdemocratico ancien regime é non solo fuori fase per l'insostenibile incidenza dei suoi costi, scaricati sul debito pubblico di ogni paese, ma iniquo, perché toglie ai privati la possibilità di potersi mostrare utili a fini sociali. Il liberismo é morto e sepolto. E come tutti i defunti non deve far paura a nessuno. Mentre il socialismo liberale gode ancora di buona salute. Mancano solo interpreti adeguati.
→ Fonte.
L'Eco-Forum dei lettori
L'augurio della Comunità socialista territoriale
Alla fine di un anno, dal punto di vista politico assai deludente, faccio gli auguri a tutti di Buon Natale ed un più soddisfacente anno 2023. Perché il futuro della società possa essere socialmente più giusto, Carlo Rosselli già nel 1930, ammoniva i socialisti dicendo loro:
- di non adagiarsi su posizione meramente tattiche, ma di studiare e meditare la storia italiana lontana e vicina,
- che il socialismo è in primo luogo rivoluzione morale, e in secondo luogo trasformazione materiale,
- che, come tale, si attua sin da oggi nelle coscienze dei migliori, senza bisogno di aspettare il sole dell'avvenire,
- che il socialismo non si decreta dall'alto, ma si costruisce tutti i giorni dal basso, nelle coscienze, nei sindacati, nella cultura,
- che ha bisogno di idee poche e chiare, di gente nuova, di amore ai problemi concreti,
- che il nuovo movimento socialista italiano non dovrà esser frutto di appiccicature di partiti e partitelli ormai sepolti, ma organismo nuovo dai piedi al capo, sintesi federativa di tutte le forze che si battono per la causa della libertà e del lavoro.
Come non vedere l'attualità di tali principi ancora ai giorni nostri.
A presto.
Virginio Venturelli – Coordinatore e Portavoce della Comunità Socialista Territoriale.
Che bella parola: SOCIALISMO!
Gentile direttore, devo ringraziarla per aver proposto e continuato a proporre gli eventi di un passato ricco di valori, di ideali, di bella gente che per difenderli combattevano e mettevano in pericolo la propria vita. Il socialismo era il peggior nemico di una assurda dittatura ma anche la speranza che si potesse iniziare una vita dove tutti avessero gli stessi doveri, supportati dagli stessi diritti. Nel periodo precedente si era costretti a prendere la tessera dell'unico partito riconosciuto, ora chi alimentava la speranza di una diversa realtà si iscrive al partito per sostenere chi si adopera per il bene comune. Si diceva che tutti erano socialisti, eppure qualcosa non ha funzionato. Siamo rimasti in pochi a desiderare una rinascita, tanto tempo perso senza riuscire a difendere il nostro sentire e il nostro ben operare. I dìis: chi ‘l è tròp bòon ‘l è cuiòon… così altri senza pudore, allargandosi, si sono appropriati del pensiero della gente comune per inculcare nuove esigenze e spaziare verso altri egoistici orizzonti.
Naturalmente chi non ha dimenticato è rimasto fedele, non poteva fare altrimenti perché, quando si crede e si vive consapevolmente un modo di essere, si auspica che qualcosa avvenga per tornare ad una società migliore. Ricerca negli altri compagni una via per tornare a ritrovarsi in tanti, si rinnova tutti gli anni la tessera…ma tutto rimane come prima. Gli anni passano, ci si ritrova a chiedersi che valore abbia rinnovarla se ci si accorge che è solo per rispettare la propria coerenza ma senza vedere alcun cenno di rinascita tutto attorno o più su. Io credo che ci si debba rinnovare, offrendo ai giovani un approfondimento della storia che li ha preceduti. Allargare la base, rilanciare le aspettative che da troppo tempo non si sono realizzate, spegnendo il desiderio di rinnovare un impegno quando la voce non riesce a farsi ascoltare. Le delusioni penalizzano; quindi intestardirsi nel limitare alle solite riunioni vuol dire restare fermi al palo.
Tanto di cappello sia a chi si dedica con passione al proprio lavoro storico culturale, sia a chi organizza incontri per confrontarsi, capirsi, aiutarsi per stabilire altri contatti, rinascere. Ognuno può credere nell'idea che lo ha sospinto a tenere accesa nel cuore la convinzione di poter migliorare la vita di tanti, la comprensione tra i vari ceti sociali per cancellare ogni diseguaglianza, vivere in armonia e…(sperando che non si riveli solo un' utopia )
Caro direttore, probabilmente avrò già accennato ad un compito in classe svolto in terza superiore dove nel discorso affermavo, così en passant perché ritenuta un'affermazione scontata, che ognuno di noi dovrebbe vantare gli stessi doveri, ma soprattutto gli stessi diritti. Valutazione prof. 5 e 1/2 , mai meritata prima di allora. Motivazione: hai espresso idee socialiste. In casa mia non si parlava di politica, mio padre era già morto da una dozzina di anni oltretutto quel mio pensiero scaturiva non solo dal suo buon esempio, ma dalla dottrina cristiana, dal parlare e dall'agire di mia madre che la praticava.
Amare il tuo prossimo : rivolgere il fucile contro un albero e non al cuore di un nemico come te incolpevole di trovarsi a quindici anni in trincea, dividere una torta avuta in dono con tutti i bambini del vicinato, aiutare il più debole …pur se indisponente …Tanti insegnamenti maturati in tempi difficili, in tempi in cui i valori di giustizia e democrazia venivano sostenuti e seguiti principalmente da un partito: il socialismo.
Uniti dal desiderio di libertà non furono apprezzati da chi non voleva accordarla. La conseguenza determinò uccisioni, delitti, profonde ingiustizie che misero in luce bellissime figure, i nostri martiri non più tanto sconosciuti, ricordati per aver facilitato la strada verso cui la gente, il popolo desiderava: libertà e democrazia!
Sto scrivendo di gente, di popolo, di brave persone che nella vita col lavoro e l'assoluta onesta' si sentivano rappresentate dal partito socialista.
Che bella parola: SOCIALISMO!
Pronunciarla si mette il cuore in pace! Naturalmente le idee devono trovare una loro strada per affermarsi, così si deve portarle avanti con convinzione, partecipare ad assemblee, battaglie sindacali, libere votazioni. Ma il destino è imprevedibile, purtroppo. Non è facile governare senza commettere errori. Chi li commette però ha la grande colpa di trascinare nel fango coloro che hanno riposto in lui tanta fiducia. Una volta colpiti nell'onore , si tarda ad alzare la testa, a urlare al mondo che i più non possono essere accomunati a chi non ha ben agito e, pur non avendo commesso il fatto, si subisce la maldicenza, la cattiveria altrui.
E si continua così, con guide al paese più o meno limpide, ma alcuno le accomuna a tutto il loro seguito. D'accordo. I tempi cambiano e non si è più severi nemmeno con se stessi. Tuttavia si è volutamente fatto apparire la dicitura SOCIALISMO nello scandalo scoppiato presso il Parlamento Europeo. Non lo si può tollerare. Solamente il fatto che nell'immediatezza qualsiasi altro partito non abbia colto la palla al balzo per puntare ancor più il dito, si può ipotizzare che altri siano in attesa di nuovi risultati, di ricerche più approfondite. Temo il risultato di queste ricerche perché è in pericolo la forza democratica dell'intera Europa. Il Dio denaro offusca la mente e non ha importanza di chi si sia impossessato. Italiano, greco, spagnolo o belga o che sia. Tutto può essere, ma cancellate la dicitura SOCIALISMO, perché chi dice di seguire questa corrente non proviene certamente dalle file che lo hanno onorato. Stavolta si devono raddrizzare le spalle, guardare negli occhi chi trova comodo addossare ad altri i misfatti altrui, specialmente se opera di singoli arraffoni che mettono a rischio i paesi democratici europei, affidandoli nelle mani di nazioni islamiche, attualmente imputate di voler allungare ovunque le loro lunghe ricche braccia, ricche di petrolio o similari, ma non di storia, di cultura, di progresso, di umanità.
Un abbraccio.
Clara Rossini, Cremona, 24 dicembre 2022.
Risalire questa china sarà ancora più difficile
Per quanto attiene al PSI rimango del mio parere. Siamo arrivati sotto zero. Cioè abbiamo annullato la presenza fisica del PSI nell'istituzione principe, Parlamento e disperso nella nebbia del qualunquismo il vigoroso patrimonio ideale che faceva riconoscere come socialisti coloro che aveva onestà d'intenti per costruire un mondo più giusto.
Sono quindi d parere di restare iscritto al Partito socialista Italiano per contribuire alla sua rifondazione dalla base. Illuso? Quasi sicuramente SI. Me ne pentirò. No? Qualunque sarà il risultato. Certo, quando leggo che il tesoriere non può pagare diecimila euro che aveva concordato di pagare il mio raziocinio mi fa pensare che gli attuali gestori della bottega sono dei poverelli. Poverelli non perché non hanno soldi (che non li hanno) ma perché anziché affrontare la situazione e onorare il debito per fare " bella figura". Basterebbe che ognuno di loro mettesse la mano in tasca e fare "il regalo di Natale al PD. Oppure non vogliono pagare perché sono stati " fregati" dal PD. Ma allora glielo dicano e chiariscano i rapporti.
Il tempo per i socialisti è oggi ancor più nuvoloso a causa della corruzione che ha invaso il Parlamento Europeo. L'uomo del PD poi della sinistra del PD ma, purtroppo inserito nel gruppo socialista. I giorno e la televisione parlano sempre del problema citando i socialisti.
Risalire questa china sarà ancora più difficile.
Non conosco personalmente i principali protagonisti di questa vicenda. Conosco però l'ambiente per averlo frequentato in anni passati ed è un mondo strutturato in modo omogeneo e intercambiabile. I portaborse più bravi sono li da anni e spesso i nuovi eletti scelgono il capo servizio fra loro. La stessa cosa, ancor più scandalosa, è quella che riguarda il sindacato e questo ineffabile segretario generale, che vive nei salotti internazionali da anni. Il risultato di mediazioni ed accordi non sempre esemplari.
Come diceva Bartali "è tutto da rifare".
Sandro Gaboardi, Crema, 23 dicembre 2022.