Egregio Direttore, avendo letto poche ore fa i due bei servizi dedicati dall'Eco del Popolo all'encomiabile attività della Società Filodrammatica (“una risorsa della Cremona di cultura e d'arte”), non ho resistito all'impulso di sovrapporre tale incontrovertibile consapevolezza alle riflessioni occasionate, su un altro ma non esattamente avulso versante, dalla riemersione dall'oblio di una vecchia pagina della stampa locale. In cui, in un contesto da tempi geologici, emerge la costumanza dei parcheggi.
Ovviamente, abbiamo lasciato alle spalle la cultura sia del must ossessivo della mobilità personale di “prossimità” sia della pervasione scriteriata delle aliquote più prestigiose del centro cittadino.
Negli ultimi quarant'anni Cremona ha fatto molto; non tutto, però! Non ho la pretesa di affermare che l'impianto regolatorio della mobilità e della sosta sia esaustivo dell'intera problematica e che possa/debba cogliere il gradimento di tutte le parti direttamente in causa.
Ma il mio giudizio è sostanzialmente positivo nell'assetto della pedonalizzazione andato, non sempre linearmente, consolida dosi nel tempo.
C'è un però: l'anomalia del buco nero rappresentato dalla piccola enclave di Piazza Filodrammatici. Su cui affaccia l'entità teatrale che ne definisce il toponimo. Una gemma incastonata in un quadrante monumentale di rara eccellenza e per di più contesto in cui opera una veneranda istituzione fondata nel 1801 e tuttora vitale, in cui, in controtendenza con tutto questo, sono consentiti un traffico veicolare assurdo e una pratica di sosta selvaggia (che dire tollerata è dire poco). Ho evidentemente estratto l'epicentro della questione e dovrei aggiungere che la situazione di trascuratezza e permissività, in assurdo contrasto col contesto, è estesa a tutto l'asse gravitante attorno a Piazza Roma e prima parte di Corso Mazzini.
Le obiezioni non sono nuove. Ma mi aspetterei che si passasse dal fondato giudizio “sulla risorsa della Città” ad un progetto di arresto del degrado e di coerente preservazione del rango monumentale di questo invidiabile contesto urbano.
B.L. - Cremona, 15 gennaio 2022
Caro lettore, musica per i miei orecchi, questa lettera, la cui finalità e timbro non mi fanno disperare circa la cocciutaggine con cui, da pubblicista e da semplice socio del Filo, non ho mai staccato il piede dall'acceleratore di questa campagna di civiltà e di coerenza. Nei confronti di un filone comunicativo (contraddetto dai fatti concreti) e di un recentissimo endorsement dell'Assessore all'Urbanistica, in cui si postula il rapporto sinergico tra pubblico e privato. Soprattutto, in materia di valorizzazione delle notevoli potenzialità del terziario e dell'attrazione di flussi di turismo colto.
Come ho scritto qualche giorno in un approfondimento attinente, la nostra città ha molto da offrire in questo ambito. Avrebbe, per essere esatti, moltissimo. Ma l'offerta di città di musica, d'arte, di liuteria, di musei, di teatri deve essere congrua e coerente. A cominciare da una sistematina del decoro, che da anni è oggetto solo di narrazioni, ma non di effettivi interventi. A cominciare dalla preservazione di autentiche bomboniere, come sono il Teatro fondato nel 1801 e tuttora baldanzosamente operante, da fruizioni viabilistiche che non sarebbero ammesse neanche nella suburra.
Raramente si trova racchiuso il combinato tra un gioiello storico-monumentale ed uno specchio urbanistico suggestivo e ammaliante.
Il piccolo, per non dire piccolissimo, quadrilatero, non casualmente denominato Piazza Filodrammatici, su cui insiste l'omonimo Teatro-Società, è da considerarsi ad ogni effetto, non solo l'avamposto fisico, ma anche l'introduzione ideale allo storico complesso monumentale.
Il rapporto sinergico tra la struttura teatrale/associativa e la tessera urbanistica che compone il mosaico del centro storico è risultato, in qualche misura, trascurato (per non dire, umiliato) da una consuetudine che ha privilegiato esclusivamente la funzione del traffico veicolare.
Ne è derivato un atteggiamento del tutto estraneo alla valorizzazione della piazzetta come spazio di presentazione del teatro-bomboniera e del blocco urbanistico a ridosso dei giardini di Piazza Roma, compreso tra il nevralgico Corso Mazzini, Piazza Lodi ed il complesso del Vecchio Ospedale.
Piazza Filodrammatici, in contrasto con l'importanza storico-monumentale dell'edilizia che vi si affaccia e le potenzialità delle sinergie terziario-culturali che una equilibrata valorizzazione attiverebbe a beneficio del comprensorio in esame, è divenuta nel tempo un crocevia, tra l'altro al limite del collasso in determinate fasce orarie, di traffico fine a se stesso.
L'entrata a regime del parking di Piazza Marconi, risolutiva di una più vasta problematica, certamente non ha ovviato all'appena lamentato stato di cose.
La Piazzetta unitamente alle vie adiacenti, rispetto a cui svolge una funzione di smistamento, racchiude un bacino di sosta irrilevante rispetto all'economia generale del centro-storico.
Non irrilevante, ma tutto sommato relativa, è la dimensione della funzione di accesso alle proprietà laterali; che andrebbe, in ogni caso, analizzata.
Sia allo scopo di non penalizzare le residenze abitative e le attività economiche sia nella prospettiva di costituire, al contrario, un'occasione per migliorare la qualità delle residenze e del terziario e per valorizzare, sinergicamente, la vocazione artistico-culturale.
Le considerazioni anzidette andranno preliminarmente ed approfonditamente analizzate sia sul piano tecnico che su quello della simulazione dei fenomeni indotti dalla pedonalizzazione.
Un aspetto conseguente a tale scelta è la riqualificazione della piazzetta, attraverso interventi di arredo urbano coerente con la vocazione della medesima e con il progetto di cui trattasi.
Ne trarrà vantaggio, come anticipato, tutto quel “retroterra” del “centro” di prima fascia.
Che accentra sempre di più su di sé funzioni, eventi, indotto, lasciando inespresse le potenzialità del “centro” di “seconda fascia”.
La funzione del Teatro rispetto al rilancio della piazzetta sarebbe centrale.
Aprendosi, ancor di più alla Città ed al territorio, il Filo potrebbe svolgere, con le sue attività tradizionali e con quelle in “piazzetta”, una funzione attrattiva aggiuntiva.
Che non sottrarrebbe nulla all'esistente ma costituirebbe, appunto con gli eventi aggiuntivi, un volano complementare.
Potrebbe prendere corpo sia un filone di intrattenimento artistico compatibile con le caratteristiche spaziali e storico-monumentali (intrattenimento di piccoli complessi e di singoli interpreti di classica, performances di genere moderno musicale e recitativo).
Ne consegue l'obbligo di allestire un “pacchetto” organico di idee a livello di impatto sul traffico, di arredo urbano, di sinergie con le strutture teatrali, artistiche e culturali ed economiche, di funzione trainante della Società Filodrammatica rispetto al progetto.
Oltretutto, con la riqualificazione dell'arredo, un drastico ridimensionamento (ai limiti dell'azzeramento) del traffico veicolare e del divieto assoluto della sosta, si potrebbero creare le condizioni per un de hors artistico (molto utile in tempi di distanziamento relazionale e di fruizione en plein air, come questi pandemici). Apprezzabile come, si parva licet, avviene da sempre a Venezia notoriamente location diffusa di spettacoli di calli e di piazzette. (e.v.)