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Gli aforismi… capovolti

Abbiamo ricevuto, di buon grado pubblichiamo e rispondiamo

  30/12/2020

Di Redazione

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Egregio Direttore, non resisto all'impulso di commentare il baillame (uno dei tanti quotidiani) suscitato nelle ultime ore, da uno degli eventi più naturali: ha nevicato. Talvolta piove intensamente. Talvolta Giove Pluvio si dimentica di irrorare la Terra. Evidentemente l'umanità si è talmente banalizzata da rincorre, con una percezione tarata sull'eccezionalità, gli accadimenti normalissimi. E a farne oggetto di doléances insistite e plurali. Soprattutto, come premessa di denuncia di malagestio pubblica. Fattispecie, questa, purtroppo non rara in un sistema-paese, che, semmai l'avesse avuta, fa fatica a praticare la buona ed efficiente amministrazione.

Bisognerebbe, a questo punto, aggiungere che tale pratica non si svolge in solitudine; in quanto si avvale di perni ben infissi in una coscienza civile non esattamente ispirata da rigore e da condivisione.

La premessa serve ad inquadrare la “nevicata” di incipiente fine anno. Preannunciata, con una intensità divulgativa e con una minuzia di particolari (giorno, fascia oraria, nevimetria) di rara azzeccatura. E mò? A dire il vero, a memoria d'uomo, i circa dieci centimetri di neve effettivamente bagnata difficilmente appaiono ascrivibili nel guinness dei primati delle precipitazioni. Non si può neanche dire che abbiano creato disagi biblici. Al netto, ovviamente, di un contesto diverso dal solito. All'interno del quale andrebbero, nell'ordine, attuate le necessarie misure (sgombro, messa in sicurezza del nastro stradale, prevenzione del ghiaccio). Tutto ciò che fa capo all'intervento pubblico.

Evidentemente le bocche di fuoco della “denuncia” delle nefandezze commesse dalla mano amministrativa devono essere state tarate su un'elaborazione esagerata dell'evento. Circostanza, questa, resa non infrequente dalle logiche che presiedono alla civiltà social. Di cui é causa/effetto il combinato tra le logiche della ben nota dialettica da ballatoio e una percezione quasi totalmente astratta dal mondo.

Essendo che la grande alluvione avvenne nell'autunno del '51 e l'ultima grande nevicata (per 48 ore consecutive) dopo l'Epifania del 1985, deve aver parso elemento fondante di un eccezionalità meteorologica e di una corale campagna di denuncia la circostanza, appena citata, della caduta di mezza spanna di neve.

Mentre si dormiva quietamente, in una notte semi-santa (in quanto il Natale “rubato” era appena trascorso), in un contesto di mobilità attenuato da provvedimenti restrittivi.

Non sono in grado di giudicare (di pontificare, come fa il popolo social) la performance di chi poteva e doveva. Dò per scontato che la fattispecie del complesso di avvenimenti abbia come valutazione quasi collettiva  il grossolano convincimento che “a cuntentà en Cumon gh'è bon nisson”.

Che discende da un'immodificabile formula genetica ispirata verso un'inscalfibile malmostosità verso l'azione dei pubblici poteri.

Ora noi siamo talmente agé da appartenere senza ombra di dubbio alla fascia anagrafica suscettibile, nel caso capitasse qualcosa di importante, di consegnarci al trattamento di quella sorta di eugenetica, praticata nei fatti ma negata dal politically correct. Per di più abbiamo vissuto i nostri 70 anni, splendidamente portati, non dormendo all'umido bensì facendo girare l'occhio per vedere e per aiutarci a capire la vita e i fatti della vita.

Ma, evidentemente questo accrocco al problema ci consegnerà senza appello, e ad opera del popolo dei social, al bacino cui appartengono sia le caste sia gli ausiliari sempre pronti a comprendere e a giustificare.

Mentre, come ben si sa, la new have wave populistico/comunicativa è innanzitutto antisistemica.

Non abbiamo motivo alcuno per difendere questa amministrazione comunale, che non perde occasione (e su temi di importanza rilevante) di spararsi sui proverbiali piedi.

Ma mi chiedo se si giustifichi questo cannoneggiamento ad alzo zero per qualche testa-coda (con poco danno) e per qualche necessario sacrificio alla mobilità normale. 

D'altro lato, ad appesantire il bilancio della malagestio pubblica è intervenuto il combinato disposto di comportamenti individuali poco consoni. Soprattutto, in capo a chi non ha rinunciato alla mobilità motorizzata, in spregio a condizioni poco favorevoli e, soprattutto, all'osservanza di precise norme. Quale, ad esempio, l'obbligo di munire le vetture di acconci pneumatici invernali.

C'è, da ultimo, un richiamo di ordine etico/culturale che giustifica il titolo di questa mia esternazione e che mi induce ad una ritorsione polemica nei confronti del popolo delle denunce.

C'è, in aggiunta ad un richiamo etico, una norma che impone certi obblighi. Ma, si sa, in Italia il timbro etico dell'imperativo kennediano (“non chiederti cosa deve fare per te il tuo paese, chiediti innanzitutto cosa devi fare tu per il tuo paese”) fa presa più come citazione che non come elemento ispirativo di virtuose testimonianze collettive.

E non v'è chi non veda, nella denuncia plurale delle scelleratezze dei pubblici poteri, una rimozione, ad esempio, della consapevolezza che la loro azione deve essere accompagnata dai comportamenti individuali. In materia di sgombro neve dai marciapiedi, ad esempio, l'adempimento è in carico ai proprietari degli edifici. Alzi la mano chi vi ha provveduto! A cominciare (come dimostra una foto di questa gallery attinta dal vasto traffico di whattsapp ricevuti) da proprietari pubblici (il Palazzo del Governo nella foto sotto).

Chiudo con un ricordo. Dieci anni fa l'allora, se non ricordo male, novantasettenne prof. Mario Coppetti (foto sotto) fu intercettato in via Chiara Novella, alle prese con l'operazione di sgombro neve dal marciapiede antistante l'edificio di sua proprietà.

L'aneddoto fu divulgato dalla testata telematica il Vascello di Antonio Leoni, che, da attento osservatore di uomini e di fatti, non lesinò certamente particolari del gesto concreto e sottolineature morali per una circostanza (che anche allora fu percepita come risposta eccezionale).

Desidererei, caro Eco del Popolo, che pubblicassi la fotografia del professor Coppetti intento (a 97 battuti tre mesi prima) in un gesto che i virtuosi cittadini dovrebbero sempre fare (e così abbiamo fatto - ndr).

Grazie dell'ospitalità.

Cremona, 29 dicembre 2020

Alberto Chiappani

Egregio lettore, innanzitutto la ringraziamo per l'apprezzabile testimonianza, che è ispirata da consapevolezze civili. Ha già detto tutto. Non dobbiamo aggiungere altro.

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