Rimane vivo, alla vigilia del 76° anniversario della Liberazione, l'interesse suscitato sia dall'iniziativa dell'ANPI di ripristino del decoro del monumento in occasione del 100rio della morte di Ferruccio Ghinaglia sia dalla rievocazione della sua testimonianza in abbinata al 100rio della morte di Attilio Boldori.
Né può costituire motivo di rammarico una inopinata lettera pubblicata dal settimanale locale e vergata da un esponente, evidentemente ancora testimone del motto rifondativo “non rinnegare, non restaurare”. Lettera in cui, nei confronti dell'iniziativa celebrativa, si afferma che “…sparge odio inqualificabile...”.
Ci siamo, sul fatto, rivolti a Giuseppe Azzoni, che in materia ha recentemente speso un eccezionale impegno di approfondimento storico.
“Ferruccio Ghinaglia non risulta abbia mai fatto del male a qualcuno. Con notevole intelligenza, schiena diritta e molto coraggio portava avanti le sue idee. Era stato contrario alla guerra, operava perché i ceti oppressi si organizzassero contro ingiustizie e miseria, per sacrosanti diritti di libertà e di vita.
Per consimili motivi furono uccisi come lui il contadino delle leghe bianche Giuseppe Paulli a Soresina (già nel 1920), Attilio Boldori a Casalbuttano, don Giovanni Minzoni ad Argenta, Giacomo Matteotti a Roma, Carlo e Nello Rosselli in Francia e tanti altri, purtroppo. Ricordarli e rendere loro onore non è “spargere odio” ma dovere morale e civile. Vergogna sarebbe dimenticarli. Hanno dato la vita: ricordare anche come sono morti significa ribadire severa condanna, in sintonia con la storia e con la Costituzione, verso i fanatismi e le pratiche di un movimento e di un regime che privarono l'Italia della libertà e la portarono al disastro.
L'occasione è propizia per far riemergere anche al cuni particolari della devozione popolare alle figure dei due giovani cremonesi assassinati nel 1921.
La cui testimonianza civile e sociale sarebbe entrata nelle coscienze della comunità cremonese fino a diventare mito, nonostante i tentativi di repressione perpetrati dal regime e dal suo ras Farinacci, che continuò la persecuzione anche sulla tomba, anonima ed inaccessibile ai visitatori (se non, come per quella di Ghinaglia, con scavalcamenti notturni della cinta muraria del cimitero, che fecero imbestialire le “squadre” fino al punto di manganellarne il monumento). La vicenda umana e politica dei due giovani antifascisti è accomunata ancora nei pochi metri di terra che accoglie le loro spoglie nel civico camposanto.
Nelle settimane successive alla Liberazione L'Eco del Popolo avrebbe alimentato un notevole sforzo di rievocazione.
Anche attraverso i versi de Il Cordelliere (alias Zanoni)
*su L'EdP n° 20 del 29 settembre 1945
A la santa memoria di Ferruccio Ghinaglia caduto giovinetto per la causa umana e proletaria.
Sto dinanzi al tuo tumulo, o fratello
di fede, l'aria brilla al sol novello.
Primavera è rinata e ancor più vera
sorriderà tra poco primavera!
Primavera di lotta e di vendetta
che l'ombra tua da tanto tempo aspetta.
*su L'EdP n° 31 dell'8 Dicembre 1946, in occasione della celebrazione del 24° della morte del martire socialista
Ad Attilio Boldori
Ventiquattr'anni dalla cruda terra
ove, compagno, un giorno tu cadevi
colpito a morte da feroce guerra
oggi, o compagno, alfine ti sollevi.
Trionfatore! La ferocia truce
ti volle spento, a terra tu cadesti
ma nel morire, o martire, vincesti
tutto ravvolto da serena luce.
Oggi ritorni! La bandiera rossa
stringi nel pugno; dietro te si schiera
al sacro appello della gran riscossa
Tutta una folla libera e severa.
Il tuo sogno, o Boldori! Siam risorti
proletari del mondo e dell'Italia
e ci apprestiamo all'ultima battaglia
al comando di tutti i nostri morti.