A trent'anni dalla proclamazione del Regno d'Italia, la massa dei lavoratori non poteva che esprimere delle legittime aspirazioni, la più radicale delle quali è proprio quella dei diritti. Le lotte di quella seconda metà del XIX secolo mostravano la piena consapevolezza del fatto che si stava dando vita ad uno strumento di crescita civile delle masse e di diffusione, in vista di concreti approdi emancipativi, delle idee che erano state alla base di quelle lotte del 1882-85.
Dieci anni più tardi, nel 1893, sotto la presidenza di Giuseppe Garibotti, fu inaugurata la Camera del lavoro di Cremona. All'assemblea fondativa si riuniscono i rappresentanti della Società Generale di Mutuo soccorso, della Società femminile, della Società lavoranti prestinai, della Società tipografica, della Società muratori, dell'Unione mutua istruttiva, della Cooperativa tipografica, della Lega Contadini, della Cooperativa Ghiaiaioli, della Società lavoranti parrucchieri, della Cooperativa Carrettieri e della Società edificatrice operaia che ne approvano lo Statuto.
Le condizioni dei braccianti erano tra le più difficili, ma la prima azione di massa guidata dalla Camera del lavoro fu lo sciopero delle filatrici. E, benché la retribuzione di queste “schiave bianche” – come le definiva la stampa operaia di allora – era sufficiente per garantire la fame e non la vita, lo sciopero non aveva la ragione immediata in una vera rivendicazione salariale (chiedevano un centesimo di aumento all'ora!), ma nella richiesta di un'ora di lavoro in meno. L'orario di lavoro delle filatrici era di 13 ore piene in estate e 12 in inverno, le mondatrici lavoravano 14 ore al giorno (con le mani nell'acqua bollente). Chiedevano, inoltre, l'abolizione delle multe e dei castighi previsti dai regolamenti di fabbrica per il minimo errore tecnico.
In quel quadriennio, dai primi moti fino agli scioperi che si svilupparono maggiormente nel mantovano, i contadini vennero organizzati in due Associazioni: la Società di mutuo soccorso tra i contadini della provincia di Mantova che operava principalmente nel circondario di Mantova e nel Basso mantovano fino all'Oltrepò e l'Associazione generale dei lavoratori italiani che operava principalmente nei territori al confine con il Cremonese. Entrambe le associazioni furono formalmente fondate nel 1884. Lo sciopero durò parecchi mesi causando la reazione governativa. Nel marzo 1885 lo sciopero venne soffocato dall'intervento dell'esercito e circa 160 persone vennero arrestate, delle quali 22 furono rinviate a giudizio. Il Collegio di difesa era composto dall'avv. Giuseppe Ceneri, dall'avv. Ettore Sacchi (di cui proprio oggi L'Eco ne ricorda il 96° anniversario della sua morte a firma di Sergio Ravelli) Radicale cremonese già deputato e futuro ministro e dal giovane avv. Enrico Ferri, già noto giurista mantovano. La giuria popolare della Corte d'Assise di Venezia, con sentenza del 27 marzo 1886, assolse i ventidue imputati.
Di li a poco, nel 1889 vi fu la fondazione de L'Eco del Popolo per mano di Leonida Bissolati.
Ringraziamo per il suo contributo, il Presidente del consiglio comunale, Avv. Paolo Carletti, il quale ci ha gentilmente inoltrato la sua tesi di laurea (che alleghiamo), dedicata proprio a quel periodo storico pregno di avvenimenti e di cambiamenti che portarono, se non ad un esatto allineamento in materia di diritti e conquiste sociali delle masse operaie e contadine italiane con quelle dei paesi più avanzati d'Europa, quantomeno ad un loro riavvicinamento. Senza dimenticare, poi, che da quegli stessi moti di rivendicazione dei lavoratori e dalla loro presa di “coscienza di classe” nacque il “Partito Operaio Italiano” di ispirazione socialista (1882) che confluì nel “Partito dei Lavoratori Italiani” (1892) fino ad assumere la denominazione definitiva di “Partito Socialista Italiano”.