A Cremona, Ottaviano Del Turco è venuto, almeno come Segretario Generale Aggiunto della CGIL, solamente una volta per ricordare, nel Salone dei Quadri di Palazzo Comunale, la figura di Leonida Bissolati.
Allora, negli anni attorno al 1982, Ottaviano, capo della componente socialista del maggior Sindacato italiano, è stato uno dei Dirigenti che, in occasione del Referendum sulla Scala Mobile voluto da Craxi, fonte di feroci polemiche e tensioni non solo nella CGIL, a fianco di Luciano Lama, evitò una scissione dirompente.
La sua capacità di mediazione impedì di indebolire il movimento dei lavoratori, tutti.
Successivamente divenne Ministro della Repubblica, Segretario di un PSI in via di liquefazione, Presidente, eletto con un consenso vasto e trasversale, Presidente della Regione Abruzzo.
Qui iniziano i suoi guai giudiziari sostenuti, dichiararono allora gli inquirenti “da una valanga di prove che accusavano un soggetto dal profilo delinquenziale non comune“ …addosso al socialista, insomma.
Dodici anni di processi hanno sciolto le accuse di associazione per delinquere, per falso e corruzione, via altri reati minori. Tutto ciò riportato in piccole “brevi“ dalla stampa che, al momento dell'arresto, nel luglio 2008, titolava a caratteri cubitali dei suoi intrallazzi nella sanità abruzzese.
Se non è stata riabilitazione piena, almeno ci si è andati molto vicini.
Ora, a 12 anni di distanza, qualche forza politica di governo ha rivoltato nelle pratiche del Senato ed ha chiesto che all'ex Senatore e Ministro, ex Segretario dei Socialisti, Ottaviano del Turco, venisse tolto il vitalizio per le sue vicende giudiziarie
Purtroppo il calvario che un uomo onesto, come tutti l'hanno sempre giudicato e apprezzato, ha dovuto sobbarcarsi per dimostrare la propria rettitudine, ha intaccato profondamente il suo stato di salute fisico e mentale. Somatizzazione?!!?
Un tumore maligno ed un Alzheimer avanzatissima l'hanno ridotto in condizione tale da non riconoscere più, si scrive, nemmeno i propri cari.
La Presidente del Senato, Casellati, resa edotta dello stato psicofisico dell'ex Ministro e Senatore ha sospeso, per un mese, l'attuazione del provvedimento di revoca del sussidio per deliberare se procedere o meno.
Viene da chiedersi, io almeno me lo chiedo, se in CGIL qualcuno si è sentito in dovere di esprimere un'opinione su questa vicenda tristissima o se, vige l'ignavia assoluta o, peggio, la negazione di una lunghissima fase nella quale la CGIL inglobava comunisti, socialisti e, vedi vedi, anche repubblicani. Meglio non esprimersi, allora, su una figura di socialista autonomista, ma unitario. Meglio il silenzio, insomma.
Da cittadino ritengo che le battaglie condotte da Del Turco a favore di tutto il movimento del lavoro, cadute quasi tutte le accuse e rimasta in piedi solo quella della Cassazione di induzione “indiretta”, non meriti il trattamento che è lì sospeso.
Anche per ragioni umanitarie!
Renato Bandera
Caro lettore e sostenitore de L'Eco, fa onore ad un indimenticato dirigente di spicco della CdL questa testimonianza. Che prima di essere di solidarietà è un grido di protesta verso quella che giustamente Martelli (sul nuovo Avanti e nel corso di numerose apparizioni televisive) ha chiamato scandalo. Sulla probità, personale e d istituzionale, di Ottaviano Del Turco chi scrive è disposto a mettere non una, ma entrambe le mani sul fuoco.
Per conoscenza ravvicinata del suo percorso di alto dirigente sindacale, esponente socialista e, negli ultimi anni, di investito di mandato istituzionale.
Del Turco è finito nel tritacarne giudiziario (giustizialista) in una fase in cui la casta dell'imperativo “Resistere resistere resistere” aveva dato il meglio di sé. Il suo caso giudiziario, per quanto le braci del giustizialismo covino sempre sotto la cenere, può essere definito un colpo di coda. Le cui modalità, tuttavia, confermano il pregiudizio aleggiante nella casta contro precisi settori della politica.
Non entriamo nel merito di un procedimento penale incardinato su un sentiero di dubbia prova, dilatatosi per un tempo da barbarie, concluso con un verdetto tardivo e poco attendibile.
Sorprende che il PD, partito cui Del Turco aveva aderito, non abbia monitorato tale assurdo percorso giudiziario e, nei giorni scorsi, non abbia alzato la voce né contro l'ingiusta sentenza né contro la condanna accessoria che priva l'ex senatore e Governatore abruzzese del necessario sostentamento.
Le sue gravissime condizioni di salute, probabilmente, lo privano della percezione e della consapevolezza dell'inestinguibile accanimento nei suoi confronti.
Un accanimento ai limiti della costituzionalità e sicuramente conseguenza dell'approdo di certi figuri al vertice degli organi legislativi.