Riflessioni per una attualizzazione del valore della testimonianza laica. GIOVEDÌ 20 SETTEMBRE 2018 ore 17 Cortile Federico II Palazzo Comunale – spazio antistante la lapide dedicata a Giacomo Pagliari
Alla vigilia del quadriennio rievocativo del centenario della Grande Guerra azzardammo, forse troppo baldanzosamente, l'auspicio che la ricorrenza potesse rappresentare una feconda opportunità di approfondimento delle vicende che segnarono, nel bene e nel male, un segmento fondamentale della storia contemporanea.
Si dice che di buoni propositi siano lastricate le strade che conducono al niente.
Se si eccettuano la sempre puntuale e generosa iniziativa dell'Archivio di Stato, che sull'argomento ha profuso interessanti eventi, la costante attività dell'Istituto Storico del Risorgimento, l'ANPI, il settore Cultura del Comune, non pare di poter concludere allo stato (vale a dire a conclusione del quadriennio) che la rivisitazione storica abbia fatto sfracelli.
Si naviga a vista. Si procede separatamente con buona volontà (chi ce l'ha). Insomma, un po' ognuno per sé. Come si sa, per affrontare un programma vasto di approfondimenti e di divulgazione è assolutamente indispensabile un punto di raccordo e di stimolo. Che non può non risiedere nelle politiche culturali delle Istituzioni, dello Stato in particolare, che dovrebbe trasmettere l'input alla filiera educativa.
D'altro lato, ognuno fa le scelte che ritiene più opportune. Vero è che, senza l'impulso ed il coordinamento delle istituzioni, che generalmente privilegiano la cultura dell'effimero, l'approfondimento, la divulgazione, l'attualizzazione degli eventi cardine del passato storico arrischiano la marginalizzazione.
Specie se attengono a snodi che a distanza di un secolo e mezzo, come nel caso dell'evento che sancì l'approdo di Roma, come naturale capitale, alla nascente unità nazionale.
Nella presentazione del bellissimo evento rievocativo dei Martiri di Sclemo, consideravamo che sarebbe deviante continuare a percepire tali snodi solo o prevalentemente come annessione territoriale e non, come dovrebbe, come cambio di passo dal forte valore simbolico suscettibile di far acquisire alla giovane patria pienezza di percezione ed assimilazione dei principi fondanti della separazione dei poteri all'interno dell'ordinamento nazionale e tra i poteri statali e le testimonianza religiose.
Resterà, come ben si sa, un'aspirazione mai compiutamente corrisposta nei fatti. Anche se appare innegabile, pur tra luci, ombre e grigi, che quel percorso, incardinato dalle guerre di indipendenza, incrementato anche dal valore rappresentato dalla confluenza soprattutto simbolica di Roma nell'Italia unificata, completata dall'esito finale del ciclo Risorgimentale resta e resterà come base fondante della nazione che siamo diventati.
All'approssimarsi delle ricorrenze dei grandi eventi che scandirono la formazione della Patria ci si trova sempre più di fronte all'intima inquietudine, indotta da negazionismi, di reticenze, di dissolvenze, di mantenere integro ed agibile quel ponte ideale eretto dalla coscienza tra il presente ed il passato.
“C'è un calo preoccupante di senso etico collettivo, perdurano zone grigie in cui quieto vivere, interessi individuali e di parte, convenienze rendono difficile la vita degli onesti e di coloro che professano ideali”, ha recentemente suggerito Garzonio.
148 anni fa l'ingresso dei militari italiani nella città eterna, per un millennio soggiogata dal potere religioso, aveva un valore, più della modesta rilevanza militare, superiore all'incorporazione di Roma nella nuova orditura unificante.
In parte lo ebbe nelle fasi di collaudo dell'Italia unificata ed indipendente. A campione citiamo qui la legge istitutiva dell'istruzione elementare approvata nel 1877, sette anni dopo la presa di Porta Pia. La legge Coppini, una delle più importanti testimonianze laiche, stabiliva per la prima volta l'obbligo dell'istruzione elementare gratuita per i bambini dai 6 ai 9 anni per tutte le province del Regno e sopprimeva l'insegnamento del catechismo e della storia sacra, poi, come si sa, reintrodotte unitamente al riconoscimento della religione di Stato, dal famigerato Concordato. L'insegnamento obbligatorio avrebbe ridotto di molto l'analfabetismo, realizzando le condizioni preliminari per l'ingresso delle masse nello Stato e per un rapporto sempre più equilibrato nella giustizia sociale.
La progressione di quella semina non sarebbe stata sempre lineare; soprattutto, dal punto di vista del mantenimento delle garanzie liberal-democratiche.
Ma è assolutamente innegabile che, con tutte le mende ed i tornanti di questo lungo percorso positivista, gli eventi del successivo secolo e mezzo sarebbero stati diversi.
Ecco perché Cremona ogni anno sente, per iniziativa del nucleo dei movimenti laici, l'esigenza di ripercorrere e celebrare quegli avvenimenti.
Quest'anno lo farà, per la prima volta, in assenza di Mario Coppetti, che negli ultimi vent'anni rappresentò la voce della coscienza democratica.
Se questa forma di testimonianza civile avrà influenza feconda in contesti, diciamo così, poco esaltanti “lo scopriremo solo vivendo” (come suggeriva Lucio Battisti); ma soprattutto non rinunciando ad essere stimolo attivo della vita democratica.
Per iniziativa di:
COMUNITÀ SOCIALISTA CREMONESE
PARTITO REPUBBLICANO ITALIANO
RADICALI CREMONA
PARTITO DEMOCRATICO
ASSOCIAZIONE MAZZINIANA
ASSOCIAZIONE ZANONI
L'ECO DEL POPOLO
A.N.P.I.
GIOVEDÌ 20 SETTEMBRE 2018 ore 17, Cortile Federico II Palazzo Comunale – spazio antistante la lapide dedicata a Giacomo Pagliari
Incontro di rievocazione del 148° anniversario della presa di Porta Pia
Introduce Avv. Paolo Carletti
Aderiscono e partecipano:
il Sindaco di Cremona, prof. Gianluca Galimberti
il Presidente della Provincia di Cremona, dott. Davide Viola
( vedi allegato)