L’ECOSTORIA In Cremona ancora forte il ricordo del Sindaco Gino Rossini
Francamente potrebbe apparire incongrua od inadatta l’aggettivazione. Ma la percezione, orientata dal cuore, ci induce a definire “bella” la mattinata di rievocazione della figura del Sindaco Gino Rossini, scomparso settant’anni fa.
Più che di una cerimonia celebrativa si è trattato, per il vero, di un incontro per ricordare e per tramandare, soprattutto alle nuove generazioni, il senso di un eccezionale tratto umano e di un’incomparabile testimonianza civile.
Era già stato fatto cinque anni fa in una mattinata uggiosa, assistita da pioggia, nevischio e gelido vento, con la partecipazione del Sindaco di allora Oreste Perri.
Oggi climaticamente è andata decisamente meglio e, probabilmente, il meteo più clemente ha contribuito in parte a lenire il rimpianto e la nostalgia per la perdita e ad incoraggiare l’imperativo del lato fecondo del contrasto all’oblio e della finalizzazione delle memorie edificanti.
In uno scenario di significativa presenza al Campo E (una sorta di crocevia di sepolcri illustri: la stele della famiglia Bissolati, Ferruccio Ghinaglia, Attilio Boldori e, più recentemente, Mario Coppetti) si è snodato il ruolino di partecipazione e di contributi previsto dal pannel dell’evento: il Sindaco di Cremona Gianluca Galimberti, il Presidente della Provincia Davide Viola, il past Sindaco Gian Carlo Corada attuale presidente dell’ANPI, i rappresentanti delle due Associazioni Partigiane.
Avrebbero dovuto, in uno schema di divisione dei compiti, fornire contributi correlati alla veste. In realtà, le apprezzatissime testimonianze sono confluite verso un tracciato libero che, pur evidenziando nelle parole del Sindaco e del Presidente Provinciale il profilo del servizio istituzionale ed in quelle del Prof. Montuori e del Prof. Verdi della coerente, indefettibile partecipazione all’antifascismo ed alla Resistenza ed al risorgere della democrazia, è confluito in direzione dell’imperativo di tramandare, non solo ai contemporanei, ma soprattutto ai posteri il senso delle virtù umane e civili racchiuse nel troppo presto concluso, ma fecondo percorso esistenziale.
I brevi ma densi discorsi hanno, tra l’altro, integrato l’impulso a qualche fuori tema aneddotico e memorialistico, rivelatore del fatto che, a distanza di settant’anni, non è assolutamente tramontata l’epica del Sindaco amico del popolo (che gli si rivolgeva chiamandolo semplicemente Gino), vicino ai problemi sociali ed economici di una temperie tremenda, operatore, in contesti di dialettica vivace, di inclusione e di mediazione.
Deve essere stato proprio così, se Verdi, nato dopo la scomparsa di Rossini ma allievo della “maestra Carmen” ha fatto il reporter dei sentimenti che aleggiavano, ancora negli anni cinquanta, nella realtà del quartiere di residenza (piazza Castello). Dove si continuò a ricordare che gli edifici di edilizia popolare furono eretti da un altro sindaco socialista (Attilio Botti), che Rossini, ancorché socialista, aveva fatto omaggio delle statue del presepe…
Ecco, anche su questa angolatura lo sforzo di testimoniare la vita ed il contributo di Rossini nella sua Cremona non è apparso né inutile né stucchevole.