Se in questo sgangherato contesto civile è rimasto un po’ di dignità e di consapevolezze, allora non può passare sotto tono la rievocazione della vicenda che si compì a Bagnole de l’Orne in quel 9 giugno 1937
Per il salto “di qualità” che le modalità e le finalità dell’assassinio dei due fratelli antifascisti integravano nell’imbarbarimento della vita civile e politica. E per il valore della testimonianza e del pensiero, cui i due fratelli fiorentini avevano dato consistenza e congruenza. Rispetto a quegli scenari, permeati dall’escalation degli assalti liberticidi contrastati generosamente, ma ormai a forze impari, dal disunito fronte democratico. Ma, con una straordinaria chiaroveggenza, che ne testimonia la permanente attualità, rispetto anche agli scenari successivi.
Se la rievocazione di quel fatto appare doveroso tributo all’incrollabile fede nella libertà e nella democrazia di quegli apostoli del socialismo umanitario e liberale, altrettanto fecondo appare lo sforzo di attualizzazione dei cardini di quel contributo teorico-pratico. Ancora suscettibile, si ripete, di trasmettere tutta la sua attualità ad un temperie, in cui le risposte alle conseguenze dello stordimento, prodotto da radicali e repentini cambiamenti epocali e contrappuntato dalle aporie delle culture democratiche e progressiste, trarrebbero sicuro impulso e giovamento.
La storicizzazione di quell’evento che, solo apparentemente, rinnoverebbe sdegno per quel proditorio ed esecrabile assassinio, rivelatore della indefettibile strategia di mondializzare i conati antidemocratici e bellicistici, destinati, in quella seconda metà della terza decade del ventesimo secolo, ad imboccare una strada di non ritorno, può inclinare ad insegnamenti utili a scenari, in cui si stanno vieppiù incartando convincimenti collaudati da prove, buone ma tutt’altro che irreversibili, e presunzioni assiomatiche inclinanti all’auto-rassicurazione. La cui fragilità i fatti di ogni giorno si incaricano di additare.
La rivalutazione della centralità del contributo rosselliano nell’ampia gamma che ha contraddistinto negli ultimi decenni gli apporti teorici del socialismo appare oggi più che mai un’opportunità, un assist, si potrebbe azzardare, per far uscire dalle acuzie una dottrina, ammaccata dai tornanti del recente ciclo contemporaneo ma suscettibile, se debitamente correlata ai perni di quel pensiero, di far riscoprire tutta la sua chiaroveggente attualità.
Così sarà agevole, partendo dalla radice del socialismo liberale, individuata nell’utopia gobettiana e sviluppata nelle linee-guida della testimonianza di Giustizia e Libertà, che avrebbe ispirato tutto il ciclo antifascista dei suoi epigoni, e del breve, sfortunato ma fecondo contributo dell’ “azionismo”, verificarne, come si è anticipato, la permanente attualità. Rispetto sia all’intelaiatura di un moderno modello liberal-democratico, capace di ispirare i massimi requisiti di laicità dello Stato e di piena cittadinanza attiva dei suoi membri sia alla capacità di fornire risposte adeguate e pertinenti alle criticità sistemiche di questa temperie.
Avremo modo di sviluppare il percorso rievocativo, che la ricorrenza dell’80° suggerisce ed impone, su una falsariga articolata, che, se il riferimento alle circostanze interfaccia prevalentemente alla contingenza del delitto politico, si incaricherà di fornire un approfondimento molto più vasto.
Il contributo di quel formidabile cenacolo di idealisti aggregatisi attorno ai perni teorici ed alla testimonianza pratica di “Giustizia e libertà”, si sarebbe sviluppato dal 1929 al 1940. Cioè, fino a quando le conseguenze del combinato tra la totale sconfitta della democrazia e l’incipiente svolta bellicistica avrebbero inferto un colpo mortale alla tenuta di Giustizia e Libertà.
Nell’illuminante “paginone” del Corsera, di recente pubblicazione, il sempre apprezzatissimo Paolo Mieli fa di quel percorso una formidabile analisi suscettibile di definirlo oltre ogni sforzo di aderenza storica e di attualizzazione.
“Antifascisti sconfitti” Mieli definisce quello straordinario aggregato di idealismo e di passione civile, animato da Carlo e Nello Rosselli, Emilio Lussu, Francesco Saverio Nitti, Gaetano Salvemini, Riccardo Foa, Aldo Garosci (solo per citare i più noti nel vasto pubblico).
La ricorrenza, ovviamente, ha fornito ampi spunti per l’approfondimento editorialistico. Con saggi di nuovo conio, come il lavoro di Marco Bresciani (“Quale antifascismo? Storia di Giustizia e Libertà”). E come “Il delitto Rosselli 9 giugno 1937: anatomia di un omicidio politico” di Mimmo Franzinelli. Di uscita non recentissima, ma, per quanto in parte metabolizzato dalla cultura storiografica, reso autorevole dal costante lavoro di indagine cui Franzinelli ci ha abituato.
Li proponiamo, dopo averli letti, entrambi. Il secondo, in particolare, perché fornirà materia di approfondimento e di riflessione per chi è interessato a sviluppare conoscenze attorno a quell’evento.
L’occasione sarà fornita dalla conferenza, prevista per venerdì 17 giugno (di cui daremo notizie più circostanziate nel prosieguo), che ha come scopo la messa a fuoco delle circostanze e del significato emblematico di quel delitto di stato.
Ne sono promotori la Società Filodrammatica, che ospita l’evento nella propria prestigiosa sede, e l’Associazione Emilio Zanoni, in partnership con ANPI e APC.
Protagonisti saranno Mimmo Franzinelli, che ormai rappresenta una feconda e costante testimonianza nel panorama culturale cremonese e che, come anticipato, è autore del saggio segnalato (che i lettori troveranno disponibile nel book corner della conferenza) e Mario Coppetti. Che, a pieno titolo, può essere definito il discepolo cremonese della Giustizia e Libertà rosselliana. Mario Coppetti, in quegli anni trenta si trovava a Parigi per perfezionare l’arte scultorea, ma anche per mettersi al riparo dalle ritorsioni del regime nei confronti della sua manifesta appartenenza al campo antifascista.
Conobbe e frequentò l’ambiente degli esiliati italiani. Salutò pochi giorni prima della partenza per Bagnoles Carlo e Nello Rosselli.
Insieme a centinaia di migliaia di parigini ed esiliati li avrebbe salutati definitivamente, qualche giorno dopo, in occasione degli imponenti funerali di popolo.
Probabilmente Coppetti è l’ultimo testimone sopravvissuto di quei tragici eventi.
Alla Conferenza è stato anche invitato il prof. Vado Spini, presidente della Fondazione Rosselli. Un sodalizio particolarmente attivo nella circostanza dell’80°.
Tra le iniziative programmate segnaliamo che Martedì 6 giugno a Parigi, presso l'Istituto Italiano di Cultura, avrà luogo una giornata di studio promossa con la Fondazione Circolo Rosselli con relazioni di Valdo Spini, Presidente della Fondazione Circolo Fratelli Rosselli, Alessandro Giacone Université Grenoble-Alpes, Michele Canonica, Presidente Asociazione Dante Alighieri di Parigi, Michele Mioni Université Paris 1, Simone Visciola Université de Toulon, Isabelle Richet et Thibault Guichard Université Paris 8, Éric Vial et Diego Dilettoso Université de Cergy-Pontoise, Patrizia Dogliani Université de Bologne, Marco Bresciani Université de Pise, Francesca Tortorella Université de Strasbourg, Olivier Dard Université Paris-Sorbonne, Éric Panthou Archivi di Clermont-Ferrand. Al termine dei lavori, alle ore 19, ci sarà una iniziativa pubblica, coordinata dal direttore dell'Istituto Italiano di Cultura, dr. Fabio Gambaro, e sarà proiettato il documentario prodotto dalla RAI TV “Carlo e Nello Rosselli”. Contemporaneamente, sarà allestita la mostra sui fratelli Rosselli prodotta dalla Fondazione Circolo Rosselli.
Altresì, la Fondazione Circolo Fratelli Rosselli e la Mairie de Bagnoles de l’Orne organizzano per il 7 giugno 2017 una commemorazione pubblica di Carlo e Nello Rosselli sul luogo dove avvenne l’assassinio, di fronte al monumento a loro dedicato scolpito da Carlo Sergio Signori. Allo scopo di facilitare la partecipazione, la Fondazione Circolo Fratelli Rosselli, organizza un pullman da Parigi a Bagnoles e ritorno per 25 persone che partirà la mattina e tornerà in serata nella capitale francese.
Negli allegati altre foto e documentazione