Come si conviene in relazionalità trasparenti e beneducate, non poteva certo sfuggire un dovere/opportunità per fare, a quasi un anno di distanza dall'esordio del nuovo ed autonomo blog, il punto della situazione e tracciare qualche proposito per il prosieguo della nostra impresa.
Eh già … siamo ancora qua. Avevamo dichiarato nella ricorrenza del 131° anniversario della testata; che coincideva con il centenario della morte del fondatore Leonida Bissolati.
Le tante idee celebrative, messe a punto con un serio impegno progettuale, sono state in qualche misura ridimensionate, in sede attuativa, dal cataclisma pandemico. Che ha reso impossibile tutta la programmazione convegnistica, che, assicuriamo, sarebbe stata di notevole livello.
Ce ne siamo fatti una ragione. Ripiegando sul possibile. Vale a dire, postando sulla nostra testata il lavoro di rivisitazione e di approfondimento, soprattutto, della figura di Leonida Bissolati. Resta la messa a fuoco dell'ultimo tratto del suo percorso esistenziale e politico, concentrato sulla testimonianza durante il conflitto mondiale e nell'immediato dopoguerra. Da cui emerge il rango internazionale delle visioni bissolatiane. Senza farci prendere da ansie prestazionali, pubblicheremo questa messa a fuoco.
Abbiamo dovuto, in corso d'opera, introdurre, bon gré mal gré, consistenti rettifiche ai programmi editoriali; che ci hanno obbligati, pur nella consapevolezza di non eludere la focalizzazione dei temi scanditi dalle ricorrenze (Statuto dei Lavoratori, anniversario della scomparsa di Giuseppe Di Vittorio, 70° del saggio di Zanoni sulla Liberazione di Cremona…). Pur non perdendo di vista l'ampio ventaglio di testimonianza, approfondimento, divulgazione che è la ragione del nostro giornale.
L'abbiamo fatto, avendo bene in testa uno dei perni del nostro progetto editoriale: indefettibile coerenza con la linea guida del pensiero bissolatiano (del socialismo umanitario, riformista, liberale) coniugata alla mission di un format plurale ed inclusivo di tutte le sensibilità politiche e culturali (con tassativa esclusione di apporti non ispirati ai fondamenti democratici e repubblicani).
Indubbiamente, con ciò, abbiamo dimostrato di non voler inseguire lusinghe di ampi bacini di lettori e di followers. Non rientra nei nostri progetti. I nostri riferimenti sono a doppio binario: approfondimento e divulgazione della memoria storica (per quanto il termine, usato sbrigativamente, meriterebbe qualche precisazione) e rigoroso, puntuale assolvimento della cronaca politica, culturale e sociale (sempre andando velocemente).
La scelta di andare on line era, da un lato, imposta dai limiti delle nostre possibilità e, dall'altro, discendeva dalla consapevolezza delle infinite opportunità offerte da questa modalità.
Senza praticare lo snobismo, restiamo motivati, quasi orgogliosi di questa opzione, che, senza voler essere elitaria, punta ad essere selettiva. Per campi tematici e per bacino di lettori.
Sicuramente, discendono da tale impostazione la rinuncia a contendere spazi a competitors e la consapevolezza di un'offerta, abbiamo premesso, selettiva.
I numeri delle visite non sono in cima alle nostre aspettative, men che meno alle nostre ansie.
Nei giorni scorsi han fatto il loro esordio altre iniziative editoriali telematiche di respiro generalista. Ai loro promotori e ai loro operatori auguriamo ogni bene; nel convincimento che più voci costituiscono garanzia di pluralismo, di chiarezza e di verità per un'informazione ispirata come opportunità civile.
Si tratta di apporti incomparabilmente minoritari rispetto alle ammiraglie consolidate, da un lungo trascorso e, soprattutto, da adeguate risorse.
Si tratta, altresì, di apporti indirizzati, almeno nelle intenzioni, alla desistenza da propositi, semmai vi fossero, di un'offerta editoriale monopolistica. Ufelé ufelé a ognun el so mesté. Il nostro ci è ben chiaro. Chi ci legge e chi confeziona il nostro prodotto ne è ben conscio.
Lo sono anche i nostri “fornitori”; vale a dire i referenti di notizie e spunti che, per alcuni versi, non troverebbero spazio su altre testate e, altri versi, appaiono congegnali ad un contenitore che si rivolge ad una domanda precisa.
Ci sentiamo, però, in dovere di una messa a punto delle ragioni, facilmente avvertibili, di scansioni editoriali non sempre lineari, per temi e per tempistica.
In contrasto con la dedizione dei nostri collaboratori, ci risulta ancora molto problematico dare continuità e vasto campo visibile a tutti i tempi che ci sono ben presenti. Molti dei quali sono in lavorazione da tempo; senza approdare alla pubblicazione in una scansione temporale programmabile.
Potremmo azzardare che questa criticità redazionale è segnalatrice del nostro successo, di una crescita inaspettata.
Una constatazione che è, ad un tempo, foriera di responsabilità, ma anche di chiamata alle armi di nuovi apporti.
Chi scrive, ricorda di essersi sentito per molti anni una sorta di Hiroo Onoda, motivato, ai limiti del patetismo, da una testimonianza ispirata dal nostalgismo; in netto contrasto con una realtà implacabile, che non lasciava scampo a qualsiasi aspettativa di rifondazione.
Per anni abbiamo comunicato in solitudine e, aggiungiamo, probabilmente con scarsi riscontri.
Cacciari ci suggerirebbe che, essendo ricchi di nostro, tali percezioni non hanno fatto deflettere.
Eh già…siamo ancora (ancor di più!) qua. Rafforzati nei nostri convincimenti e propositi e stimolati dal riscontro di un considerevole ampliamento delle collaborazioni e della audience (che, ripetiamo, resta selezionata).
Ringraziamo tutti i nostri interlocutori che ci forniscono i giusti inputs e tutti i nostri collaboratori che li sviluppano con competenza giornalistica.
Da ultimo, intendiamo comunicare una ulteriore, probabile deviazione dalla linea guida generalista o, se si preferisce, pluritematica. Senza trascurare niente, L'Eco del Popolo si dedicherà prevalentemente all'approfondimento del retroterra del deragliamento della sanità pubblica, foriero del disastro contrasto alla pandemia. Che appartiene all'ordine delle calamità epocali, ma che non di meno avrebbe seguito percorsi meno nefasti se si fosse stati in presenza di una comunità politica più adeguata e coesa ed un sistema di sicurezza socio-sanitaria congruo a alla riforma di quarant'anni fa.
Siamo alle conclusioni di una ricerca che ci ha molto impegnato e, forse, distratti dalla continuità editoriale. E che è indispensabile per accreditare la mission della nostra testata e per supportare il profilo di un'informazione di denuncia.
Entro il mese di marzo verrà pubblicato su Eco del popolo l'intero testo de "Il socialismo di Patecchio".