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L'EcoRassegna della stampa correlata - "Terra santa, terra di sangue"

Di Mauro Del Bue

  17/05/2021

Di Redazione

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Pubblichiamo, autorizzati a farlo dall'autore e dalla testata socialista nazionale, l'apprezzabile editoriale di Mauro Del Bue (Terra santa, terra di sangue), che fa da apripista per un forum dedicato alle riflessioni e al confronto sul riacceso conflitto israeliano/palestinese. Purtroppo la drammatica contabilità di Del Bue delle conseguenze andrebbe aggiornato sia nei numeri rivelatori degli indotti distruttivi sia nell'accelerazione di una spirale da cui diventa sempre più difficile bloccare. 

Terra santa, terra di sangue

Mauro Del Bue 14 maggio 2021 L'EDITORIALE

Francamente non riesco ad accettare il fatto che israeliani e palestinesi pensino di risolvere i loro atavici problemi continuando a spararsi addosso. Causa di tutto un fraintendimento a Gerusalemme, nella spianata delle moschee, nel luogo dove i musulmani ritengono che Maometto sia salito al cielo e dove gli ebrei ritengono che Abramo portò Isacco. Mettere d'accordo i seguaci della stessa religione è sempre stato un problema (vedi le scomuniche e i conflitti tra cattolici e protestanti e tra entrambi e gli ortodossi, e dall'altro fronte quelli tuttora sanguinosi tra sunniti e sciiti), figurarsi quanto sia complicato anche a livello toponomastico mettere d'accordo due religioni. Poi la cacciata di alcune famiglie palestinesi da abitazioni, sulle quali gli israeliani vantavano un antico diritto proprietario, ha scatenato il fuoco di Hamas, che purtroppo governa (meglio sarebbe dire amministra) la Striscia di Gaza. Hamas è un gruppo terroristico che non riconosce il diritto all'esistenza dello stato di Israele, sancito da risoluzioni Onu che risalgono a oltre 70 anni fa. Israele ha risposto al fuoco col fuoco. E l'arsenale israeliano non è certo paragonabile a quello di Hamas. Risultato. Gli israeliani vivono praticamente nei rifugi con le bombe di fabbricazione iraniana che piovono sui centri abitati (obiettivo di Hamas è quello di colpire i civili, i morti sono nove), mentre a Gaza, nonostante il proposito di Israele di colpire solo obiettivi militari, ë stata colpita la popolazione. Hamas ha scatenato la sua offensiva su Tel Aviv e i suoi sobborghi lanciando 2mila razzi a colpi di mortaio, la stragrande parte neutralizzata dal sistema di difesa missilistico israeliano. Fonti autorevoli parlano di 120 morti a Gaza tra i quali molti bambini. Domani è convocato il Consiglio di sicurezza dell'Onu, mentre Netanyahu sembra consolidarsi al governo nonostante il recente voto anticipato non gli abbia assegnato la vittoria. Così paradossalmente, mentre i laburisti rilanciano proposte per risolvere la questione delle abitazioni sottratte ai palestinesi e si preoccupano delle conseguenze di un nuovo conflitto, l'offensiva di Hamas finisce per rafforzare il suo avversario più deciso. Così come nella popolazione araba, anche gli stati più vicini o meno ostili ad Israele, vedasi l'Arabia Saudita o l'Egitto, sono alle prese con un'ondata di manifestazioni a favore dei palestinesi. Il problema è mettere fine alla duplice offensiva e rilanciare un piano di pace. Difficile farlo per Israele con chi, collocato al suo fianco. Si rifiuta di riconoscerlo e si pone l'obbiettivo di distruggerlo in combutta con il governo iraniano. Difficile per l'Olp e la parte più ragionevole del territorio palestinese iniziare una trattativa con Netanyahu, che pare intenzionato a risolvere ogni questione alzando il fuoco su Gaza. Il conflitto si presenta oggi con nemici senza volontà alcuna di sedersi a un tavolo. Nel 1993 Rabin e Arafat a Oslo pareva avessero aperto a una possibile intesa riconoscendosi reciprocamente. Nel 1994 parte della Cisgiordania, divisa in tre, e due con autorità miste, israeliano-palestinesi. È divenuto Stato di Palestina. Dopo l'omicidio di Rabin nel settembre del 1995, per mano di un oltranzista israeliano, toccò a Clinton, nel 2000, benedire quella che pareva la soluzione definitiva dello storico conflitto. Barak e Arafat sembrava avessero raggiunto un'intesa, che prevedeva, tra l'altro, la cessione ai palestinesi del 95% dei territori di Gaza e Cisgiordania. Ma tutto si arenò su Gerusalemme e sui rimpatri. Nel 2005 Israele cedette Gaza ai palestinesi. Ma l'area della Cisgiordania resta ancora parzialmente coperta dagli insediamenti israeliani che Sharon tentò, tra le proteste dei più conservatori, di eliminare. Un passo avanti e due indietro con parte della Cisgiordania sotto il controllo dell'Olp e Gaza sotto quello di Hamas, e una pace che sembra oggi troppo lontana coi bombardamenti e i lutti che scandiscono una duplice offensiva ormai senza tempo.

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