Vivere in campagna è stupendo. Immergersi nella natura, nei suoi profumi, nella sua implosione primaverile è solo bello. Oggi l'ho fatto. Sono tornata, dopo mesi di lockdown, in una delle zone più caratteristiche della bassa. Sono andata a Torre Pallavicina, un piccolo comune in provincia di Bergamo. Nessuno forse lo conosce. Io lo conosco da quando sono piccola. Il richiamo ancestrale dei nonni mi riporta in questo luogo, che reputo magico e sperduto. Tra le fronde degli alberi, ho scorto il castello.
A seguito della Pace di Lodi (se la ricorderanno i miei studenti?) del 1453 tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia, guerra tra le Signorie, Francesco Sforza, signore di Milano, commissionò al figlio naturale, Tristano, la costruzione di una torre di guardia del confine. La torre venne eretta sulle terre di proprietà dei conti Barbò, feudatari del luogo. Nelle stesso luogo, Adalberto, marchese Pallavicino, costruì una dimora Sibi et Amicis, per sé e per i suoi amici, dimora che esiste tuttora.
Un'oasi di storia dove il tempo sembra essersi fermato. Una riserva naturale che agisce sul corpo e sullo spirito con i suoi colori, che vanno dal verde intenso degli alberi del prato, ai fiori primaverili che sono nel pieno della coloritura e, con il suo profumo inebria l'odorato del passante. Immersi in questo luogo si scorda il mondo, si dimenticano le sofferenze, le angosce, le morti, la disperazione, che in questi ultimi mesi hanno segnato la nostra vita per gli effetti del Covid. Questo luogo quasi magico ve lo consiglio. A due passi da Soncino, borgo medioevale di tutto rispetto, fatevi un giro a Torre Pallavicina. Assaporate la storia del suo castello e, immersi nella natura madre, chiudete gli occhi. Solo il profumo del gelsomino vi condurrà verso sterminati orizzonti. Allora, inebriati dalla bellezza, trasformerete la sensazione in emozione e, l'emozione in illusione. Solo così le notizie del Coronavirus saranno un ricordo duro e amaro ma, lo spirito rigenerato sarà forte.