Forza (e coraggio) Psi
Mauro Del Bue 30 giugno 2021 L'EDITORIALE
Avverto, tra le nostre, modeste fila, una certa frenesia elettorale. Ma il consenso si costruisce oggi solo attraverso la visibilità. Nella società dell'informazione un soggetto politico invisibile è un soggetto politico inesistente.
Eppure, per quanto piccoli, noi socialisti siamo gli unici provenienti dalla cosiddetta prima Repubblica a disporre ancora di parlamentari. Non é cosi per la Dc né per il Pci che sopravvivono ancora, e per di più in versioni plurime, ma privi di rappresentanze nazionali e regionali. Ma diversamente da quanto accade per alcuni loro esponenti, i nostri non sono invitati ai talk show, di loro raramente si riprendono dichiarazioni pubbliche, a loro sono negate interviste. Si salva qualcuno che non rappresenta alcun partito e che fa sfoggio del suo intelligente individualismo. Vi sono compagni e amici convinti che non abbiamo idee, che non abbiamo mai elaborato programmi, che insomma noi viviamo solo di ricordi. Sarà bene qui rammentare che negli ultimi quattro anni abbiamo svolto tre conferenze programmatiche, sempre aperte a ospiti illustri e a rappresentanti di altri partiti. L'ultima, quella promossa a Fano due anni orsono, si è conclusa con il lancio di 50 proposte, forse troppe, ma ne riprendo qui il numero per smentire una falsa impressione, quella di un partito che guarda solo al passato. Siamo stati i primi, già allora, a chiedere l'elezione di una nuova Assemblea costituente per dare origine a una seconda Repubblica spesso declamata (anzi oggi si parla di terza e addirittura di quarta con un'ingiustificata numerazione), ma che in realtà non è mai nata, a opporci all'eliminazione dell'Imu sulla prima casa di lusso, a chiedere la trasformazione del reddito di cittadinanza in reddito da lavoro, a contestare quota cento, e a investire i risparmi in esso liberati per i giovani e il loro dramma occupazionale, a proclamare l'urgenza, molto prima del caso Palamara, di una riforma della giustizia con l'introduzione della separazione delle carriere dei magistrati e il sorteggio per l'elezione del Csm (unico modo per sbaragliare la nefasta presenza delle correnti e la lottizzazione nelle nomine dei procuratori), come recita la proposta di legge presentata dal senatore Riccardo Nencini. Eppure di noi non si é quasi parlato. Il motivo? Certo esiste rispetto alla nostra storia una conventio ad escludendum che deriva da un lato dalla mancata rimozione degli effetti della “benefica” rivoluzione giudiziaria del 1992-94, ma anche dalla necessità del Pd di promuovere una lettura del passato confacente alla sua identità del presente, dove campeggiano Gramsci e don Sturzo, Togliatti e De Gasperi, Moro e Berlinguer, che erano storicamente alternativi, ma oggi sono conciliati in una sorta di visione metafisica perché esiste il Pd che tutti li comprende. Ma una cosa dipende da noi. Più delle proposte programmatiche abbiamo bisogno di intuizioni politiche originali e di tempi nei quali scandirli. Perché la politica come il calcio ha tempi precisi di gioco che non si possono sbagliare. Faccio un esempio e fornisco un contributo di idee. Se il Psi, seguendo una proposta che mi permisi di lanciare il 30 dicembre del 2020 con un articolo sull'Avanti, avesse per primo proposto pubblicamente un governo di unità nazionale presieduto da Mario Draghi penso che avrebbe avuto molta più visibilità di quanta ne possa ricavare qualsiasi proposta programmatica, anche se approfondita e stimolante. Si è preferito rincorrere Conte oggi sconfessato e deriso dallo stesso Grillo. E, questo é il mio contributo, se oggi il Psi lanciasse la proposta di una continuità del governo Draghi anche dopo le elezioni, fino al 2026, data di scadenza delle opere del Recovery fund, credo che otterrebbe non solo visibilità ma anche consenso in altri partiti e in settori di diversi partiti. E credo che attorno a questa proposta, che è nell'interesse del Paese e non dei singoli, si potrebbe coagulare un'area consistente che alle elezioni potrebbe conquistare un risultato significativo. Questa proposta potrebbe solo essere neutralizzata eleggendo Draghi alla presidenza della Repubblica e dal conseguente anticipo di un anno della scadenza elettorale. Ma penso che non molti parlamentari gradiscano accorciare un anno del loro percorso e per di più sapendo che, con il taglio di oltre 300 seggi dovuto allo scriteriato referendum, in pochi potranno essere rieletti. Un partito piccolo deve avere idee grandi. Ce lo insegnava Ugo La Malfa che, disponendo di un partito con poco più dell1% indicava orizzonti verso i quali molti erano costretti a incamminarsi. Ci vuole coraggio e un po' di creatività, meno illusorie aspettative, più amore per la politica. Che sia finalmente tornata di moda se ne sono accorti sia Conte che Grillo, che l'hanno invocata nella loro infuocata polemica. Ne prendiamo atto noi che siamo stati accusati di essere professionisti. Forza Psi, può essere il tuo momento.
Letto. Bel lavoro, compagno "granata" (calcisticamente parlando). Se mi autorizzi, lo rimbalzo su Eco del Popolo. Con chiosa elogiativa. Fatta eccezione per il rimbrotto all'establishment mediatico politico circa la negazione ai socialisti del diritto di tribuna. Ma come, se abbiamo occupato l'intero intervallo tra la prima e la seconda chiama nella lunga seduta in diretta del Senato per la sfiducia al Conte bis e per molti giorni successivi quando il PSI diventò il centro del mirino del gioco allo smerda? Per il resto è vero che ci hanno trattato, ci trattano e ci tratteranno a lungo peggio degli cheyennes. Fine riserva, mai. Perché col nostro know how e con la nostra schiena dritta (pochi) siamo la cattiva coscienza di chi per trent'anni ha avuto un immenso potere inversamente proporzionale alle credenziali. Passerò a miglior vita con queste suggestioni. Che completo con la certezza di esser fuori dalle percezioni-percettibilità popolari per difetto cognitivo dell'opinione e del corpo elettorale. Socialismo è diventato universalmente un tratto distintivo di disvalori etici e istituzionali. A prescindere. Neanche i players del Brittania di 30 anni fa (con cui furono disassati dai poteri finanziari globali equilibri durati mezzo secolo ed ispirati dal perno moderato e riformista) avrebbero immaginato tanto.
L'intento era smantellare l'establishment della prima Repubblica ed affidare la sala regia ad aggregati politici meno pretenziosi. Andavano bene le sinergie con le “toghe rosse”. Ancor meglio i titoli di coda di quel che era stato il maggior partito comunista d'Europa e l'élite democristiana, sempre impicciata con gli idrocarburi, le banche, le fondazioni, la finanza (degli altri). Nell'auspicio, appunto, che non avrebbero preteso la pari dignità coi “grandi” e ce non avrebbero messo bastoni tra le ruote all'incombente passaggio dei poteri tra la politica e la finanza.
Sul capolinea di questa alzata d'ingegno dicono i disastri gestionali che hanno fatto retrocedere l'Italia da quinta potenza industriale alle posizioni di metà classifica del G20. Soprattutto, dicono l'imbarazzante rating di consensi e la preoccupante instabilità.
Sono convinto che l'unica ricetta per rilanciare la sinistra e per mettere in asse l'Italia non possa prescindere dalle idee socialiste. Piero Chiara titolò: "vedrò Singapore?". Io non vedrò la restituzione dell'onore e del ruolo che spettano al socialismo. Cionondimeno non ho, come il quasi coetaneo compagno Mauro Del Bue tirato i remi in barca. I have a dream: vedere le idee socialiste tornare nel ruolo che compete ai grandi ideali e alle grandi dottrine politiche. (e.v.)