Non per autocitazione, bensì per rendere meglio percepibile la percezione di coerenza, richiamiamo virgolettata la parte della Lavagna edita in occasione della ricorrenza e della celebrazione del 129° anniversario della fondazione del PSI. Che, sembrò cogliere nelle edizioni dei due Avanti, assist più che fecondi; sul terreno dell'espansione del raggio d'azione delle due testate e dell'imbocco della dirittura d'arrivo del sotteso progetto, di rilancio della presenza socialista organizzata in movimento unificato.
Scrivevamo (due settimane fa): “Stanti le premesse, deve, a parere di chi scrivere, emergere concretamente la volontà di partire da queste preesistenze per ridare, come direbbe Nenni, gambe al proposito di ripristinare nella vita politica e istituzionale il movimento socialista. Ce n'è un enorme bisogno. Per rimettere sui cardini una vita politica che ha perso smalto, idealità ed efficienza ed una sinistra, volatilizzata dall'effetto omologazione. I socialisti, aperti al rapporto sinergico con le sensibilità riformiste e laiche, dispongono un notevole know how di idealismo e di progetto di cambiamento della società. Ne sono dimostrazione le due testate. Chiediamo ai nostri lettori di sostenerle e di diffonderle, di seguirle. Anche per il progetto politico che sottendono. In autunno, compatibilmente con restrizioni/riaperture relazionali, allestiremo un convegno sul tema del rilancio socialista, con la partecipazione dei direttori dell"Avantionline e dell"Avanti. In tale iniziativa sono implicite le volontà di partecipare alla campagna di diffusione e abbonamenti della versione di Milano ed anche nella divulgazione dell'Avanti online e alla accelerazione dello sforzo di armonizzazione e di convergenza in vista del rilancio del movimento socialista. La Comunità Socialista territoriale sul tale terreno si è molto spesa. Sono nati e stanno nascendo circoli dell'Avanti a Crema (dedicato al sen. Noci), a Soncino (dedicato al sen. Grossi) e a Cremona (con la proposta di dedicarlo al se. Carnesella). Lateralmente, ma sinergicamente, a questo sforzo organizzativo si svilupperà il più ampio dibattito possibile.”
Gli ozii ferragostani devono, anziché ritemprare e ricaricare le pile dei propositi edificanti, aver nociuto alla serenità, alla lucidità, alla coerenza attiva delle menti.
Con lo sconcerto delle evidenze e con l'animo addolorato riportiamo integralmente su questa Lavagna il campionario prestazionale che, inopinatamente, sta invertendo le aspettative.
Un'edizione intermedia dell'Avanti (cartaceo e mensile di Milano, diretto da Claudio Martelli) ha pubblicato integralmente l'atto di liquidazione del PSI e dei beni (materiali ed immateriali)
Un documento che, per quanto possa addolorare l'animo militante dei socialisti non disertori dell'idea, ha un suo valore sul piano sia della storia politica lato sensu sia della sollecitazione a non perdere mai di vista i passaggi cruciali del percorso che portò alla dissoluzione del più antico partito italiano.
Mancano, però, nella inopinata riproposizione documentaristica la premessa della motivazione e la conclusione della finalità.
Ce l'avessero annunciato, avremmo anche noi tirato fuori dagli archivi la copia dell'atto; atteso che, sia a pure in contesti più localizzati, abbiamo anche noi praticato un trentennio fa l'assito della rivendicazione dei beni, materiali ed immateriali, un tempo ascritti alla titolarità del PSI.
Un gesto, come quello della pubblicazione (sterilizzata, come abbiamo osservato, da una contestualizzazione motivazionale) dell'atto di liquidazione (e, implicitamente, del trasferimento del titolo a futuro memoria del patrimonio socialista) non può che sottendere propositi dinamici. Vale a dire, azzardiamo due ipotesi, un'armonizzazione/convergenza delle due testate ovvero il dissotterramento dell'ascia rivendicatoria, finalizzato alla scomparsa di una delle due.
Speriamo di vedere nei prossimi giorni smentita la seconda ipotesi e di assistere alla ripresa del processo unitario delle due testate, che avrebbero ampio spazio nei rispettivi format di prestigiosa rivista cartacea, l'una, e di agile strumento informativo telematico, l'altra.
Osiamo, nel calcolo delle probabilità, che secundum (un gesto di ostilità) non datur.
La riproposizione di sentiments antagonistici sul piano editoriale si rifletterebbe inevitabilmente sul terreno dello sforzo, inconcluso ma rimasto nell'agenda delle cose sensate da fare, di riaggregare un significativo movimento di testimonianza socialista riformista.
In questa edizione de L'Eco del Popolo, che (lo ricordiamo) fu, il 5 gennaio 1889, il prototipo del patrimonio editoriale di un movimento non ancora aggregato (lo sarebbe stato, anche per merito dei due compagni di banco del Liceo Manin, Bissolati e Turati), pubblichiamo le testimonianze in campo.
Però, avvertendo (anche a nome della Comunità Socialista territoriale) che, se fossimo in presenza di intenti divaricanti nelle prospettive socialiste, i “duellanti” non contassero su di noi!
Abbiamo fatto a meno per quasi trent'anni dell'ombrello di visibilità e di rappresentanza derivante da un inquadramento nazionale e, per quanto basiti dalla constatazione che per i socialisti la storia “si ripete due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa, non ci faremo certamente né tirare per la giacca da queste assurde disfide né disarmare nella volontà di continuare la nostra testimonianza.
Mauro Del Bue 6 settembre 2021 L'editoriale
A proposito della liquidazione del Psi e altro
L'Avanti mensile diretto da Claudio Martelli pubblica a tutta pagina l'atto di scioglimento del Psi a cui fece seguito quello della nascita del Si. Che significa? Significa due cose. Che i firmatari di quella mozione che prevalse al Congresso dell'autunno del 1994 portano la responsabilità della fine di un'esperienza centenaria e che gli stessi non possono fregiarsi dello stesso nome che hanno assunto in continuità con la nuova sigla nel 2008. Ragioniamo sul primo punto. Il Psi é finito per responsabilità di Boselli, Nencini, Pia Locatelli, Roberto Villetti, Luca Cefisi? Soltanto uno sprovveduto lo può pensare. Il Psi finì già con le elezioni della primavera precedente, passando dal 13,7% del 1992 al 2,1% dell'aprile del 1994. Questo a causa di tre elementi strettamente connessi l'uno all'altro: la fine del comunismo e la delegittimazione politica dell'intero sistema politico italiano fondato, anche nei suoi assetti amministrativi assai pesanti, sul contrasto, non solo italiano ma internazionale, tra comunismo e anticomunismo, i referendum di Mario Segni, che trasformavano la legge elettorale in prevalentemente maggioritaria, l'assalto all'arma bianca dell'operazione Mani pulite. Alla luce dell'insieme di queste tre circostanze, che anche il gruppo dirigente del Psi non seppe o non volle affrontare come richiesto, crollò non solo il nostro partito ma l'insieme dei partiti politici italiani: prima il Pci, trasformato in Pds e in Rifondazione comunista, poi la Dc che si divise in due tronconi, il Ppi e il Ccd e il Psi, che si frantumò dando vita non solo al Si, ma al Psri di Manca e Cicchitto e al Movimento liberalsocialista di Intini-Boniver, che poi Intini trasformò in Ps aderendo assieme al Si e al gruppo di Martelli allo Sdi nel 1999, e qui mi fermo. Ma anche il Psdi, il Pri e il Pli non ebbero miglior sorte. Pochi mesi dopo perfino il Msi diede vita ad Alleanza nazionale. Attribuire qualche responsabilità, rispetto alla fine del Psi, ai nomi messi in calce a un atto notarile é come sostenere che la fine del fascismo é stata generata, non dall'alleanza con il nazismo e dall'entrata in guerra, ma dall'ordine del giorno Grandi. Il Psi consumò in due anni, dal 1992 al 1994, circa l'85% del suo bacino elettorale. Si può obiettare che poi i diversi partiti generati dal Psi non siano stati capaci di andare oltre. Hanno fatto ben peggio le sigle che si rifacevano ai nomi del Pci e della Dc. Era complicato, per non dire impossibile, far rinascere partiti storici in un sistema non più identitario. Se quell'atto di liquidazione di un nome non fosse stato approvato saremmo stati in una situazione diversa? Non credo. Lavorate sui ricordi. Avete presente gli umori della base socialista e dell'elettorato italiano nei confronti della (falsa) rivoluzione giudiziaria? Avete presente gli umori di entrambi rispetto alla promulgazione di un semplice avviso di garanzia? I tanti che oggi omaggiano Craxi, e fanno bene, si ricordano delle parole che essi stessi spendevano in quel frangente? Ora non capisco che cosa voglia significare quest'accusa latente rispetto a un atto formale di liquidazione. Tenete presente che il sottoscritto all'epoca non aveva partecipato al congresso e non aveva aderito al Si. Ma si vuol forse concludere che la Costituente del 2007 non aveva diritto di battezzare il partito come Ps e poi di aggiungervi la i? Questo é evidentemente il secondo intento. E perché mai? Si aggiunga che nei giorni scorsi é giunta al segretario del Psi e all'amministratore una diffida all'utilizzo della grafica e della parola Avanti da parte di Stefano Carluccio, direttore responsabile del mensile Avanti, diretto da Claudio Martelli. Si vuole delegittimare il Psi, tentando di sottrargli il nome, e il giornale che dirigo, sottraendogli il titolo di Avanti? È un attacco senza precedenti e proprio in piena campagna elettorale. Mi ero illuso che i due Avanti potessero conciliare il loro cammino sotto lo stesso tetto socialista, che ognuno potesse svolgere la sua funzione per gli ideali comuni. Mi ero illuso che l'esperienza e l'intelligenza di Claudio Martelli potessero costituire un utile contributo allo sviluppo dell'iniziativa socialista. Ho tentato più volte, attraverso una lettera personale e più di una telefonata, a convincerlo che si poteva collaborare. Che un conto era un giornale online e un conto un mensile su carta (che per la verità Carluccio aveva proposto al Psi e il Psi aveva condiviso, poi Carluccio si é reso irreperibile). Avevo avvisato poi gli organi dirigenti del Psi del chiaro intento liquidatorio, questo sì, della nostra esperienza. Mi era parso evidente che la linea intrapresa fosse quella del conflitto e della transumanza. Siamo arrivati ai pugni in faccia. Personalmente ne sono particolarmente colpito per i rapporti che mi hanno storicamente unito a Martelli. Non ritenevo neanche concepibile essere oggetto, come direttore dell'Avanti online, di una sua richiesta di inibizione. Non lo credevo neanche pensabile.
Fabrizio Cicchitto: a proposito di diaspora socialista e di Avanti!
Caro direttore, insieme a Paolo Babini, Enrico Manca, a Francesco Tempestini sono stato il presentatore della mozione minoritaria che al XLVII Congresso del PSI sostenne la tesi di mantenere la sigla PSI, di sganciare il partito dal polo progressista e di collocarlo in una posizione autonoma sia dal centro-destra, che dal PDS, anche perché solo assumendo una posizione di questo tipo c'era qualche possibilità di recuperare parte del voto socialista che era andato su Forza Italia come risposta all'operazione di annientamento del PSI che era stata condotta dal pool di Mani Pulite di Milano e da un forte circo mediatico e successivamente dal PDS. Al contrario, la mozione di maggioranza sostenuta da Del Turco, Boselli, Giugni affermava che il PSI doveva cambiare sigla assumendo la denominazione di SI in parziale rottura e in parziale continuità con la storia del PSI collegando il nuovo soggetto politico al Partito Popolare, a Segni e altre formazioni nel quadro del centro-sinistra. Il 12 novembre 1994 il Congresso decise lo scioglimento del PSI con 496 delegati che rappresentavano circa 42.000 iscritti superstiti. La mozione di maggioranza ottenne il 63,6%, la nostra il 12, il resto a mozioni locali di gente che evidentemente non aveva capito nulla. Noi contestammo i risultati per una serie di irregolarità e in contrapposizione al SI demmo vita al Partito Socialista Riformista. Poi la storia dei partitini della diaspora socialista è molto intrigata e complessa ed è inutile riproporla qui. Sulle cause intermedie di quel dramma finale sono valide molte delle osservazioni contenute sul tuo scritto sull'Avanti! on-line dell'altro ieri. La causa di fondo però sta nell'attacco a Craxi e al PSI scatenato nel '92-'93. In quel contesto ci furono anche alcuni seri errori politici, alcuni di essi furono commessi da Craxi: non aver fatto le elezioni anticipate nel 1991; il via libera all'ammissione del PDS nell'Internazionale Socialista; la posizione scelta sul referendum sul voto unico e la rottura con Segni. Altri gravi errori furono invece commessi da chi nel PSI allora contestava Craxi: i franchi tiratori socialisti nell'elezione di Forlani alla presidenza della Repubblica; il colloquio preferenziale di una parte della contestazione socialista non con i miglioristi, che era cosa naturale, ma con Occhetto; l'assemblea a Genova per riconquistare l'onore dei socialisti. Lì ci fu il segno che la contrapposizione interna stava arrivando al punto di non ritorno. Sulle ragioni più immediate del collasso va ricordato che prima di quel Congresso avvenne la secessione di Spini con larga parte dei parlamentari socialisti eletti nel maggioritario perché il PSI nel proporzionale non aveva ottenuto il quorum. Spini costituì una federazione laburista che poi confluì nella “Cosa 2”. Va detto che larga parte dei socialisti allora eletti nel maggioritario erano stati sottoposti ad una scientifica selezione da parte dei segretari regionali del PDS. Ciò detto, però, questo e altro oggi a mio avviso è materia di riflessione storica, anche di ricostruzione giornalistica, non certo di iniziative giudiziarie che darebbero il senso definitivo che la vicenda socialista è passata, per di più a tanti anni di distanza, dalla tragedia ad una mediocre farsa che colpirebbe in primo luogo chi ricorresse agli avvocati e paradosso finale anche ai magistrati. Lo dico essendo stato uno dei protagonisti di quel Congresso insieme drammatico e squallido perché feci la controrelazione proprio sulla questione decisiva. Condivido molte delle cose che leggo sull'Avanti! on-line, la testimonianza resa dall'attuale PSI e anche l'iniziativa portata avanti dall'Avanti! cartaceo, si tratta comunque di una serie di contributi che servono a mantenere aperta la tematica riferita al socialismo. Ciò detto nutro anche la convinzione che occorrerebbe ben altro per ricostruire qualcosa all'altezza del PSI storico. Soffermandomi in modo molto schematico sulla situazione attuale mi sento di rilevare che sulla globalizzazione, sulla finanziarizzazione di una larga parte dell'economia, sulle contraddizioni del capitalismo contemporaneo si ripropongono, con i dovuti aggiornamenti, addirittura elementi dell'analisi marxista, specie quella contenuta in una marxista della seconda generazione, cioè Rudolf Hilferding, che ha scritto il libro Il capitale finanziario. Per altro verso, poi, mi sembra evidente che le due grandi operazioni di carattere eversivo-rivoluzionarie avvenute nel nostro paese, quella fatta nel '92-'94 in primo luogo contro Craxi e il PSI, ma anche nei confronti del centro-destra della DC e dei partiti laici, con il salvataggio del PDS e della sinistra democristiana, e poi quella realizzata nel 2013 che ha colpito Berlusconi e Forza Italia hanno prodotto conseguenze devastanti. Da un lato l'affermazione di un movimento come il M5s alle origini antiparlamentare, antipolitico, antimprenditoriale, ultragiustizialista e oggi dimezzato rispetto a queste posizioni originarie e trasformista per assicurarsi la sopravvivenza; sull'altro lato invece nel centro-destra mentre Berlusconi e Forza Italia, anche in seguito ai ripetuti attacchi giudiziari, sono stati ridotti ai minimi termini, invece sono diventate fortissime due componenti sovraniste, populiste, antieuropee che per di più civettano anche con i no vax. In mezzo c'è un PD che è l'esangue erede della ditta comunista e della sinistra democristiana che a suo tempo ha scartato la proposta forte dei miglioristi di passare dal comunismo alla socialdemocrazia e che invece ha realizzato una falsa Bad Godesberg attraverso il giustizialismo che ha sostituito il leninismo e un pasticciato neoliberismo. Oggi tutto ciò è in crisi e il PD è in grado di offrire solo un po' di professionalità politica e di europeismo, mentre la sua alleanza con il Movimento 5 stelle apre mille interrogativi senza dare risposte. Rispetto a tutto ciò, sia detto di passato, viene da dire che il Signore ci conservi a lungo Mattarella e Draghi. Rispetto a tutto ciò è evidente che c'è un buco, anzi un vuoto, costituito proprio dalla mancanza di un grande e forte partito socialista. Ma se qualcuno pensa di coprire questo vuoto a partire dallo scontro giudiziario sulle sigle dimostra di non aver capito nulla e anzi rischia di ridurre un dramma in una mediocre farsa. A mio avviso l'unica strada è quella del lavoro culturale, giornalistico e anche politico nella speranza che ad un certo punto scocchi in modo imprevedibile la scintilla che coinvolga un pezzo delle nuove generazioni e che ciò porti alla formazione di un nuovo soggetto politico di stampo socialista. Ma su questo terreno nessuno può avere certezze, verità rivelate in tasca o pensare di proiettare nel presente il proprio straordinario passato. Non c'è dubbio che rispetto alla storia socialista si è verificata una contraddizione rilevante. Malgrado il bombardamento e i molteplici linciaggi in primis quello fatto nei confronti di Bettino Craxi come ci ha ricordato il libro di Facci sul 1993, una moderna piazzale Loreto, invece la cultura socialista è rimasta in campo per la forza della sua elaborazione, grazie ad alcuni storici di grande livello e a ciò che hanno fatto Gennaro Acquaviva e il compianto Luigi Covatta con i libri sugli anni di Craxi e lo stesso Covatta con un nucleo di intellettuali assicurando la pubblicazione ad alto livello di Mondo Operaio. Si può dire che grazie a tutto ciò questa volta la storia non è stata scritta dai vincitori. Per altro verso l'Avanti! on-line (come del resto quello cartaceo) stanno svolgendo un ruolo significativo e il PSI svolge un ruolo di testimonianza senza per altro essere esploso, ma perché ciò avvenga occorre un imprevedibile salto di qualità rispetto al quale tutto ci può essere, tranne che un mediocre gioco a rubamazzo sul terreno delle sigle. Ricordiamo agli sprovveduti che esiste un contenzioso giudiziario sulla aggiudicazione della sigla DC in atto da alcuni decenni e che ha solo fatto guadagnare alcuni avvocati.
Fabrizio Cicchitto