La breve ma intensa cerimonia ha avuto luogo presso la cappella della famiglia Di Dio nel civico cimitero cittadino, a cura L'ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI CRISTIANI e con il patrocinio del Comune di Cremona e la partecipazione ufficiale dell'A.N.P.I. e di tutte le Associazione Combattentistiche.
Si è trattato di un tributo di testimonianza ispirato alla coerenza ed alla volontà di tramandare ai contemporanei, spesso distratti, ed ai posteri, non esattamente indotti a ricordare e ad interrogarsi sul passato. Ma ispirata all'interpretazione che personalmente più amiamo del ricordo che rivendichiamo come base del vivere presente e del futuro. L'hanno definita tutti coloro che sono intervenuti:
Giorgio Carnevali che ha presentato l'evento, il Sen Angelo Rescaglio, presidente dell'Associazione organizzatrice, Mariella Laudadio della Presidenza dell'ANPI, il celebrante mons. Vincenzo Rini, Simona Pasquali Presidente del Consiglio Comunale.
In tutti i loro interventi è uscito come tratto comune l'ansia che il senso della testimonianza dei fratelli Di Dio non vada sommerso dalla coltre dell'oblio, ma venga percepito e divulgato per quello che è stato. Vale a dire la coraggiosa testimonianza, fino al sacrificio della vita, dedotta da una scelta inequivocabile in un contesto drammatico. Antonio ed Alfredo erano stati educati in uno scenario che pretendeva silenzi, obbedienze, conformismi. In contrasto con tali presupposti seppero compiere una scelta di rottura.
Il loro sacrificio, è stato sottolineato univocamente dagli intervenuti, ispira oggi un antifascismo ragionato e senza odio.
Perché commemorare i F.lli Di Dio, ha esordito Giorgio Carnevali. Perché proporre un momento di raccoglimento per tutti coloro i quali vorranno inchinarsi, riverenti, davanti al sacrificio di chi comprese il significato di quelle “Ore della storia-Ore della verità”? Contro la dittatura affermare la libertà per riaffermare l'inalienabile diritto della persona umana ad una vita libera, sicura e dignitosa. Antonio e Alfredo Di Dio, ardimentosi giovani cattolici, ebbero il coraggio di testimoniare i propri ideali di libertà attraverso la lotta di Liberazione. Dotati di una straordinaria personalità, la Storia d'Italia li connota quali EROI e li colloca nella ristretta cerchia di coloro che la Patria ha onorato per l'eccezionalità delle gesta compiute. Un doveroso grazie vada alle Associazioni Resistenziali, alle Associazioni d'Arma Combattentistiche, alle autorità ed ai cittadini tutti che hanno inteso testimoniare con la loro presenza la memoria di questi due giovani eroi della patria.
Il sacrificio di Alfredo e di Antonio non rimarrà inutile. Furono giovani le cui doti di ingegno, morali, di carattere li rendevano indimenticabili per chiunque avesse con loro rapporti. Nati a Palermo (Alfredo il 4 luglio 1920, Antonio il 17 marzo 1922), si trasferirono coi genitori nel 1928 a Cremona ove il padre, V. Brigadiere di P.S, assunse servizio presso la nostra Questura. Compirono gli studi elementari presso il Centro Plasio, successivamente al Ginnasio-Liceo “D.Manin”. Praticarono intensa attività sportiva a livello nazionale (scherma). Avviati all'Accademia Militare di Modena si fregiarono del grado di sottotenente. Iscritti alla Facoltà di giurisprudenza presso l'Università di Pavia non poterono proseguire gli studi poiché l'8 settembre 1943 gli eventi precipitarono. In quei giorni Antonio fece pervenire una lettera ai genitori: “Carissimi, sono trattenuto dai tedeschi e credo mi porteranno in Germania. Non preoccupatevi, perché sto benissimo e sono con tutti i miei compagni. Vi bacio tanto (Antonio- W l'Italia).
Il giorno successivo, sottrattosi alla vigilanza, raggiunse il fratello Alfredo che nel frattempo, non avendo voluto consegnare ai tedeschi il reparto di cui aveva il Comando, aveva raggiunto le montagne circostanti Omegna, nella provincia del Verbano Cusio Ossola, posta all'estrema propaggine settentrionale del Lago d'Orta. Ben presto abbracciarono gli ideali di libertà e di democrazia organizzando i primi nuclei di Resistenza. In entrambi era radicatissimo il principio dell'esempio. Mai, neppure da giovanissimi, si sottrassero ad un dovere e mai, nei momenti del pericolo, “mandarono” quando potevano andare di persona. In ogni caso furono giovani che ebbero il coraggio di sostenere i propri ideali sino alle estreme conseguenze.
Durante un atto d'arme avvenuto a Megolo (Verbania) la generosità e l'attaccamento alla Patria portarono Antonio a morte gloriosa il 13 febbraio 1944. Alfredo cadrà il 12 ottobre 1944 in un atto di eroismo a Gola di Finero (Domodossola). Vennero insigniti delle Medaglie d'Oro al Valor Militare e sepolti presso il nostro civico cimitero nella Cappella di famiglia.
Ad oggi, a Cremona, alla memoria dei fratelli DI DIO ne è intitolata la storica sala di scherma, l'Accademia d'armi "Antonio e Alfredo Di Dio Emma", società che da oltre 116 anni pratica lo sport della scherma, nel quale Alfredo era atleta di alto livello.
Le due anime dei fratelli Antonio e Alfredo si ricongiunsero dunque così alla luce del loro eroismo dopo aver dato alla Patria, in impeto di cavalleresca dedizione, gioventù che già si preannunziavano ricche di promesse. Nel nome di Alfredo e Antonio potranno mai ricomporsi le lacerazioni ancora esistenti fra i cittadini se tutti intenderanno il messaggio di amore contenuto nelle ultime parole pronunziate da Alfredo: “La mia vita per l'Italia”.
E così sia.