L'ECO COMMIATI E RICORDI Ciao, Deo
Non è ammesso alcun sospiroso, banale “ah… come passa il tempo”. In situazioni come questa, in cui muovi dalla necessità di riordinare le idee che ti affollano la mente per tracciare un sintetico e dai più percepibile profilo dell'ultimo scomparso, sballa qualsiasi scansione temporale degli incroci. Dei primi, che hanno dato la stura ad una consuetudine di frequentazioni e di testimonianze comuni, come dell'ultimo.
L'ultimo avvenne quasi un anno fa in occasione della conferenza/consegna del Fondo Borelli all'Archivio di Stato.
Il ricordo del primo si muove nella notte del tempo. Quattro anni di differenza per chi ha doppiato il mezzo del cammin di nostra vita sono un'inezia. Ma se sei meno che ventenne, questo delta ti iscrive d'ufficio ad una diversa classe d'età ai fini dei ruoli nella militanza parallela.
Chi scrive si apprestava a fuoruscire dall'esperienza della militanza giovanile e Deo vi entrava.
La conoscenza personale era altra cosa. Perché, avendo contatti quotidiani col padre Kiro, non potevi non stabilire rapporti anche col retroterra famigliare.
Fogliazza jr subentrava alla guida di una FGCI, la federazione giovanile comunista, strumento di svezzamento politico e di formazione dei quadri destinati ad entrare nella nomenklatura, quando le classi antecedenti di Cantarini, Abeni, Azzoni, Mainardi erano già state metabolizzate nella struttura dirigenziale del PCI cremonese.
La loro griffe sarebbe stata quella della lotta per il Vietnam; quella della successiva generazione figiciotta (ed, ovviamente, figiessina) sarebbe stata imperniata, per dirla velocemente, sul '68. E poiché, per essere veloci non vogliamo in alcun modo travisarne il senso, precisiamo che la cifra comunemente conosciuta di quel contesto era molto simile ad un iceberg.
Quanto stava avvenendo in Europa e, con qualche ritardo, in Italia, era destinato a mettere in discussione “il sistema”, contro cui lottava la sinistra, ma anche gli strumenti interpretativi e la proposta politica della sinistra.
La testimonianza per la democratizzazione della scuola rientrava nell'auspicio e nella rivendicazione di un più ampio afflato democratizzante; che avrebbe nobilitato vasti strati della società e posto in prima fila le nuove classi d'età.
Quella generazione di militanti approdati alla sinistra ed al PCI, che ne era parte considerevole, avrebbe trovato di fronte a sé un terreno d'analisi e di impegno militante significativamente più evoluto rispetto agli standards della lotta di classe.
Insomma, per Deo, che in quella temperie era approdato alla scuola superiore, diventava naturale, anche per lo stigma ricevuto da un contesto famigliare significativamente esposto nella testimonianza sociale e politica, incardinare la propria linea-guida esistenziale nell'impegno militante.
E, poiché abbiamo anticipato che i tempi erano destinati a profondi mutamenti suscettibili di influenzare anche aggiustamenti nella modalità di testimonianza militante, nel breve volgere di tempo anche la struttura giovanile dei movimenti di sinistra avrebbe inevitabilmente dovuto adeguarvisi. Cambiando approcci, gesti e riti, che la consegnavano ad una sorta di addestramento alle funzioni future di direzione di un apparato politico ed organizzativo imponente; per calarsi in una mentalità sensibilmente diversa e congrua ad essere credibile agli occhi delle nuove generazioni.
Da tale punto di vista, Deo, pur essendo in qualche modo cooptato in quello che un tempo si definiva “apparato” dimostrava di aver capito i tempi.
Mentre per le precedenti leve delle organizzazioni giovanili di sinistra era proibitiva la prerogativa del diritto di tribuna nel movimento studentesco, quella successiva conquistò agevolmente i galloni; proprio perché seppe immedesimarsi nei tempi nuovi, con linguaggi congrui e modalità attrattive adeguate.
Deo Fogliazza contribuì, secondo chi scrive anche per ragioni temperamentali, a questo snodo.
Non ricordiamo bene la data, ma portiamo memoria di un aneddoto, da tale punto di vista, significativo. Si era all'inizio degli anni 70, con un inverno foriero di nevicate abbondanti. Per qualche ora la città era stata messa in ginocchio. Si erano mobilitati diffusi gesti di solidale mobilitazione. Deo aveva capeggiato l'ingaggio volontario di numerosi studenti, che avevano affiancato le operazioni di sgombero.
Ovviamente ricavando, da tale impulso solidale, un'evidenza capace di proiettarlo ancor più nell'attività giovanile del PCI.
Terminati gli studi, divenne quasi scontata l'opzione di entrare nei ranghi definiti, come si celiava a quei tempi, da”rivoluzionario a tempo pieno”.
Per la fattispecie del PCI si trattava di una scelta ideale, dalle profende implicazioni esistenziali.
Che richiedeva, innanzitutto, la focalizzazione di un format che non poteva mai perdere di vista le premesse ed, in secundis, una forte dedizione ed un senso di disciplina congruo ad un apparato in cui il gioco di squadra era essenziale.
Diciamo che, sotto tale punto di vista, quelle regole di ingaggio andarono quasi subito un po' strette per un temperamento, diciamo, esuberante e non esattamente portato ad interpretazioni conformistiche. Si potrebbe azzardare ben sapendo che il diretto interessato ne rise ne direbbe tuttora, un aparatcik creativo
Fatto si è che, Deo fu mandato a farsi le ossa da futuro dirigente in un contesto decentrato rispetto all'apparato centrale, ma non di meno per questo impegnativo.
Il cerchio di fuoco in cui saltare, come abbiamo scritto un anno fa a commento dell'evento svoltosi all'Archivio di Stato, era rappresentato dalla normalizzazione della complicata situazione soresinese del PCI; in quel momento alle prese con la tentata quiescenza del Sindaco storico Borelli.
Per quanto una patata così bollente esigesse passi prudenti ed eloqui felpati, la gestione da parte dell'inviato della Federazione non si prestò ad interpretazioni equivoche.
D'altro lato, il diretto interessato, chiamato opportunamente un anno fa a testimoniare il suo rapporto con il leader locale, non si lasciò mancare la chiave interpretativa della sua mission: “ i tempi stavano mutando in senso generale”.
Non si può dire che l'esito della vicenda abbia collocato sugli scudi i futuri snodi di carriera politica per Deo.
Quando la ritenne esaurita, ne trasse le conclusioni del caso e s'occupò d'altro. E, va detto, senza troppo pensare a conformistiche convenienze.
Non proprio gettò, come si sarebbe potuto azzardare, la tonaca di rivoluzionario (che, d'altro lato, non era mai stato, in quanto si definiva comunista democratico e liberale) alle ortiche; ma intraprese, con passione e competenza, un'attività sicuramente più congeniale alle sue caratteristiche di comunicatore.
Alla fine degli anni settanta, i segretari delle federazioni del PCI e del PSI, convinsero la cooperazione ad investire nella cultura; subentrando nella gestione dell'a prestigiosa ex Libreria Lorenzelli in Galleria 25 aprile e dell'emittente Teleradiopadana, di cui Deo assunse la direzione.
Ah…sì…negli scenari correnti di libertà d'antenna e di social tutto è facile.
Si immagini invece il contesto di quaranta e passa anni fa. Vero è che Deo, per qualche tempo assistito da Canevari, lanciò una comunicazione moderna, efficace, capace di interpretare anche le aspettative di informazione su temi politici ed istituzionali locali e su problematiche culturali e sociali.
Il giornale delle 13 ad esempio avveniva per buona parte con interviste e servizi in diretta.
Quando anche questa fase si esaurì, Deo si reinventò nel collaterale segmento pubblicitario.
Più tardi avrebbe dato il meglio di sé nel ruolo di comunicatore al fianco del Presidente della Provincia e del Sindaco del Capoluogo; in cui dimostrò sempre professionalità ed equilibrio.
Tenne per un significativo periodo attivo un blog di informazione politica collegato all'Ulivo; assembramento di cui in qualche misura fu convinto antesignano.
Aveva capito che le residue chance di affermazione di un campo moderato della sinistra riformista non potevano che partire, non dalla sommatoria delle preesistenze dei soci di riferimento, bensì da un impegnativo sforzo d'analisi di una situazione in movimento, che avesse come traguardo un progetto di trasformazione della società all'inizio del terzo millennio.
Non ha avuto il tempo per continuare a partecipare a questa sfida, che nonostante alcune impasses decisamente disarmanti, resta ineludibile.
Ciao, Deo!
Nella mattinata di oggi si sono svolti le cerimonie di commiato. Prima quella religiosa presso la Chiesa contigua all'obitorio. E successivamente quella laica presso la sala del commiato della cremazione.
In questi due giorni, successivi al decesso, moltissime persone hanno voluto esprimere alla moglie Ester, al figlio Miche ed alle sorelle Rosalba e Nella il rincrescimento per la scomparsa e rinnovare l'amicizia e la stima nei confronti di Deo.
Il saluto, come si diceva, è avvenuto nella Sala del Commiato, allestita sobriamente, senza tuttavia rinunciare a simbolizzare il senso della testimonianza civile dello scomparso.
Tra i presenti, l'on. Pizzetti, il presidente del Consiglio Comunale Pasquali, il consigliere Comunale Burgazzi, il presidente della Fondazione Cremona avv. Garoli, gli ex consiglieri regionali Abeni ed Azzoni, l'intero gruppo dirigente del PD e dell'ANPI, oltre che numerosissimi rappresentanti della vita politica attuale e passata.
Impossibile essere più dettagliati. Sicuramente coloro che hanno voluto salutare per l'ultima volta Deo sono stati tanti.
Nel corso della cerimonia sono intervenuti Giancarlo Corada, di cui Fogliazza fu stretto collaboratore in Provincia ed in Comune, Mariella Laudadio dell'ANPI e Pierluigi Rotelli, già presidente del Consiglio Comunale.
L'omaggio ha integrato un canto della Resistenza.