Dopo “Piano Solo”, “Un'odissea partigiana”, “Disertori”, dei veri best-sellers dell'editoria storiografica dell'età contemporanea ed, in particolare, del Ventennio, del guerra civile e del periodo immediatamente successivo alla Liberazione, Mimmo Franzinelli apprezzato, per la profondità di ricerca come per la totale indipendenza dai giudizi che ogni suo lettore trarrà dallo studio dei suoi lavori, sarà tra breve a Cremona a presentare e a discutere “Il Tribunale del Duce. La giustizia fascista e le sue vittime(1927-1945)” –edizioni Mondadori
Franzinelli, in un eccesso di modestia, ha ripetutamente definito il proprio lavoro come un impegno di base atto a fornire fonti alla ricostruzione storiografica che verrà. Se tale merito gli va riconosciuto, va anche doverosamente aggiunto che il percorso della sua esposizione, sempre aderente alla prova documentale ed all'obiettività, accompagna agevolmente l'interpretazione della ricerca.
Il nuovo lavoro era stato preannunciato sette mesi fa in occasione della rassegna Filo/Libri. Con una puntualità da ferrovie svizzere e con un'intensità stakanovista di lavoro, il prof. Franzinelli ha dato alle stampe (con Mondadori) il preannunciato saggio. Dedicato alla rivisitazione degli scopi, dell'intelaiatura, delle aberrazioni di questo “mostro giuridico”, chiamato ad amministrare la giustizia contro gli oppositori del regime. Come ricorda l'autore, nel primo decennio di operatività condannò 3.122 (di cui 76 alla pena capitale) ne prosciolse 7.581. Ma al di là delle dimensioni numeriche della “produttività” il Tribunale del Duce fu manifestamente concepito e tale si sarebbe rilevato concretamente come il profilo preminente dell'inclinazione del regime ad esercitare l'autoritarismo/totalitarismo anche come ammonimento permanente a sottomettersi.
Il rapporto da uno a più di due tra condanne e proscioglimenti dice sufficientemente delle modalità di pesca a strascico dell'ossessivo controllo dell'OVRA e del lavoro “istruttorio” dei magistrati “speciali”.
Del che, come ha efficacemente focalizzato una recente ricerca di Giuseppe Azzoni, si ebbero consistenti tracce anche nel territorio cremonese.
Il vernissage della giustizia speciale contro l'antifascismo e contro qualsiasi testimonianza avversa al regime ebbe luogo il 1° febbraio 1927 per concludersi in coincidenza con la caduta del regime.
Ma il Tribunale avrebbe continuato ad operare ben oltre la deposizione del Duce ed, a partire dal clamoroso processo di Verona contro i “traditori del25 luglio 1943”, lungo tutto il ciclo della RSI.
Ma non è qui che si ferma l'apprezzato saggio del professore bresciano. Franzinelli, infatti, ripercorre anche le vicende successive che avrebbero interessato le sorti dei protagonisti attivi della funzionalità di questa aberrazione giurisdizionale.
Quei giudici in qualsiasi altro contesto, minimamente degno di reputazione etica, avrebbero quanto meno dovuto seguire, se non proprio la sorte del capo del ventennio, il meritato destino della definitiva estromissione dal consorzio civile e, soprattutto, dall'esercizio della pubblica funzione.
L'incipit dell'apprezzabilissimo impegno critico del saggio di Franzinelli da parte dello storico e giornalista Paolo Mieli sul Corriere di lunedì 30 gennaio è racchiuso in un titolo che non lascia nulla all'immaginazione ma tutto ad un sia pure postumo sconcerto; “Alla fiera dell'impunità”.
Come i lettori avranno modo di verificare i players del Tribunale Speciale fascista sarebbero stati tutti rapidamente amnistiati. Una sorta di tana liberi tutti, propiziato dall'afflato alla pacificazione nazionale dell'amnistia voluta da Degasperi e da Togliatti.
Il libro, come si è premesso, verrà approfondito nel corso della conferenza, organizzata nel quadro di Filo-libri con la collaborazione dell'Associazione Zanoni, dell'ANPI, dell'Associazione Partigiani Cristiani. L'autore si confronterà con Giancarlo CORADA, storico e già Sindaco di Cremona, col prof. Mario Coppetti e con alcuni giornalisti cremonesi.
Dell'evento L'Eco del Popolo fornirà più ampi dettagli nel prosieguo.