25 ottobre 2021 con inizio alle 20,45, sala Anelli
ingresso libero fino a esaurimento dei posti. Obbligo di Green Pass.
Rigosi presenta il suo potente romanzo che gli è costato dieci anni di ripensamenti e riscritture
Conversazione con Mattia Tortelli
Accompagnamento musicale di Chiara Marinoni e Matteo Bacchio
Come per tutte le manifestazioni del Caffè Letterario, anche questa è stata resa possibile dal contributo delle aziende che sostengono l'associazione culturale: Associazione Popolare di Crema per il territorio, Banca Cremasca e Mantovana, Sparkasse, Comitato Soci Coop di Crema, libreria La Storia di Crema, il quotidiano La Provincia di Cremona e Crema, Teicos di Pandino e, naturalmente, la Fondazione San Domenico che ospita gli appuntamenti.
Sergio è un regista affermato, vive a Roma in una casa accogliente, con una compagna elegante e sicura di sé. Ma una sera riceve una telefonata in cui lo informano che Vitaliano, un vecchio amico che non vede da tantissimo tempo, sta attraversando la fase terminale di una rara malattia degenerativa. La notizia lo mette di fronte a un patto che si scambiarono quando erano due adolescenti inquieti e ribelli. Sergio e Vitaliano si sono conosciuti sui banchi delle scuole medie, nella Bologna degli anni Settanta, e per un decennio sono stati inseparabili: idealista, tormentato, ma studioso e posato il primo, istrionico, provocatore e animato da una vena autodistruttiva il secondo. La loro è stata un'amicizia profonda, cementata dalle passioni comuni per la letteratura, la musica e il cinema. Hanno condiviso viaggi, serate in osteria, la ferita dell'attentato alla stazione, un grande amore, la loro relazione viene persino lambita dall'ombra dell'eroina. Fino a che un momento di incomprensione profonda non li ha separati. A riavvicinarli dopo più di trent'anni è proprio la malattia di Vitaliano. La difficile decisione davanti a cui Sergio si trova - e che in diversi momenti cerca di eludere - si rivela anche un'occasione per rimettere in discussione la sua esistenza, il senso del suo lavoro e le relazioni professionali e affettive. Per dirla con parole sue, “è una storia dura, difficile da raccontare, che ho preso e lasciato numerose volte” quella che racconta Giampiero Rigosi, tornato nelle librerie con il romanzo “Ciao Vita” dopo dieci anni di assenza, un lungo periodo durante il quale ha scritto radiodrammi e collaborato con diverse fiction televisive, tra cui Distretto di Polizia, l'Ispettore Coliandro e Crimini. Per il cinema, ha collaborato con Roberto Faenza alla sceneggiatura del suo film Prendimi l'anima e ha scritto, assieme a Fabio Bonifacci, la sceneggiatura di Notturno bus, il giallo che lo ha imposto al grande pubblico. Una storia che racconterà agli appassionati lettori che affollano il Caffè Letterario di Crema.
C'è anche un omaggio a Cremona, o meglio a un cremonese di peso nel mondo letterario, in Ciao Vita: Vitaliano, uno dei due protagonisti, è nato e cresciuto all'ombra del Torrazzo, «Non è per caso — spiega l'autore—. A darmi la spinta decisiva per completare questa storia è stato un grande amico e un grande scrittore: Sandrone Dazieri. Gliene ho reso merito facendo crescere Vitaliano nella sua città».
“Io credo che la parola data abbia un valore forte, anche quando ci mette di fronte a qualcosa di scomodo – afferma Rigosi-. Sergio cerca più volte di sfuggire a un patto stretto tanti anni prima, quando ancora lui e Vitaliano si frequentavano ed erano uniti da un'amicizia intensa e profonda. Però, nonostante i diversi tentativi, non riesce a eludere la promessa né il bilancio, affettivo, professionale ed esistenziale che si trova ad affrontare una volta che ha cominciato a riemergere il passato, con le passioni giovanili, i tradimenti, i compromessi, le omertà e tutto ciò che ha attraversato nella vita da adulto».
L'amicizia e le incomprensioni che possono minarla sono un altro tema centrale, così come il fine vita, che però secondo me viene dopo per ordine di importanza. «Le scelte di fronte alle quali ci si può trovare nel fine vita e la libertà di autodeterminazione sono argomenti che mi stanno molto a cuore, però l'importanza dell'amicizia, le incomprensioni e il tradimento - o la sua alternativa: la fedeltà - sono temi assolutamente centrali nel romanzo».
La Storia e le storie dei protagonisti si intrecciano. Chi è cresciuto negli anni Settanta del secolo scorso si ritrova perfettamente nel clima umano, culturale e politico. «Cosa hanno lasciato nel mondo quegli anni, non so, a volte sembra pochissimo, ma ovviamente non è così: ogni epoca storica è un'evoluzione, che a volte può sembrare un'involuzione, delle precedenti. In me ha lasciato dei ricordi, alcuni dei quali molto intensi, di quell'energia che dici, e anche delle contraddizioni e dei contrasti, a volte anche violenti. Però in realtà non mi pare di avere troppa nostalgia di com'ero da giovane, forse anche per un certo lato autodistruttivo, che in parte è servito come nucleo per creare il personaggio di Vitaliano. Se dovessi dire di cosa ho più nostalgia ora, è di certi momenti trascorsi con mio figlio quando era molto piccolo, o un po' più avanti, quando aveva otto, dieci anni. Adesso che ha appena compiuto ventun anni ed è ormai quasi uomo, mi manca la fisicità del rapporto di allora, l'affidarsi a me che coglievo nel suo sguardo e nei suoi gesti».
E poi c'è la forza dei ricordi: “La memoria è importante, dà la possibilità di fare i conti con se stessi, di cercare un filo nel magma caotico e a volte incoerente della propria esistenza. Poi, certo, a volte la memoria di ciò che è passato porta un senso di nostalgia, e io per mia natura non cerco di rifuggire agli stati d'animo melanconici, nostalgia compresa».