Gentile Direttore, è da tempo che seguendo le vicissitudini politiche del nostro Bel Paese mi ritrovo a sorridere perplessa sull'abile trasformismo dell'onorevole Salvini. Quello che più mi sconcerta è la facilità con cui sciorina ai giornalisti i suoi imprescindibili principi prima di incontrarsi con il Presidente del Consiglio Draghi. Al ritorno altra musica, lodi sperticate sulle decisioni altrui anche se contrarie a quanto da lui “suggerito “. E ancora, se venivano resi noti determinati accorgimenti, il giorno dopo asserisce di esserne stato l'ispiratore. Se non vi fosse da ridere, piangerei.
La vita, la sua vita cammina sempre sulla stessa via… Difensore del valore della famiglia (lui che ne ha due o tre), coroncine del Rosario con crocefisso appresso ben ostentate e mani alzate al cielo …per poi promuovere l'emendamento pro bonus ai separati o divorziati in difficoltà. Non troverei criticabile questa sua ultima idea se non fosse stata da lui proposta e se i tempi non fossero così difficili per tutti. Da ogni parte si “tira la giacca“ a Draghi per cercare di mettere un freno al caro bollette e per impostare un sistema diverso nella gestione delle tasse. Vari paesi con cui simpatizza sono in cerca di una nuova moralità (?) e lui imbocca un'altra strada. Posso definire questo personaggio ambiguo? Mi inquieta. È nella maggioranza ma contesta a priori. Vorrebbe stare nel centro destra ma appena teme di perdere qualche voto fa un passo indietro …ma quando pensa di aver trovato qualche frase d'effetto continua a ripeterla, a ripeterla, a ripeterla. Cosa fare? Io spengo la televisione e lei, cortese direttore? Un cordiale saluto.
Cremona 17 dicembre 2021
Clara Rossini
IL REDDITO AU CAVIAR
La nostra gentile lettrice (e cara compagna e amica) sa perfettamente della nostra fruizione a minimassimo sindacale dei servizi media: Un telegiornale pro-die, le rubriche di Rai Storia, qualche film per cui valga la pena (palinsesto, che quando è in riserva, viene soccorso con la personale cineteca di 1200 films).
La cronaca politico-istituzionale deve, giustamente, rappresentare la pluralità delle voci. E chi, come noi, scrive, non può esimersi dal sentire le campane. Anche quando i campanari, come quelli che cita la nostra interlocutrice sono decisamente sgradevoli.
Scriveva qualche giorno fa sul punto generale il nostro apprezzatissimo opinionista Domenico Cacopardo
L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, recita l'art. 1 della Costituzione: ebbene con questo reddito di cittadinanza un essere umano (italiano) sano, idoneo a svolgere attività produttive coerenti con la propria preparazione, la propria indole, la propria cultura, riceve una retribuzione per rimanere a casa davanti al televisore e per non fare niente. Questo è un virus devastante che ha introdotto in Italia i germi sudamericani del giustizialismo cioè del sostegno assistenziale a scapito dell'impresa e della produzione. E che sia un virus lo dimostra il fatto che in queste settimane nessuno dei partiti della maggioranza ha avuto il coraggio non dico di abolirlo, ma di disciplinarlo in modo che rappresenti un soccorso momentaneo incentivante il ritorno al lavoro. Anche perché se c'è una cosa che non manca nella nostra penisola è il lavoro: anzi ci sono decine di migliaia di posizioni di lavoro scoperte mentre i settori sono in affannosa ricerca di donne e uomini disposti a impegnarsi in un'attività lavorativa”.
Noi ci permettiamo aggiungere quanto segue; rispetto sia al pregresso non virtuoso del “reddito” sia agli sviluppi che sono stati oggetto della preparazione della cosiddetta Finanziaria
Question: lo spoil del “tesoretto”, una specie di “offa” (di 8 miliardi di euro, dedotti dalla “finanziaria” per il prossimo esercizio), una specie di frattaglia data in pasto alla muta di famelici cani, che sono l'asset dei sostenitori del Governo di salvezza Draghi, per tenerli buoni e per consentire loro di tenere buono il parterre dei loro sostenitori. Il Presidente della Confindustria, Bonomi, amaramente denuncia: “mi spiace che si lascino 8 mld sul tavolo ai partiti per decidere in che modo spenderli”. Dovrebbero essere tempi magri. Ma la sensazione che si trae dal tenore della contesa è che, se non del tutto voluttuario, il bouquet delle opzioni finirà prevalentemente a voci non essenziali, o comunque non in linea con un'idea di rigore (ispirata dal castigo biblico in corso e con la consapevolezza della permanenza di un debito statale monstre, in ulteriore, inarrestabile crescita, ben oltre i 2700 mld. Siccome, attorno alle spoglie, si era intravvisto un margine di risparmio di circa 800 mln, anziché girare il differenziale a defalco, i players della maggioranza sono tornati ad azzannarsi per indirizzare il finanziamento a interventi sollecitati dai rispettivi bacini.
Tra questi, agli occhi del “capo” leghista, è sembrato ineludibile il sostegno ai genitori separati o divorziati fino a una concorrenza di 800 euro mensili (micio micio, 10.000 euro quasi annui, equivalenti ad un reddito di cittadinanza).
Ma siccome la mamma dei buoni a nulla capaci di tutto è sempre pronta a sfornare pargoli dediti a produrre scelleratezze istituzionali, ecco che s'avanza, nell'agone, tal senatrice forzista, Urania Papatheu, per proporre il sostegno “al percorso di transizione per il cambio di sesso e per la relativa operazione”. Evvaiii….Sorprende che la sinistra riformista e laburista faccia carte false per rafforzare il proprio profilo di guache au caviar. (e.v.)