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REFERENDUM 2020-6

Continua il confronto in vista delle urne elettorali: intervento di Evelino Abeni, figura nota ed indimenticata della vita politica ed istituzionale di Cremona

  10/09/2020

Di Redazione

REFERENDUM+2020-6

Uno dei motivi – se non addirittura quello maggiormente sottolineato – del distacco, della disaffezione dei cittadini nei confronti della politica va riferito alla carenza di rapporto fra eletti ed elettori. Una classe politica attenta, sensibile dovrebbe preoccuparsi di porvi rimedio attraverso provvedimenti e comportamenti che incentivino tale rapporto. E, invece, no. Anzi, si approva, da parte del Parlamento (e si chiede di confermarla, attraverso il Referendum del 20-21 settembre) una legge che riduce drasticamente il numero dei parlamentari. Gli eletti. Ciò vuol dire che non si comprende quale valore abbia nel manifestarsi della democrazia l'elemento della rappresentanza, che deve garantire un proficuo collegamento fra le assemblee elettive (in primis il Parlamento) ed i territori (tutto il territorio italiano). Dovere principale del parlamentare (deputato o senatore) è quello di presenziare ai lavori dell'aula e delle commissioni, ma anche quello di garantire presenze e collegamenti con la circoscrizione o il collegio in cui è stato eletto, al fine di conoscerne le problematiche aperte e vedere come collocarle nella considerazione in cui il Parlamento può tenerle.

La mia personale esperienza mi ha portato ad avere testimonianza dell'interesse profuso da parlamentari cremonesi nei confronti di situazioni meritevoli di impegno ed attenzione ai più alti livelli istituzionali. Ora, è opportuno avere ben presente che venendo confermata dal Referendum tale legge sul taglio dei parlamentari, il territorio cremonese non avrà, con molta probabilità se non quasi la certezza, suoi rappresentanti nel Parlamento della Repubblica. Non è difficile immaginare con quali effetti negativi sulle scelte nazionali che possono interessare la realtà cremonese.. Già molti autorevoli esponenti della posizione del NO hanno  argomentato  per confutare dati esposti dallo schieramento del SI (soprattutto sulla modestia del risparmio dal  taglio rispetto al prezzo del valore della buona qualità della democrazia). Personalmente ritengo che gli aspetti della riduzione dei costi della politica e dell'efficienza dell'istituzione parlamentare potrebbero essere positivamente affrontati con un'altra scelta: passare al monocameralismo, con l'abolizione del Senato, ma con la riconferma dell'attuale composizione numerica della Camera dei Deputati. Si garantirebbero così: la piena rappresentanza parlamentare di tutto il territorio italiano (che, a mio parere, deve rimanere l'aspetto più importante); una maggiore celerità ed efficienza nei processi legislativi; un congruo risparmio sui costi della politica. Elementi che con la vittoria del SI nel Referendum non verrebbero garantiti. Così come non erano garantiti, in questi termini, dalla riforma proposta da Renzi, bocciata nel precedente referendum, nel quale anch'io ho votato NO. Un NO che esprimerò anche questa volta, convinto più che mai che la difesa della Costituzione repubblicana in alcuni suoi valori fondanti (la rappresentanza) sia prioritaria rispetto ad ogni calcolo politico di parte. E convinto che il contrasto al fenomeno populista e qualunquista debba essere fermo e determinato: lisciargli il pelo non porta da nessuna parte positiva e non porta certamente a migliorare la qualità della democrazia. Cosa di cui vi è grande bisogno  nella realtà italiana.

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