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Ma cos'é quella robina lì?

(una chiosa alla performance del detentore del nome e del simbolo)

  22/01/2021

Di E.V.

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Ma che bontà, ma che bontà … Ma che gustino questa roba qua….Cioccolato svizzero? …No?  

Cacao della Bolivia? ....No? Ma che cosa sarà mai questa robina qua …Cacca?!  

Magari, il “costruttore-pontiere”, che già nel vissuto ha l'accreditamento di una stretta complicità con la grandiosa figura di Oriana Fallaci (presumibile precondizione per quel rating di “fine intellettuale” dispensato dall' “avvocato degli italiani”, non integrerà nei suoi intimi aggregati esistenziali una corda “musicar ella”, ma, confessiamo, non ci è venuto di meglio per qualificare la prestazione di qualche giorno fa al Senato. 

Chi scrive si è sempre tenuto lontano dalle “dirette”. Ma, se vivi in coppia, non puoi sempre pretendere di gustare i mostri cinematografici (in cima ai quali si mette la serie di Guareschi) ed allora, semel in anno, ti assoggetti alle sgradevolezze. 

È bene anticipare che, pur nella previsione di una probabile visione monstre, sarebbe stato inimmaginabile uno spiaggiamento così struggente. Del sistema politico-istituzionale, dello scadimento del ceto dei caricati di ruoli di rappresentanza e di gestione della cosa pubblica, del profilo soggettivo (che da tempo ha assunto le caratteristiche così ben descritte da Lombroso). 

Ovviamente, si esprime il senso di una percezione da brividi che non è un'esternazione generalizzata e che assolutamente non vuole fare il verso ad alcun deteriore “qualunquismo”. 

Ma, insomma, si può qualificare diversamente e più misuratamente la prestazione, per di più data in diretta, dell'ultima seduta della Camera Alta del potere legislativo? Prestazione nella quale ha una piccola parte (che in ogni caso merita rispetto) la performance dei nominati a vita. Che hanno sempre evitato di sterilizzare l'interpretazione della loro appartenenza, in qualche modo rivelandosi senatori ad ogni effetto (come è loro diritto-dovere). 

Ma, c'è modo e modo. Con il che ci riferiamo al disagio derivante dalle percezioni indotte dalla testimonianza (preannunciata ed in diretta) della nostra Senatrice preferita (ed amata per il suo vissuto e per il grandissimo servizio reso alla memoria storica ed alla democrazia). Segre, come gli altri cinque senatori nominati a vita ha tutto il diritto di votare come par loro e di farne l'esegesi. Senza cessare di amarla e di rispettarla, cresce in chi scrive il disagio indotto dalla cifra dogmatica di esternazioni che non ammettono un angolino di pensiero critico e che, in qualche misura (appunto come sul voto di fiducia ed in precedenza come sulla testimonianza per lo sviluppo sostenibile e contro il cambiamento climatico e, scendendo per li rami, sulla reformabilità della Carta più bella del mondo e sull'”accoglienza”, costituiscono un'indebita pressione sulle coscienze. Di chi, pur amandola e considerandola bussola imprescindibile della cultura libertaria, non si sente di assecondarla nelle scelte di merito. Che sono sue e magari giuste. Ma, insomma…ci siamo capiti. 

Detto questo particolare (meritevole, una volta tanto, di essere tolto da sotto i tappeti del conformismo) diciamo che lo svolgimento e la conclusione della seduta rappresentano, per quanto abbondantemente preannunciati e suscettibili di sequel, quanto di più grottesco e di allarmante si potesse immaginare per la deriva, in un momento nevralgico, del modello politico-istituzionale. 

Indubbiamente, abbiamo assistito nel lungo tagliando a pagine talune non tranquillizzanti tal'altre non edificanti. Ma senza impancarci a giudici, fatichiamo a trovare simmetrie con le prestazioni di due serate fa. 

Quanto sopra, in senso generale. Specialius, per quanto si riferisce alla prova offerta dall'unico rappresentante (tra i mille eletti) dei residuali micro bacini ideali ed elettorali del socialismo italiano. A prescindere dal merito del gesto e della scelta, segnaliamo che, a nostro sommesso avviso, con tali performances, la continuità della testimonianza socialista è “tecnicamente” espunta dall'ordine delle probabilità concrete. 

Avremmo potuto (noi che siamo stati allevati sulle sponde dell'Adda e sotto il Torrione (che ne fu location restrittiva e fulcro del supplizio dell'obbligo a ricordare didascalicamente) avvalerci, per minimizzare con pietose bugie, rassicuranti ed edificanti circa residui futuri, di un rimando nobile “Tout est perdu fors l'honneur” (che il Valois indirizzò alla madre Luisa di Savoia). 

Al dotto rinvio abbiamo preferito l'attinzione al pozzo musicarello. Per definire e qualificare il profilo della prestazione del Senatore Nencini, con l'aggravante che l'ha resa in nome e per conto di quel che resta del passato (fatto di luci e di ombre) e del presente (manifestamente sminuito) del socialismo italiano. 

Aggiungiamo che, come avremo modo di approfondire nel prosieguo, questa percezione, per quanto decisa, costituisce una sintesi moderata dei sentiments colti nella cerchia dei militanti come dei semplici simpatizzanti. Di cui daremo conto, a partire da domani, all'interno di un forum dedicato. 

Perché è del tutto evidente che la “robina” della testimonianza del Presidente del PSI non è né cioccolato svizzero,né cacao della Bolivia? ….No? 

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