Come scrive un dei nostri affezionati corrispondenti, i risultati delle urne sono stranoti. E, aggiungiamo noi, pur essendo tali, paradossalmente la loro chiosa tende a discostarsi dal profluvio assertivo che ha inondato la scena politica e mediatica.
Si ricordano, per un confronto sorprendentemente discontinuo, gli abituali dopo urne del passato e il day after di quelle del 25 settembre.
Si imputano (giustamente) le peggiori nefandezze a carico del sistema elettorale, punzonato (in combinato disposto con la riduzione della composizione delle Camere Parlamentari) fresco fresco la settimana scorsa, imputando ad esso la reticenza a proclamare il giorno dopo chi avesse vinto la competizione e chi fosse chiamato dal corpo elettorale al ruolo di governo.
Fermo restando il giudizio secondo cui il rosatellum, si è rivelato (dal punto di vista della trasparenza nel rapporto tra cittadini elettori e manovratori del sistema), se fosse stato possibile, peggiore del vituperato porcellum (sin qui ritenuto la quintessenza della regressione del sistema liberaldemocratico). Ma non sul piano dell'opacità nel rispondere all'esigenza di sapere chi avesse vinto e chi avesse perso.
Forse, per la prima volta dopo molti anni (fino a ricomprendere anche una parte della prima repubblica), il quesito è stato risolto senza ombra di dubbio.
I vincitori non hanno avuto bisogno della cavalleresca telefonata degli avversari per vedersi riconosciuto il successo (fatto che eviterà se non altro una fase di incertezze) e i soccombenti …se la dovranno vedere loro. Cosa che non appare del tutto scontata dal punto di vista né della ridefinizione della mission né delle modalità di interpretazione del ruolo di controllori e oppositori.
Ma su ciò avremo il modo di intervenire più approfonditamente nel prosieguo.
Questo appena allestito focus ElectionDayAfter risponde all'esigenza avvertita dalla nostra testata di colmare una carenza di percezioni e probabilmente di consapevolezze. Tipica delle fasi regressive dei sistemi liberaldemocratici in difetto di ossigeno, procurato dallo strabordamento del leaderismo, dall'assottigliamento delle basi partecipative popolari, dalla polarizzazione dei processi decisionali. È esattamente quanto il quasi decennio, in cui l'Italia è stata governata in assenza di verdetti inequivocabili degli elettori e, soprattutto, l'ultima fase opaca ci hanno indotto a sollevare riserve sulla tenuta di un sistema-politico istituzionale, provato da troppe aporie. Sul punto non abbiamo, ancorché sovrastati dal pensiero unico di impronta trasformistica, nessuna autocritica da fare. Come argomenteremo dettagliatamente nel prosieguo. Delle prossime edizioni di questo focus. Che recupera, allo scopo di fornire ai lettori, importanti testimonianze editoriali extra moenia (gli editoriali di Domenico Cacopardo e di Mauro Del Bue; nonché la riflessione di Emanuele Fiano, già deputato dem), le importanti dichiarazioni del vertice nazionale del PSI e della Comunità Socialista Cremasca, il contributo di analisi dei nostri tradizionali interlocutori. Come si suol dire…ce n'est que le début. L'informazione e il confronto continuano