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Election Day 2021 - INSIEME SI CAMBIA PIZZIGHETTONE

Salvare la Fondazione Mazza (sempre più) al centro e nelle priorità del programma e della futura azione amministrativa

  18/08/2021

Di E.V.

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Basterebbe solo la copia della comunicazione trasmessa al Sindaco di Pizzighettone dagli esponenti delle tre formazioni costituenti l'aggregazione civica (quella vera, non quella farlocca dell'opposto schieramento - nella nostra gallery, ndr) per percepire due elementi nodali nel percorso di “Insieme si cambia Pizzighettone”. Vale a dire: 

  1. La questione del declino e  del default della gestione della Fondazione Luigi Mazza costituisce  il perno, non solo del confronto preelettorale (da cui  l'amministrazione leghista Moggi si tiene defilata), ma  soprattutto dello sguardo lungo per i destini della Comunità  dell'Adda che un quarto di secolo di conduzioni un po' così  hanno condotto alla marginalità 

  1. Il dossier Mazza, per le sue  implicazioni istituzionali e soprattutto per il nesso con l'evidenza  delle problematiche socio assistenziali rivolte ad una terza fascia  anagrafica enormemente ingranditasi negli ultimi anni, non è  questione che possa essere scavallata con furbizie propagandistiche  o traccheggi tattici; ma dovrà impegnare (da subito, nonostante il  bimestre “bianco” elettorale) la comunità tutta (in senso  etico) e il nuovo consesso amministrativo (quale che sarà). 

Tale senso inequivocabile viene ricavato dalla proposta formulata dalla regia della lista civica, guidata da BissolottiMelicchio, Mancinelli. Proposta che non si presta ad interpretazioni equivoche e che, al di là di quella che sarà la risposta più o meno responsabile della Civica Amministrazione (in carica, anche se uscente) e della controparte politica, non lascia scampo a furbizie. A riprova della percezione e della consapevolezza della centralità della crisi della Fondazione e della Rsa e della precisa volontà di cercare e trovare una soluzione sostenibile, praticabile e dignitosa (per essere chiari: senza piattino in bocca e mutande in mano, come appare dalla narrazione del Consiglio di Amministrazione e della Giunta Comunale.

La costituzione di una Commissione Rappresentativa della Comunità (estromessa, anche a costo dell'avvenuta rottura della precedente maggioranza), munita del mandato di esprimere un parere consultivo non vincolante in merito all'ipotesi di fusione/inglobamento con la Fondazione Vismara rappresenta un tentativo di suturare la ferita provocata dall'arrogante autoreferenzialità di un anno fa della Giunta Moggi e di rimettere sul giusto binario la ricerca di un progetto condiviso, per salvare il salvabile. Di ciò che resta di una plurisecolare storia di afflato umanitario e di dedizione al bene comune dei pizzighettonesi. 

Un modo incontrovertibile per uscire dal buco nero in cui la vicenda è stata cacciata questa inquietante questione, suscettibile di proiettare un'ombra lunga sui destini del borgo murata, sarebbe quello di armonizzare e convergere la lettura degli avvenimenti e lo sforzo per invertirli virtuosamente. Siamo certi che questo assunto sarà preso dal centrodestro come un tentativo di affondare il bisturi nella piaga del terribile disastro della gestione regionale del comparto sociosanitario, uscito dalla pandemia con le ossa rotte. 

Si è detto che gli scenari post emergenziali avrebbero dovuto imporre di alzare lo sguardo e tutti insiemi immaginare un nuovo modello gestionale che riportasse alla centralità della sanità pubblica, alla sua riterritoralizzazione, alla sua integrazione con il comparto socio assistenziale (di cui, come abbiamo premesso, la terza età e la condizione di fragilità costituiscono il tratto principale). 

Viene al pettine una serie di nodi, come la conclamata incapacità della Regione di spendere per intero le destinazioni statali e l'ormai evidente inadeguatezza di tracciare in modo innovativo le significative quote del PNRR). 

La Regione Lombardia ha speso male ingenti risorse finanziarie, ha depistato la riforma sanitaria consegnandola alla versione capitalista, ha manifestamente aggirato, pur chiamando welfare l'assessorato, il dovere di integrazione tra salute ed assistenza. La pandemia ha soprattutto penalizzato le fragilità e disassato le RSA. Al punto che non è più possibile non porsi il quesito del futuro delle RSA. Si impone una riflessione sull'assistenza agli anziani fragili e non autosufficienti nel post pandemia Servizio sanitario nazionale deve essere governato con una visione d'insieme: ospedale, assistenza domiciliare, centri diurni, Rsa, Long Term Care sono risposte diverse a bisogni diversi, tutti essenziali e meritevoli di tutela. Privilegiare solo un aspetto, senza tener conto dei vari momenti di “cura” della persona fragile, significa solo creare dei profondi squilibri che finiscono per scaricarsi sulle famiglie e sui soggetti più deboli, quasi sempre quelli più anziani. 

È su queste consapevolezze che deve partire una riflessione comunitaria capace di coinvolgere tutta la popolazione e tutte le sensibilità sociali e politiche.

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