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Election day 8-9 giugno 2024 /2

  17/05/2024

Di Redazione

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Riprendiamo (riallacciandoci al filo dell'analisi attorno ai precordi della tenzone che condurrà alle urne) da qui. Vale a dire dall'iconico raccapriccio ben disegnato da Bernini sul profilo del Rio del Plata, ma non perso nel vuoto, bensì all'affacciante capolavoro borrominiano.

Fatte le debite proporzioni, chi scrive guarda alle vicende politiche con il medesimo sconcerto.

Considerando che (a parte la stroncatura sbrigativamente arrivata a mezzo whattsapp da uno “sciocchino”, che però non attiene) abbiamo salvato le terga dalla paventata ostracizzazione dedotta dalla certezza di praticare il “qualunquismo”.

A questo punto alziamo (un po' e solo momentaneamente) il piede dall'acceleratore della disamina di carattere generale, per affrontare l'altro corno dello scenario elettorale, costituito (e non con una rilevanza minore rispetto al segmento del voto europeo) dal rinnovo dei vertici municipali.

Che nella nostra provincia rappresentano (con il Comune Capoluogo, i Comuni capo distretto, in tutto 87) un passaggio istituzionale significativo, con forti ricadute in termini di ricaduta sulla residua sostenibilità dell'aggregato amministrativo e della vita concreta delle popolazioni in esso insediate.

Diciamo subito, assumendoci la relativa responsabilità dell'assunto, che, per quanto a carico del nostro territorio persista un'obiettiva, inconfutabile condizione generale di marginalizzazione (non solo fisica) rispetto al perno costituito dall'area metropolitana e dagli insediamenti forti rappresentati dalla fascia pedemontana, il “budello” longitudinale di centro kilometri (da Rivolta d'Adda a Casalmaggiore) è fortemente caratterizzato al suo interno. In cui la sola analogia è rappresentata dalla frammentazione in decine di entità municipali, al limite della sostenibilità.

In ciò si evidenzia (in negativo) una anomala caratterizzazione rispetto alla decina di entità, come abbiamo definito, di rilievo distrettuale.

Questo dato di fatto, appartenente inconfutabilmente all'ordine delle premesse universalmente condivise, dovrebbe, in certo qual modo costituire elemento propedeutico a qualsiasi analisi e a qualsiasi progetto amministrativo, che volesse fornire una dorsale mirante ad un riequilibrio.

Focalizza sul settimanale Mondo Padano in uscita oggi, l'indimenticato Walter Montini, già uomo politico di rango oltre che Senatore della Repubblica, una questione che non può non costituire una cornice di rimandi generali tali da rendere fecondo il percorso del confronto.

Montini ritiene, infatti, che il rilancio dello sforzo di amministrare adeguatamente le entità istituzionali non possa prescindere dalla piena consapevolezza dell'assetto territoriale e della rete istituzionale locale. Argomento su cui da anni come testata insistiamo a livello di segnalazione e di monito.

In quanto, ripetiamo, nessun serio proposito di riequilibrio e di efficientamento amministrativo potrà decollare in assenza di consapevolezze. Mentre, invece, siamo, al momento dell'avvio della tenzone in preoccupante deficit non solo di proposte ma anche solo di percezione dello stato dell'arte. Il quadro preoccupante dell'inarrestabile periferizzazione di tutto il territorio e della crescente difficoltà a mantenerne una governabilità complessiva e particolare (per i piccoli aggregati) denuncia una quasi totale assenza di “offerta” da parte dei protagonisti.  Alcuni Comuni, in rinnovo di Consiliatura, saranno affidati alle gestioni commissariali. In molti altri questo paventato pericolo è momentaneamente accantonato per effetto della buona volontà di monoliste.

Vero che la popolazione della provincia si è andata riducendo nel corso dei decenni, per conseguenza della generale denatalità e, come fenomeno locale, di una tendenza allo spopolamento di piccoli centri, privi di attrattività.

Un fenomeno questo certamente non nuovo. Di cui il ceto politico amministrativo era consapevole (ed attivo) già a partire dagli anni Cinquanta del 900.

La Amministrazione Provinciale ed I Comuni di Cremona, Crema, Casalmaggiore avevano investito molto, in termini di studio e di proposte concreto, su questo argomento.

Il bravo Montini cita a proposito la consapevolezza di Zanoni. Ma sarebbe doveroso ricordare la testimonianza dei Vernaschi, Manfredi, Grossi, Dolci e dei Sindaci del Cremasco. L'ufficio Programmazione aveva delineato tutto. Poi è arrivata la "discontinuità ". Con essa l'asfaltatura del sapere politico-istituzionale e con l'avvento di un arrembante ceto dirigente di presuntuosi arroganti “Sfasciato tutto”! Due potenziali leve di civil servants bruciate.  Il bel dossier di Mondo Padano ne è dimostrazione. Non todos caballeros (in negativo). Qualcuno mostra un minimo di credenziali di visione. In particolare, nel suo complesso, tutto il Circondario Cremasco. Ma, sull'argomento strategico, mancano i fondamentali! E pensare che la razionalizzazione dell'assetto amministrativo fu istruita (la Grande Cremona) dal dossier della fusione di Cremona DueMiglia nel 1920, avviata dalla Giunta Rossa eletta nel 1914 (il cui 110° anniversario è stato bellamente ignorato).

Nell'auspicio che questa nostra determinazione a restare sul pezzo inneschi, speriamo, qualche impulso edificante, non possiamo non concludere con un ammonimento appartenente ad un ordine di riflessioni collocato sul versante più squisitamente “politico”. Rapportato all'evidente palpabile iato di sentiments tra le aspettative della constituency e il Kombinat del ceto dirigente.

Che privo di minimali percezioni confida ancora una volta nell'innesco della fidelizzazione al "campo" e della (presunta) superiorità, nell'ambito locale, di tipo etico-morale-ideale e di "professionalità " amministrativa. La temperie dell'ultimo terzo di secolo (a far tempo dalle "giunte anomale DC PCI" di esordio della seconda repubblica) dimostrerebbero, con qualche discontinuità legata a qualche controtendenziale effettiva dedizione professionalità individuale, il combinato disposto tra lo sfacelo operati su una buona intelaiatura del passato ( individuato, per essere espliciti e non equivocati, nei servizi resi da DC, PCI, PSI e forze laiche e civiche) e la tabula rasa sedimentata a livello di capacità progettuale e di adeguata classe dirigente, per un futuro che si presenta in termini  molto problematici.

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