Qualcosa concedendo alla retorica, apriamo hic et nunc un sottotitolo della “bacheca”; vocato alla segnalazione (ed alla relativa esortazione ad emularlo) dei buoni afflati; negli attuali contesti, tanto rari (ovviamente sia quelli sinceri sia quelli rifuggenti il metodo Ferragni).
Siamo stati su (questo) “pezzo” in più di un'occasione. Quasi sempre, oltre che per testimoniare ed esortare, perché spintonati da purtroppo non episodici cattivi esempi.
Senza farla troppo lunga, in cima c'è stata la campagna di “Uniti per…”, approdata certamente alle aule giudiziarie (al cui pronunciamento, temporaneo e definitivo, ci rimettiamo), ma foriera di quell'amaro in bocca, tanto sconcertante per le modalità inusitate ed in aspettabili, quanto latore coram populo di un sentiment scoraggiante.
Categoria dell'anima, questa, che riemerge dalla linea di galleggiamento delle consapevolezze ogniqualvolta si torna sulle peripezie dei percorsi delle donazioni per il dopo di noi. Discendenti da una lunga tradizione di amore verso il prossimo, concretizzate in un consolidato nel tempo di patrimoni e di risorse, senza dei quali non ci sarebbero state le importanti istituzioni-strutture assistenziali che hanno reso solidale e moderna la nostra comunità.
Come abbiamo scritto e riscriveremo, l'afflato caritatevole, sempre apprezzabile, non può e non deve assunto come leva sostitutiva dei doveri incombenti ad una moderna organizzazione dello Stato e delle istituzioni territoriali; in cui salute, assistenza sociale, educazione rappresentano diritti di rango costituzionale, il cui fabbisogno finanziario non può e non deve essere fronteggiato (neanche in dosi simboliche e marginali) con la “raccolta”.
Se si pagano le imposte, con cui spesare i servizi pubblici, e, per fare un esempio, si intendono spendere 350 mln per abbattere un nosocomio largamente sostenibile per costruirne uno avveniristico, si devono avere le risorse per, ad esempio, aggiornare le tecnologie mediche.
Ma se in contrasto con tale elementare assunto, permangono ancora cittadini, interessati ad essere utili, attraverso cospicui lasciti, oltre la morte, ed altri che disposti ad essere coinvolti in campagne di raccolta, mirate e generiche che siano, allora è bene dire che è giunto il tempo che qualcuno si faccia carico della messa a punto di meccanismi di selezione dei soggetti fundraiser (genericamente detto) e di monitoraggio e controllo delle procedure e dell'effettiva aderenza dell'approdo delle campagne alla mission, per cui ci si attiva presso la cittadinanza.
Insomma, una compliance comunitaria (non necessariamente di prevalente emanazione istituzionale) e capace di fornire inoppugnabili garanzie di trasparenza e di correttezza, senza delle quali i percorsi del buon cuore arrischiano, di tanto in tanto, di deragliare e di capottare.
Ciò (rimasto sulla punta della lingua e sulla tastiera del computer e finalmente, come tutti i rospi, sputato) per quanto si riferisce alla fattispecie specifica della raccolta fondi da destinare a finalità permanenti e/o ad iniziative specifiche.
Ma c'è un settore di solidarietà comunitaria ben più rilevante nella sostenibilità di un modello civile. Permanentemente attivato dalla leva del volontariato in forma associativa. Che da tempo è applicato alla fattispecie delle cosiddette “nuove povertà” o, considerando la dilatazione quanti-qualitativa del fenomeno sociale regressivo, delle nuove marginalizzazioni comunitarie.
Cui concorrono sia le conseguenze di slanci riformatori, come la legge 180 8quest'anno ricorre il Centenario della nascita del suo massimo propugnatore Franco Basaglia, vibranti nella testimonianza teorica e nell'estensione legislativa, quanto avari nella messa a disposizione di strumenti congrui.
Sia, riprendendo il filo, quelle dell'incapacità percettiva e/o della messa a punto delle congrue risposte comunitaria a fronte delle inedite fragilità incardinate dai cambiamenti intervenuti negli ultimi decenni. Ci riferiamo in particolare alle condizioni che hanno fatto crescere un'indigenza tendenzialmente cronicizzabile ed ereditaria; per la quale lavorare non basta a ritagliare condizioni di vita minimamente accettabili. John Rawls filosofo sociologo attento osservatore dei fenomeni sociali e teorico della giustizia sociale correlata ai percorsi evolutivo e dell'ascensore sociale non avrebbe immaginato un funzionamento dal piano T in giù. E a quella derivante dalla periferizzazione dell'anziano. Sparita ogni rete famigliare e sociale, all'anziano rimasto solo tiene compagnia soltanto l'ansia. Si sente preda in balia degli eventi. É disorientato e si affida a chiunque gli offra un minimo di protezione, a qualunque costo. Scrive oggi su Corsera Gramellini: se la politica tornasse ad esistere, dovrebbe cominciare da qui.
Già, ma purtroppo ciò non succede o, se succede, le conseguenze delle volontà (non sempre correlate alla consapevolezza delle priorità) appaiono incongrue.
Di fronte a tali tendenze si moltiplicano le iniziative di solidarietà. Che sono non solo integrative dell'intervento pubblico. Ma in molti casi, come il prezioso, indispensabile apporto di DI.di.A.Psi (che si fa carico, come ribadiamo più avanti, della condizione dei pazienti psichici). Per non dire (anche se qui non ne parliamo specificatamente) dell'ammiraglia del volontariato che ha consentito di affrontare la campagna vaccinale e dell'AUSER, concretamente percepibile ogniqualvolta ci troviamo in luoghi di criticità, che richiedono adeguato, generoso accompagnamento di persone, fragili e sole.
Ci appelliamo ai nostri lettori; perché condividano questa riflessione e scendano in campo concretamente a sostegno dei progetti e delle associazioni che segnaliamo.
1994 – 2024: L'Associazione “Amici di Emmaus ODV” compie 30 anni
Il 20 gennaio 1994 un gruppo di Piadenesi costituiva l'Associazione “Amici di Emmaus”. Era il frutto, non calcolato, di un Campo di lavoro organizzato nell'estate precedente dal Comune e da Emmaus Italia. Al tempo del Campo, eccetto Mercedes Veneroni, nessun altro aveva una conoscenza diretta del Movimento fondato dall'Abbé Pierre in Francia nel 1949. Molti non ne avevano mai sentito parlare. Viene dunque da chiedersi che cosa determinò la decisione di dare continuità a quell'esperienza estiva fino a creare, nell'arco di pochi mesi, un'associazione di volontariato.
Ripensandoci e ripensando alle volte in cui se n'è parlato tra di noi, la risposta va cercata in almeno 3 aspetti fondamentali della proposta Emmaus, connotati da una tale forza che non poteva lasciare indifferenti coloro che l'avevano incontrata, che fossero credenti o non credenti: la radicalità, l'universalità, la sobrietà.
La radicalità. Nelle Comunità Emmaus il principio fondante è l'accoglienza, quasi sempre di persone relegate ai margini della società, che provano a ricominciare una nuova vita mettendosi al servizio degli altri, con la consapevolezza di non vivere da assistiti perché il pane che mangiano se lo guadagnano attraverso il proprio lavoro; già questo è di per sé qualcosa di straordinario, quasi un “miracolo”. Ma Emmaus è qualcosa di più: non è solo un luogo offerto a persone in difficoltà per ritrovare serenità e un senso alla propria esistenza, è anche un luogo di lotta nonviolenta per cambiare il mondo, per sradicare le cause della miseria e l'ingiustizia dalla faccia della terra. È, insieme, proposta di vita condivisa e di lotta per il cambiamento a favore degli ultimi.
L'universalità. Emmaus è un movimento universale, presente con oltre 400 gruppi in più di 40 Paesi del mondo, all'interno del quale convivono pacificamente le più disparate nazionalità, fedi religiose, opinioni: da oltre 70 anni il nostro Movimento dimostra che la convivialità delle differenze non è solo auspicabile, ma concretamente possibile.
La sobrietà. A chi bussa alle porte delle nostre Comunità, semplicemente gli si dice che dal momento in cui verrà accolto dovrà rispettare i nuovi compagni di vita e darsi da fare per chi sta peggio di lui; non gli si chiede nulla del suo passato, ma neppure l'adesione a princìpi, valori, fedi; il rispetto per la libertà e la dignità delle persone è assoluto.
Emmaus è dunque accoglienza, solidarietà e lotta per un mondo più giusto, secondo uno stile sobrio, senza orpelli, vuote ritualità, culti della personalità.
Da 30 anni, l'Associazione “Amici di Emmaus” cerca di incarnare questi valori. In questo lungo lasso di tempo abbiamo accolto centinaia di persone, sostenuto economicamente decine di azioni di solidarietà in Italia e nel resto del mondo, abbiamo realizzato centinaia di iniziative per la pace, i diritti umani, un'economia al sevizio dell'uomo, una finanza etica, la salvaguardia del Pianeta, da soli e in rete con altre organizzazioni. Una mole di lavoro impressionante, resa possibile grazie all'impegno dei nostri volontari e comunitari e al sostegno dei cittadini che ci donano i loro “scarti” e di quelli che acquistano nei nostri mercatini solidali dell'usato. A tutti loro va il nostro sentito ringraziamento. Non ci stancheremo di ricordare che per il funzionamento della Comunità non vi sono rette da pagare e non vengono chiesti contributi di natura pubblica o privata. La quasi totalità delle risorse economiche deriva dai nostri mercatini. E questo, per noi, non è soltanto motivo di orgoglio: è la condizione che ci rende pienamente liberi rispetto a possibili condizionamenti ed è la concreta dimostrazione che in Emmaus ci sono Persone, non assistiti da mantenere, malati da curare o poveri da compatire.
Nel 2024 celebreremo l'anniversario con una serie di iniziative che andremo via via definendo e che spazieranno dai momenti conviviali all'organizzazione di eventi su temi cari al nostro Movimento, dal coinvolgimento di giovani in alcuni progetti artistici all'allestimento di mostre. Fin da ora, possiamo annunciare due di queste iniziative: il 1° aprile, Lunedì dell'Angelo, si terrà presso la Comunità di Canove de' Biazzi la “Festa di Pasquetta”, il tradizionale incontro annuale di tutti i gruppi Emmaus italiani; in estate, sempre presso la Comunità, si svolgerà un campo di lavoro per i ragazzi della nostra zona pastorale, un'esperienza di servizio e di riflessione che speriamo possa risultare contagiosa come lo fu quella di trent'anni fa.
Cremona: Didiapsi - difesa diritti ammalati psichici - insieme per la salute mentale
Didiapsi ho avuto la gradita sorpresa di cofinanziamento per due progetti: uno per continuare il laboratorio di cucito e il secondo per fornire un sostegno psicologico ai famigliari che reggono il peso della patologia del congiunto, che vive con loro privo di supporto psicologico per il diretto interessato e il sostegno per la famiglia. Sono, ci comunica Mariarita Balsamo, presidente dell'Associazione, che opera presso il Centro Diurno di viale Trento e Trieste, alla disperata ricerca di ben 7000 €. Sto pensando di attivare una lotteria con i circa 20 quadri regalati all' associazione da diversi autori. Come è facile notare gli operatori (volontari ma professionalizzati) del Centro (che si occupa di moltissime attività di “alleggerimento” di una condizione per molti versi drammatica e di permanenza del paziente psichico e del suo quadro famigliare in una dimensione per quanto possibile di normalità esistenziale e relazionale, mettono a punto qualsiasi buona idea suscettibile di trovare risorse. Tra cui il ricavato della raccolta dei tappi di sughero e del laboratorio di cucito.
Non si tratta di grandi cifre. Ma il gettito della raccolta di piccoli aiuti, aggiunto alla leva del prezioso lavoro volontario, può essere determinante nel consentire e far progredire questa attività sociale.
Forniamo ai nostri lettori, che volessero aderire, la coordinata bancaria per i versamenti volontari:
IT50H0503411401000000002564.
Ovviamente forniamo indicazioni più generali per il contatto:
Cremona: Didiapsi - difesa diritti ammalati psichici - insieme per la salute mentale Via Gioconda, 5 sede sociale - V.le Trento Trieste, 35 26100 Cremona CR Tel. 0372 808306 - Fax 0372 808306 - Email didiapsi@libero.it
Orario
Aperta il martedì dalle 10.30 alle 12.30 ed il giovedì dalle 10.30 alle 12.30 - 14.30 alle 16.30 (previo appuntamento).
Costo di accesso/modalità di adesione all'Ente
Pagando la quota associativa di Euro 20,00 annue.