Già…perché le premesse c'erano tutte: un suicidio sacrificale del cosiddetto congresso del PSI (presentato come un inno alla “costituente” di tutta la sinistra riformista e poi deragliato in una scombiccherata alleanza ancillare sotto le insegne di un PD votato e vocato al completamento del deragliamento; un risultato delle elezioni legislative del settembre scorso (che come griffe della batosta si è arricchito non già del punto minimo di consenso, ma del passaggio della palma del vincitore non ad un centrodestra indistinto ma al segmento dei continuatori del “non rinnegare non restaurare”; un election day regionale (sia pur limitato a due, ma significative entità, quali Lombardia e Lazio) destinato ad alimentare la distorsione, tipicamente italiana ma dilatata ormai in tutte le declinazioni di osservanza liberaldemocratica, delle elezioni che non finiscono mai.
E, soprattutto, sviano in continuazione l'asse delle percezioni e delle consapevolezze dell'opinione pubblica e del corpo elettorale dallo specifico, rappresentato dal ubi consistam in sede di rinnovo del mandato rappresentativo, verso un indistinguibile aggregato, il perno del quale, c'est à dire, la materia del confronto è la preservazione fine a sé stessa della del modello leaderistico e dei suoi correlati indotti distorsivi dei meccanismi di mandato. Come se, mutatis mutandis, si votasse sempre per il massimo consesso (legislativo, fonte della formazione degli equilibri di governo) e non per i livelli legislativi (Regioni) e amministrativi (Comuni).
Donde viene (debitamente ritoccato) comodo l'aforisma churchilliano “Italians lose wars as if these were football matches, and football matches as if these were wars”. In cui, ovviamente, alle guerre si sostituiscono gli election days, che, quando per effetto dell'apertura delle urne, la conta dei voti e la proclamazione degli eletti, finiscono (o dovrebbero) è già l'ora, senza soluzione di continuità e di separatezza di competenza, per affrontare la prossima tornata.
Ne va, come è facile comprendere, la conseguenza di un grave disassamento della ratio e della trasparenza degli elementi di interpretazione dell' “offerta” dei players che si contendono il mandato. In cui la distorsione del campo visivo, appunto delle offerte, viene veicolata a servizio di una polarizzazione, che prescinde dai contenuti e ha come unica finalizzazione la fidelizzazione dei consensi elettorali.
La lunga (ma necessaria) premessa per anticipare che la nostra testata non parteciperà a questa ennesima riffa.
Che si pasce di tanti “fuori tema” (rispetto alle competenze dei consessi in rinnovo), di manifeste distorsioni del bilancio sul “prodotto” di mandato, di mirabolanti promesse per il futuro.
Rispetto a quest'ultimo ordine di criticità dell'etica comportamentale, non ci sarà verso di apportare edificanti correttivi se non verrà introdotto nella prassi politico-istituzionale la proposta di legge del concittadino Carlo Cottarelli, assurto recentemente al laticlavio senatoriale, che obblighi i partiti ed i gruppi parlamentare ad indicare il costo di ogni impegno-promessa e la fonte di finanziamento.
Al di fuori di tale prassi non ci sarà verso per operare un confronto obiettivo e pertinente le materie del contendere. Si continuerà e si permetterà di continuare ad avvelenare i pozzi di un confronto elettorale mettendo in campo elementi dialettici appartenenti ad altri contesti.
Un po' come sta succedendo in vista delle urne del 12-13 febbraio, vocate ad eleggere i Consigli delle Regioni Lazio e Lombardia, ma in misura inaccettabile fuorviate da pressanti fuori tema di livello politico generale.
Mentre, la materia del contendere dovrebbe essere il rendiconto della consigliatura da poco conclusa e il programma per la prossima.
Anche questo, oltre che spintonare verso la diserzione dei seggi, è un modo, come si diceva, per avvelenare i pozzi delle consapevolezze dei cittadini elettori e dei meccanismi rappresentativi.
Come risorsa suppletiva, ammesso che permanga qualche ambito di volontà di non ritirarsi nel privato, è l'esercizio dell'onirocritica, l'interpretazione dei sogni.
Invece, sia il bilancio dell'ultima Legislatura Regionale (anzi di tutte le Legislature succedute in 28 anni dalla presidenza interlocutoria della brava Fiorella Ghilardotti) sia i propositi per la prossima costituiscono una faccenda maledettamente seria.
Perché, va detto, in questo lungo lasso, non solo si è “sgovernato” ad iosa, ma si sono avviati e consolidati effetti discorsivi dell'equilibrio tra i livelli di potere. Destinati, alla luce di quanto premesso, ad approfondirsi e a divenire irreversibile. Non foss'altro che come conseguenza di inopinate o poco ponderate “riforme” ulteriormente decentratrici.
La sinistra, lato sensu percepita (cui noi almeno idealmente ci riteniamo partecipi), avrebbe avuto davanti a sé, dopo il breve interregno della Presidenza di Fiorella Ghilardotti, davanti a sé una prateria politica per ribaltare gli equilibri di potere in una Regione, dissestata e vilipesa da una gestione centro-destrorsa tanto arrogante quanto incapace.
Ma sia durante questi 28 anni, griffati dalle presidenze Formigoni, Maroni, Fontana ha percepibilmente messo a nudo una inadeguatezza nel rappresentare un sostenibile rating sia del ruolo di opposizione sia di quello di governance.
Se fosse prevalsa la consapevolezza, dettata da un collettivo senso di civica responsabilità nei confronti della prevalenza delle ragioni comunitarie su tutto (a valere sia per i cittadini lombardi sia per l'indotto sull'intero Paese dalla fattispecie dell'essere “locomotiva d'Italia”), sarebbe stato d'uopo un sussulto trasversale, tra coloro che stimassero l'opportunità di un cambio di fase.
Così non è stato e ci si è acconciati alle abitudini dei polli di don Abbondio.
Come nelle partite di poker, stavolta interpretiamo la mossa del player che si chiama fuori dal prosieguo di questa mano. In cui tendono a prevalere l'inversione dell'onere delle responsabilità di governo, percorsi argomentativi scanditi da assunti che si reggono su un non detto, su un insieme di ammiccamenti impliciti (allo scopo di favorire un'interpretazione del concept in una direzione e nel suo opposto).
Scrive oggi (e noi condividiamo) il direttore della Provincia: “nulla sembra scaldare il cuore della gente comune”. Rebus sic stantibus, neanche sotto tortura ci adatteremmo né alle previsioni foriere dell'obbligo morale a votare per superiori motivazioni idealistiche né a derivare da queste un endorsement incompatibile con la mission della nostra testata. Ci limitiamo a raccomandare a chi ovviamente come noi ritiene impraticabile l'astensione dalle urne l'esercizio di un diritto-dovere che costituisce l'abc del modello liberaldemocratico. A seguire suggeriamo di considerare seriamente l'opportunità di concorrere (anche se e a dispetto, per quanto detto, dei margini ristretti di praticabilità dell'ipotesi) a un cambio di fase; più che nell'accezione della nomenklatura del potere in quella che potrebbe riallacciare la pratica legislativa e di governo esecutivo ad un virtuoso progetto strategico.
Che, diovoglia!, sia premessa per una risignificazione della nostra Regione.
Diceva Mao: “non importa il colore del gatto, l'importante che acchiappi i topi”
Impresa disperata, ma non irrinunciabile (almeno dal punto di vista del rendiconto postumo delle responsabilità morali derivanti dall'essersi astenuti “dalla lotta” come si diceva un tempo, magari ammiccando alla mamma).
Praticheremo, come suggerito dalla Comunità Socialista, un voto disgiunto. Le opzioni sul candidato Governatore (altra riforma di natura non solo semantica da introdurre) non mancano.
Ma a questo punto, volendo e dovendo stare coi piedi a terra, il minimo sindacale del risultato sarebbe il mantenimento delle quote in essere della rappresentanza territoriale in seno al Consiglio Regionale. Ci riferiamo alla posizione dell'uscente dem Piloni, che per 5 anni ha fatto un'irriducibile opposizione a tutto campo ed in particolare sulla sanità.
Ovviamente nel campo antagonista al centrodestra, ci sono altre opzioni, dislocate in modo non esattamente congruo ad un tentativo almeno teorico di renderle sinergiche.
Noi in ogni caso le segnaliamo, attraverso la pubblicazione del loro contributo di proposte programmatiche. Che, al di là del format di appartenenza, appaiono virtuosamente dedicate ad un territorio, il nostro, pesantemente e più di ogni altro marginalizzato dalle strategie e dagli investimenti operati dalle giunte di centro-destra.
E, da ultimo e non solo perché non si possa dire che ci siamo schierati, pubblichiamo la riflessione di un uscente non candidato per sua scelta. Ci riferiamo Marco degli Angeli, consigliere regionale uscente del M5S. Un Movimento, come è facile comprendere, ben distante dai nostri convincimenti. Ma al di là di questo, non possiamo non associare il taglio della testimonianza della sua opposizione a Fontana alla valutazione fatta sull'impegno di Piloni.
Degli Angeli, sempre molto presente sulla questione della Sanità, fa una riflessione sul territorio, che in parte condividiamo. La incolliamo sulla nostra bacheca. A incremento dell'opportunità di riflessione in questo scorcio di campagna elettorale e a futura memoria.
Tribuna elettorale
Matteo Piloni, Partito Democratico
Piloni, consigliere regionale uscente del PD, col 98% di presenza nelle sedute del Consiglio regionale e nei lavori di Commissione.
1. Quale utilità ha ottenuto il nostro territorio nell'averla tra le file dell'opposizione per cinque anni?
A questa domanda dovrebbero rispondere gli elettori, non io. In questi cinque anni ho interpretato il ruolo di consigliere regionale con l'obiettivo di affrontare i problemi con praticità e concretezza, senza steccati ideologici e venendo incontro alle necessità di tutti i territori della nostra provincia. Provando ad accorciare le distanze tra il nostro territorio e Milano. Tra i cittadini e Regione Lombardia.
C'è ancora molto da fare, e per questo motivo mi ricandido. Per continuare a rappresentare il nostro territorio in Regione. Con maggiore consapevolezza rispetto a 5 anni fa e sempre con l'obiettivo di risolvere i problemi ed essere utile.
2. I sondaggi danno Majorino in recupero su Fontana. Cosa serve, in questa campagna elettorale, per raggiungere e superare il governatore uscente?
Serve soprattutto parlare con le persone e dei problemi della nostra Regione, che sono molti. Io credo che la Pandemia da Covid-19 abbia messo in evidenza le tante cose che non vanno nella nostra regione. Non solo per la gestione della pandemia, che è stata pessima e che ha lasciato tante persone sole, ma per la sanità in generale, la cui competenza è della Regione. Così come la gestione dei treni o delle case popolari. Il 12 e 13 febbraio si vota per la Regione Lombardia. Non per Roma! Qui ci sono Fontana e Moratti da un lato, e cioè coloro che governano da 30 anni. Dall'altra parte
Majorino. Il voto a Majorino è un voto per cambiare le cose.
3. Capitolo Sanità: mi dica due difetti della gestione Fontana-Moratti e gli altrettanti correttivi che suggerisce.
Partiamo da numeri. In 5 anni Fontana ha cambiato 3 assessori alla sanità e 3 direttori generali. Come si fa a garantire una continuità e una programmazione su una materia così importante e delicata con tutti questi cambi? Inoltre il bilancio della Lombardia è di 26 miliardi di euro, 21 dei quali vanno nella sanità. 10 di questi vanno nella sanità privata. Ecc, io partirei da qui. Da riequilibrare il rapporto tra pubblico e privato e le liste d'attesa. Perché una sanità dove l'unico modo per essere curati velocemente è pagare, non è una sanità che funziona.
4. Infrastrutture: le priorità per il nostro territorio sono risapute. Su quale Piloni si impegnerà con più urgenza?
Sicuramente proseguirò la battaglia per ottenere un servizio ferroviario decente. Una battaglia ancora lontana dall'essere vinta sulla quale bisogna insistere. E poi i collegamenti ciclabili: i nostri territori devono essere messi in rete e in sicurezza. Poi la Paullese e il collegamento veloce Mantova-Cremona. Dobbiamo tirare fuori i nostri territori dall'isolamento, senza dimenticare la necessitò di valorizzare il PO dal punto di vista ambientale.
5. Gli Stalloni, tre ettari di spazio inutilizzato in pieno centro a Crema: per Piloni che destino devono avere?
Se dovessimo vincere le elezioni, una delle prime cose è sicuramente quella di stringere un accordo con il Comune di Crema per mettere a disposizione l'area ai cremaschi. E' uno spreco vederla così poco utilizzata. Mantenendo i servizi esistenti e aprendo l'area alle persone, con una destinazione sia di fruibilità che sociale. Un obiettivo che l'amministrazione di Crema dovrà comunque portare avanti con Regione.
Vittoria Costanza Loffi “Patto Civico per Majorino Presidente"
Chi sono: universitaria, attivista di Radicali Italiani (membro di Direzione) e coordinatrice della campagna nazionale “Libera di Abortire”: Sono ricercatrice intorno ai diritti riproduttivi e alla loro situazione giuridica e sociale nel mondo, collaboro con startup incentrate sui diritti delle donne come il mediacivico Le Contemporanee e con campagne volte a incentivare l'informazione sui temi dell'efficienza energetica e delle politiche di genere, sperimentando strumenti di comunicazione che affrontino in chiave innovativa il raggiungimento e il coinvolgimento anche delle donne nei campi dell'energia e della transizione ecologica.
Diritto all'aborto in Lombardia: La gestione della sanità ed il diritto alla salute sono argomenti centrali di questa campagna elettorale, e lo sono anche per noi. Da anni con la campagna “Libera di Abortire” raccontiamo i disservizi, le violenze e le mancanze di un sistema sanitario nazionale al collasso e non in grado di garantire un libero accesso alle interruzioni volontarie di gravidanza (IVG). La Lombardia non sembra essere da meno: non solo la rete dei consultori risulta fortemente depotenziata - con solo, ad esempio, 4 consultori attivi su tutto il territorio di Cremona e provincia a fronte di una popolazione di più di 300 mila abitanti - incidendo dunque sulle capacità di prevenzione e adeguata informazione sessuo-affettiva, ma ogni declinazione dei diritti riproduttivi delle cittadine lombarde è stata, in questi anni, gravemente dimenticata e ostacolata.
In Lombardia (e soprattutto, in provincia di Cremona) sono presenti strutture che violando la legge 194/1978 non garantiscono alcun medico non obiettore e l'accesso alle IVG esercitando quella che viene definita “obiezione di struttura”, ma non solo: non di rado le farmacie negano contraccettivi di emergenza, rivendicando il diritto a una obiezione di coscienza sregolata e di cui lo stesso Ministero della Salute si disinteressa.
Ad aggravare la situazione è il diffondersi di una retorica antiscientifica che ostacola il ricorso all'aborto farmacologico: in Lombardia, nel 2021 - secondo la Relazione al Parlamento del Ministro della Salute - non era ancora possibile ricorrere ad una IVG farmacologica con RU486 in strutture extra-ospedaliere. Impedire ai consultori di garantire il diritto all'aborto e costringerlo entro le mura ospedaliere non fa che creare ostacoli e imporre un controllo - poco medico ed eccessivamente moralistico - sulle scelte delle donne.
La negazione dei diritti delle donne da parte della Regione è durata 28 anni e ha portato a situazioni limite in tutta la Provincia di incontestata violazione delle leggi dello Stato. La campagna elettorale deve servire per far convergere la massima attenzione su queste condizioni critiche, per lavorare affinché non accada mai più. Una Regione che si preoccupa di investire in nuove strutture ospedaliere, depotenziando e chiudendo i presidi sanitari territoriali
Conferenza stampa: Libera di Abortire diffida la Regione Lombardia: basta attacchi ai diritti riproduttivi
Vittoria Loffi e Giulia Crivellini in qualità di coordinatrice e promotrice di Libera di Abortire, la campagna lanciata da Radicali italiani e da una rete di associazioni per il diritto all'aborto sicuro e informato, e attualmente candidate nella lista Patto civico – Majorino Presidente, nella provincia, rispettivamente, di Cremona e Milano, hanno presentato Giovedì 26 gennaio ore 12 Casalmaggiore Piazza Garibaldi 3, Servizi Territoriali Casalmaggiore in conferenza stampa la formale diffida nei confronti di Regione Lombardia per chiarire le responsabilità del continuo depotenziamento e lento abbandono della struttura ospedaliera “Oglio Po”, a partire dal suo reparto di ginecologia.
Dalla chiusura del punto nascita dell'Ospedale per il mancato raggiungimento (per poche unità) del target imposto da un precedente accordo Stato-Regioni di 500 parti/anno, nessuna delle richieste presentate dai cittadini di Casalmaggiore, Viadana e Bozzolo al fine di evitare il completo abbandono del reparto ostetrico-ginecologico ha avuto riscontro. Ad aggravare la situazione è la totale assenza del servizio di IVG, sintomo della svendita dei presidi sanitari territoriali di questi anni.
Per poter accedere ad una interruzione di gravidanza le donne della zona devono rivolgersi all'Ospedale di Asola (a 30km di distanza e dove, secondo le più recenti indagini condotte dalla Consigliera di Regione Lombardia Paola Bocci, non sono comunque disponibili ginecologi interni non obiettori, avvalendosi la struttura di gettonisti a chiamata), a quello di Cremona (40km, dove gli obiettori si attestano attorno al 63,5%) o a quello di Mantova (38km), avendo nella quasi totalità dei casi come unica opzione l'intervento chirurgico e non farmacologico.
Non possiamo più accettare che i diritti vengano erogati a “lungo raggio”, negando l'importanza della prossimità nella cura della propria salute riproduttiva così come previsto dall'art. 9 della legge 194, dalle nuove linee guida dell'Oms e dal Comitato europeo per i diritti sociali che, in tre differenti occasioni (2014, 2016, 2021) ha definito come illegittimo e ingiustificato il sacrificio delle cittadine costrette a muoversi dal proprio territorio per vedersi garantita la prestazione sanitaria e, quindi, il proprio diritto alla salute e alla scelta.
In Lombardia, come in tutte le altre regioni, non è sufficiente che solo una struttura per ASST garantisca l'accesso alle interruzioni di gravidanza e che le altre adottino di fatto l'obiezione di struttura: tutte le strutture devono offrire la prestazione.
Già nel 2019 era stata denunciata - in seguito al lavoro di Annamaria Piccinelli, Luigi Borghesi, Gloria Barili e Jessica Lazzarini - la totale assenza di medici non obiettori presso la struttura ospedaliera “Oglio Po”, oltre che la gravosa mancanza di tutti i servizi necessari per assistere durante il percorso precedente al parto - a dimostrare che la tutela e l'ampliamento dei diritti riproduttivi non sono in alcun modo presenti nell'agenda politica di Regione Lombardia.
Per quanto concerne l'IVG, rimane da chiedersi perché per un periodo sia stato garantito il servizio attraverso la mobilità del personale (dall'Ospedale di Cremona a quello di Casalmaggiore per una volta a settimana) mentre, ad oggi, di 3 ginecologi in équipe e tre ostetriche, nessuno risulta disponibile a praticare IVG.
La mancanza di una ginecologia H24 non può continuare ad essere una scusa per non garantire un servizio fondamentale ed erogabile senza ricovero, bensì in day hospital o con il ricorso al farmacologico. Servono risposte immediate e sono necessarie per quanto concerne l'intero reparto e tutti i servizi ginecologici-ostetrici.
Per questo, insieme all'avvocato Francesco Mingiardi, provvediamo a diffidare formalmente la Regione e la ASST di Cremona a rendere fruibile il servizio di interruzione volontaria della gravidanza in attuazione della legge n. 194 e in conformità alle Linee di Indirizzo adottate dal Ministero della Salute nel 2020.
Parteciperanno:
Vittoria Loffi, Radicali Italiani, candidata a Cremona “Patto Civico per Majorino Presidente”, coordinatrice della campagna “Libera di Abortire”
Giulia Crivellini, avvocata, tesoriera di Radicali Italiani, candidata a Milano “Patto Civico
per Majorino Presidente”, promotrice della campagna “Libera di Abortire”
Giuseppe Foderaro, Terzo Polo Moratti
Nato a Cremona nel 1970, coniugato. Laurea in Economia e Commercio conseguita presso Università Cattolica del Sacro Cuore sede di Milano. Tirocinio triennale per l'abilitazione alla professione di dottore commercialista. Dal 1998 consulente finanziario presso primario gruppo bancario internazionale ORA presso la divisione “Private & wealth advisory”. Dal 1995 al 1999 consigliere comunale, con funzione di consigliere anziano, nel comune di Cremona, membro della commissione cultura. Dal 2009 al 2014 membro di consiglio di amministrazione e Vicepresidente cda Azienda Speciale Cremona Solidale, specializzata nell'assistenza anziani (Rsa), nella gestione di reparto di riabilitazione e di centri diurni per anziani. Dal 2020 iscritto ad Azione.
Punti e priorità del programma
AGRICOLTURA: potenziare innovazione tecnologica e digitalizzazione per aumentare produttività, ridurre emissioni e tutelare le risorse ambientali, rafforzare le filiere agricole e difendere il cibo naturale e di qualità.
ENERGIA E AMBIENTE: riorganizzare il comparto energetico favorendo la produzione di energia da fonti rinnovabili con riduzione delle emissioni inquinanti e valorizzazione del patrimonio ambientale e paesaggistico e dell'economia verde.
IMPRESA, LAVORO, ARTIGIANATO E COMMERCIO: sostenere le imprese ed i lavoratori, i commercianti e gli artigiani lombardi, attraverso la digitalizzazione, la crescita e la formazione continua del “capitale umano”. E' necessario il rafforzamento strutturale e finanziario delle aziende, la riconfigurazione strategica delle filiere, lo sviluppo e la diffusione di un'imprenditorialità moderna.
INFRASTRUTTURE E MOBILITA' SOSTENIBILE: le infrastrutture lombarde devono rispondere a criteri di efficacia, efficienza ed equità. Le opere devono essere realizzate attraverso la partnership fra pubblico e privato e gestite con rendicontazione trasparente e continua dei risultati ottenuti.
Occorre intervenire su Trenord liberalizzando il servizio ed è necessario adottare misure per colmare il gap infrastrutturale con le province, come Cremona, meno collegate.
Necessario è trovare positiva soluzione al collegamento con Mantova ed altrettanto importante è la manutenzione dei ponti che collegano la nostra provincia con l'Emilia Romagna.
Centrale è il tema della valorizzazione a fini turistici ma anche commerciali e di crescita economica, della via d'acqua rappresentata dal fiume Po e dal “canale navigabile”.
POLITICHE SOCIALI: fornire protezione ai più deboli, agire sul sostegno abitativo, contrastare la povertà e favorire l'inclusione per le fasce più deboli della popolazione.
In tale ambito è, per me, importante sostenere il terzo settore, il volontariato e le associazioni senza scopo di lucro che consentono, in molti casi, di dare risposte efficaci ai bisogni sociali, secondo una logica di sussidiarietà e complementarietà.
RICERCA ED INNOVAZIONE: potenziamento della competitività nella della ricerca scientifica e nell'innovazione tecnologica regionale; digitalizzazione di tutti i servizi della PA; sostegno alle imprese che investono in ricerca e sviluppo ed alle università.
Creazione di distretti “ad alta tecnologia” in ciascuna provincia lombarda e messa in rete degli hub tecnologici e start up.
SANITÀ E SALUTE: potenziare lo sviluppo del sistema sanitario regionale al fine di garantire l'equo accesso ai servizi ed alle prestazioni sanitarie più appropriate per rispondere tempestivamente ai bisogni di diagnosi, cura, prevenzione ed assistenza in un'ottica di equità sociale.
Il nostro obiettivo prioritario è una drastica riduzione dei tempi di attesa per prestazioni ambulatoriali, interventi chirurgici e ricoveri specialistici.
In provincia di Cremona il mio impegno sarà rivolto al mantenimento dell'autonomia ed al miglioramento delle prestazioni erogate dai presidi ospedalieri attualmente presenti (Cremona, Crema, Casalmaggiore) e, con riferimento al nuovo ospedale di Cremona il mio impegno sarà rivolto a fare in modo che il primo obiettivo sia la “qualità” e “quantità” delle prestazioni fornite nonché il livello di specializzazione con riferimento all'attribuzione delle qualifiche DEA di secondo livello.
TURISMO, CULTURA, SPORT: sono temi strettamente interconnessi. Il mio impegno sarà rivolto alla valorizzazione delle eccellenze culturali della provincia di Cremona, partendo dalla liuteria e dalle istituzioni musicali e dalla valorizzazione delle nostre tradizioni artistiche e culturali anche per favorire, su tutto il territorio uno sviluppo turistico sia delle città che del loro ambiente circostante, ad esempio quello del fiume Po, e dei piccoli borghi storici che caratterizzano il nostro territorio.
Altrettanto impegno sarà destinato al tema delle infrastrutture sportive.
L'onore delle armi… a Marco degli Angeli, consigliere regionale uscente del M5S
Le dichiarazioni elettorali e relative passerelle di questi giorni sono state stucchevoli e figlie di una vecchia politica bipartisan, che può fare affidamento sulla poca memoria degli elettori e sui riti collaudati e noiosi, celebrati da cerchiobottisti che da lustri governano regioni e comuni, e da chi da troppo tempo siede nelle istituzioni con importanti ruoli amministrativi e rappresentativi.
Per ora l'unica certezza è che Fontana, Moratti e Majorino hanno in tasca lo stesso jolly per risolvere i problemi della nostra provincia: per loro sarà sufficiente nominare in giunta un assessore con passaporto cremonese. Non c'é che dire.
Un'intuizione vincente e geniale, peccato non averci pensato prima.
Sí, proprio così, il super assessore che, solo per il fatto di aver l'auto targata CR, consentirà alla nostra provincia di avere treni in orario e linee ferroviarie svizzere. Abbatterà il numero dei malati cronici, delle liste d'attesa e abbatterà il livello di inquinanti e polveri sottili. Finalmente consentirà a tutti di aver assistenza socio sanitaria con tempi dignitosi a prescindere dal proprio conto in banca.
Il dibattito è avvilente. Siamo nel 2023, ma i temi ed il copione sono un copia incolla delle regionali del 2018 e 2013.
Come dieci anni fa, ma potremmo anche dire venti, c'è però chi ancora aspetta per mesi una visita sanitaria e chi è perennemente in coda, in attesa che venga completata la Paullese.
E nel frattempo l'aria, la salute ed i servizi sono peggiorati. Eppure c'è chi, vestito di una nuova giacca, ripropone le stesse fallimentari formule magiche, proposte nelle scorse tornate elettorali. Invece, chi dovrebbe proporre una vera alternativa, purtroppo parla a mezza bocca. Questo perché agli imprenditori deve far credere che farà l'autostrada e farà brillare il comignolo dell'inceneritore per molti, molti anni. Allo stesso tempo, a chi la pensa diversamente, giura che abbatterà la torre fumante e riqualificherà le strade esistenti, puntando su trasporto pubblico ed opere piccole ma utili.
Insomma, a parte il "super mega assessore generale" e le solite proposte, manca chiarezza e tutto assomiglia ad una appiccicosa melassa.
Al contrario, servirebbe ritrovare il coraggio per fare scelte coraggiose e spendere parole concrete. Solo così si potranno affrontare le istanze dei cittadini e contrastare il loro disinteresse ai seggi, figlio della stanchezza e della disillusione.
L'ambiente e lo stato di salute di chi abita la nostra provincia sono compromessi. Lo attestano i dati di ATS Valpadana, diversi report di agenzie per l'ambiente europee e organi di controllo nazionali e regionali. La maggior parte dei paesi della nostra provincia stanno perdendo servizi essenziali a partire dai presidi socio sanitari, fino a quelli del trasporto pubblico.
I nostri ospedali pubblici boccheggiano, in disperata ricerca di personale sempre più in fuga a causa dell'incertezza, e in attesa di una vera programmazione capace di rafforzare in modo capillare l'assistenza socio sanitaria pubblica. Non basta annunciare scatole vuote o nuove cattedrali nel deserto da 300/400 milioni di euro: la crisi economica e ambientale impone delle scelte: i cittadini lo sanno e per questo vanno coinvolti e stimolati nel dibattito.
Per questi motivi, i candidati dovrebbero dire con chiarezza come vogliono investire i soldi del bilancio regionale. Vogliono impiegare 2 miliardi per un'autostrada insostenibile o investire quei fondi per riqualificare la SS10 e costruire altre opere minori, ma fondamentali come la tangenzialina di Casalmaggiore?
I candidati vogliono continuare ad autorizzare ovunque "la qualunque" in barba agli impatti cumulativi degli inquinanti o dotarsi di una vera programmazione impiantistica regionale e provinciale, in gradi di guardare al bene collettivo anziché semplicemente all'utile e allo sfruttamento del territorio?
Domande le cui risposte non implicano il fatto di essere contro l'impresa, ma il fatto di essere realisti e agire di conseguenza: accompagnando gli imprenditori dei settori meno sostenibili in una vera transizione, che non è ideologica ma necessaria e non più rinviabile.
I candidati vorranno riportare gli investimenti sanitari nelle strutture e nel personale sanitario che lavora nel pubblico o al contrario preferiranno rinvigorire ancor di più il privato, magari portando anche i medici di base all'interno di hub creati in RSA private, come auspicato dal dr. Pregliasco (candidato di CSx) e da Degani (lista Fontana di Cdx)?
La coperta del bilancio regionale è corta e i cittadini meritano di sapere con chiarezza se rimarranno ancora al freddo. A perderci, e di brutto, tra chi per strategia fa l'equilibrista e chi lancia solo slogan basati su politiche già condannate dalla realtà, sappiamo tutti chi sarà. Comunque vada.