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Dossier TAMOIL

Negare l’evidenza e nasconderla sotto il tappeto

  11/04/2022

Di Redazione

Dossier+TAMOIL

Diciamolo francamente, se si vuole uscire dalla palude che paralizza il modello politico, infettato dagli eccessi di leaderismo e dalle tossine di una narrazione fuori controllo, bisognerà, almeno su certi argomenti, scrivere e parlare nella lingua della verità. 

Monito, questo, difficilmente attivabile nei meccanismi dei superiori livelli, diventati del tutto impermeabili alle “contaminazioni” degli inputs dei livelli periferici. Ma a maggior portata di mano nelle realtà territoriali, in cui il diretto contatto con le problematiche dovrebbe costituire il viatico per approdi fecondi ad un corretto rapporto con l'opinione pubblica ed alla soluzione di problemi, gravi e sedimentati nel tempo. 

La premessa riguarda la progressione (si fa ovviamente per dire) dell'attenzionamento del dossier Tamoil. 

Soprattutto, riguarda una caduta di stile, su cui i responsabili dovranno dare spiegazioni, non solo nella comunicazione dello stato dell'arte dell'azione congiunta dell'istituzione locale e della rappresentanza sociale, ma sul “timbro”, appunto, della relazionalità tra istituzione e corpi intermedi. 

Quali sono, oltre che i movimenti politici e, nel caso, le Società Canottieri, che, come è noto, organizzano migliaia di cremonesi. 

Si deve a loro il risultato di aver evitato che le pesanti conseguenze di 50 anni di disattenzioni pubbliche, culminate con la posizione di vertice di Cremona nella graduatoria di città più inquinata, siano state in qualche modo denunciate e ricondotte ad un tentativo resiliente. 

Con un misto, da parte dell'establishment politico istituzionale, di aspettativa di lucrare sull'indotto mediatico (quando c'era un dividendo di riconoscimenti) e, però, anche di contenimento delle spinte, quando la linea guida della testimonianza civile superava il limite canonico. Il cui baricentro stava e sta nel dogma che Tamoil non ha mai inquinato, che se ha inquinato lo ha fatto per poco, che non inquina più, che si deve smetterla con la volontà ossessiva di guardare nel passato e nel presente. 

E ciò l'establishment comunale, che, senza averne avuto merito alcuno, ha partecipato del merito dell'azione dei radicali Ravelli e Ruggeri, del valente pool di legali e delle Canottieri (in particolare la Bissolati), dovrebbe, se proprio ne è convinta, dirlo nella lingua della verità. E, non come è avvenuto nella seconda conferenza dei servizi, per interposto ruolo, facendolo dire da un dirigente. Che si è assunta la responsabilità di cassare (gesto squisitamente appartenente agli investiti di mandato politico) l'istanza della Canottieri per un nuovo piano di monitoraggio dell'inquinamento (pregresso e perdurante) dell'ex raffineria approdata a struttura di stoccaggio. 

Quello che, nella vicenda, colpisce è l'atteggiamento di un funzionario Comunale (evidentemente in ciò officiato): irritante nei confronti delle istanze, legittime perché supportate da prove inoppugnabili, dei cittadini e delle prerogative del confronto. 

Un atteggiamento questo in linea con il principio che il potere, anche se declinato da un funzionario comunale, non tollera di essere messo in discussione. 

Vabbè, è stato detto… il funzionario, in dirittura d'arrivo per la quiescenza, si è concessa una licenza poetica, respingendo l'istanza della Bissolati e chiudendo la Conferenza. Una sorta di “io sò io e voi non siete un …zzo" (ndr: un cazzo). 

Se il Comune pensa di aver chiuso la partita Tamoil, si sbaglia di grosso (soprattutto si dovrebbe vergognare sul piano, quanto meno della procedura del confronto e del rapporto con la cittadinanza). Ai nostri tempi, dirigenti così avrebbero scelto un altro lavoro. Fermo restando che la responsabilità è politica. E di essa, ripetiamo, devono rispondere gli investiti di mandato. Il cui profilo si presta molto a concludere che o sono a libro paga Tamoil o sono inadeguati. Disarmante è il fatto che su una questione come questa non si riesca a fare una testimonianza comunitaria. Non ci fossero stati gli avvocati, le canottieri, i Ruggeri...gli inquinatori totali avrebbero fruito del salvacondotto. 

Eh no, signori nostri, il dossier Tamoil è vivo e lotta insieme a noi. 

Forse l'establishment spera, deducendo dalla constatazione della tiepidezza dell'opinione pubblica prevalente e, soprattutto, del minimo sindacale dell'aliquota degli investiti di mandato, che sia così. Ma così non è. Prova ne sia (anche se una bella mobilitazione popolare sul tema sarebbe determinante ad un cambiamento di atteggiamento) che i soggetti direttamente impegnati e alcune forze politiche non sembrano aver molta voglia di rinculare. 

Una prova viene dal fatto che, nei giorni scorsi, il segretario nazionale del PSI Maraio è venuto a colmare un vuoto di presenza organizzata e a scandire le priorità del ritorno in servizio dei socialisti cremonesi: Area Donna e Tamoil. 

Da parte sua, il consigliere regionale lombardo, in quota M5S, Marco Degli Angeli, alla linea comunale contro deduce quanto segue: “A fronte dell'acclarata evidenza che a Cremona l'ex raffineria Tamoil continui ad inquinare (i rilievi effettuati dalla Canottieri Bissolati hanno dimostrato la presenza massiccia di idrocarburi nei terreni esterni alla Tamoil ndr), è sempre più importante che al sito venga data la valenza di SIN (sito di interesse nazionale). Per questo motivo chiedo alle forze consiliari del Comune, che si attivino quanto prima per l'attuazione di un percorso condiviso per arrivare al riconoscimento di un importante strumento come il SIN in grado di evitare ulteriori danni ambientali e sanitari, e soprattutto garantire tempistiche e monitoraggi certi”. Da parte del Comune sembra non esserci la volontà intervenire sul procedimento amministrativo di ripristino in atto dal 2011. Complice l'errata convinzione che sia sufficiente quanto fatto finora”. 

Degli Angeli si inserisce nel solco di quanto Legambiente ha già espresso

È ormai evidente come il tema della bonifica, anche delle aree esterne, vada affrontato ormai in modo cogente. Per tanto l'argomento non può più essere affrontato con superficialità e senza una seria condivisione tra Enti: che la questione venga affrontata nelle opportune sedi, ossia nell'Osservatorio Tamoil e/o in Commissione Ambiente di Regione Lombardia, e si faccia quanto necessario per essere riconosciuti come SIN, fondamentale anche per garantire un costante monitoraggio epidemiologico oltre che ambientale. 

Per il consigliere Degli Angeli sarebbe altresì utile interpellare anche il MiTE (ministero della transizione Ecologica) con l'obiettivo di ottenere fondi aggiuntivi per la bonifica, oltre che per la messa in sicurezza

Mi viene in mente l'esempio di Mantova - precisa - la cui area dell'ex Petrolchimico ha ottenuto 18 milioni per la bonifica diventando SIN. Infatti, mi auguro che questo le forze consiliari del Comune lo capiscano, prima di pensare a qualsiasi nuova destinazione dell'area, è fondamentale procedere alla bonifica e alla risanificazione. 

Conclude Degli Angeli

Quando si parla di salute ambientale e dei cittadini, non si può continuare a nascondere la polvere sotto il tappeto, fingendo che tutto vada bene. Così non è, ed è ora che il Comune, oltre che a illuminare di verde il Torrazzo, inizi a pensare alla salute dei suoi cittadini. È fondamentale, lo ribadisco, che il Comune si faccia parte attiva affinché l'area diventi SIN. 

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