Luciano Pizzetti – Presidente Consiglio Comunale di Cremona
Sul percorso di utilizzo dei fondi Tamoil leggo ricostruzioni fantasiose. A dire bene. In verità campate per aria e prive di qualsivoglia appiglio concreto. Fondi assegnati al Comune per danno d'immagine e patrimoniale. Non per altro. Basta leggere le sentenze per apprenderlo, non certo i bollettini di propaganda autoincensatoria. Quanto al chiacchiericcio sul ruolo dell'Ufficio di Presidenza, su quello del Consiglio Comunale, su quello esercitato da me in quanto Presidente del Consiglio, è sufficiente apprendere in via diretta per comprenderne la vacuità. Qualsiasi persona, ogni cittadino e ogni cittadina, può sentire direttamente quanto avvenuto. Senza affidarsi a racconti distorcenti la realtà. Collegandosi al link https://consiglio-comunale.comune.cremona.it/consiglio-comunale/2024-2029/mandati/mandato-2024-2029. Lì, chi mai fosse interessato, potrà ascoltare le sedute dell'Ufficio di Presidenza del 26 marzo e del Consiglio Comunale del 31 marzo, dove si è trattato appunto dell'istruttoria circa l'utilizzo dei fondi Tamoil. Ascoltando si potrà apprendere senza mediazioni, così chiunque saprà distinguere in modo inequivocabile il vero dal falso. Scoprendo ad esempio che mai nessuno ha messo in discussione la destinazione ambientale dei fondi risarcitori, migliorando anzi la concretizzazione delle sentenze giudiziarie. Che il coinvolgimento dei Presidenti delle commissioni Ambiente e Vigilanza era parte integrante della proposta che ho formalizzato in Ufficio di Presidenza. Così come quello di soggetti esterni al Consiglio Comunale, accogliendo in proposito un suggerimento di Rosita Viola avanzato nella seduta del 17 dicembre. Oppure che mai è stata messa in discussione la competenza esclusiva del Consiglio Comunale, cosa peraltro impossibile sia per Legge che per Statuto e Regolamento comunali. O ancora che l'Ufficio di Presidenza con funzioni deliberative si svolge sempre, ripeto sempre, in formato di Commissione consiliare, così è stato anche il 26 marzo. La propaganda malevola cozza contro la vincolante realtà delle cose. Ringrazio i Consiglieri, hanno concorso a dare vigore all'Istituzione consiliare. Sono grato in modo particolare ai diversi Gruppi consiliari che hanno collaborato alla stesura della nuova Delibera, sostitutiva di quella del 2019 solo nella parte metodologica. Sindaco e Giunta hanno dato impulso a questo ruolo assai incisivo del Consiglio Comunale. Da qui a Giugno in Ufficio di Presidenza si istruiranno i progetti che verranno quindi sottoposti alla decisione del Consiglio stesso. Così da renderli operativi già con le variazioni di bilancio che il Consiglio Comunale voterà nel mese di Luglio. Sono passati anni, troppi. È ora di chiudere bene questa partita. Mi permetto anche di proporre l'ascolto diretto della trasmissione televisiva svoltasi il 5 marzo, per la quale tanto strumentale e inutile scalpore è stato indotto, così da scoprire ciò che ho dichiarato realmente. Il decoro e la sicurezza hanno molto a che fare con la qualità dell'ambiente urbano. Con la bellezza della città ben vissuta. Piazze, giardini, viali ben strutturati sono ambiente pulito a misura di persona. Io la penso in tal modo. In Ufficio di Presidenza ci si confronterà sulla base delle diverse idee. Il link è questo https://cremona1.it/video/la-piazza-aggressioni-e-violenze-come-reagire-del-05-marzo-2025/ . Credo che una concreta e semplice azione di verità valga molto più di tante fuorvianti parole.
Luca Ghidini – Segretario Comunale Forza Italia Cremona
La posizione di Forza Italia sulla destinazione dei risarcimenti Tamoil è sempre stata chiara ed è stata maturata in un confronto trasparente e molto serio con i promotori dell'iniziativa civile che hanno, con la loro azione meritoria, consentito al Comune di Cremona di ottenere il risarcimento di € 2,4 milioni.
L'abbiamo formalizzata in un ordine del giorno dettagliato depositato in Consiglio Comunale, sottoscritto anche dai capigruppo di Novità a Cremona, Lega e Movimento 5 Stelle, presentato nella conferenza stampa svoltasi il 15 marzo insieme ai rappresentanti locali del partito radicale Sergio Ravelli e Gino Ruggeri.
I punti per noi irrinunciabili erano e rimangono i seguenti:
1 -il vincolo di destinazione delle risorse per progetti ambientali avrebbe dovuto essere confermato e addirittura rafforzato. Non possiamo accettare che un indennizzo proveniente da un disastro ambientale venga destinato a finanziare interventi di manutenzioni ordinaria e straordinaria del patrimonio pubblico, come annunciato dal Presidente del Consiglio Comunale di Cremona in una recente trasmissione televisiva. Per noi gli interventi di “carattere ambientale” devono avere l'obbiettivo di migliorare la qualità dell'aria e del sottosuolo. Punti, questi, che mancano nel testo approvato della delibera. I Progetti finanziati devono altresì avere obbiettivi chiari e misurabili per poterne valutare l'efficacia;
2 - Sarebbe stato necessario che venisse costituita una commissione o un comitato tecnico-scientifico consultivo che avesse affiancato il decisore politico nelle scelte. È giusto che la politica eserciti il suo dovere di decidere, ma sulla base di informazioni e dati reali e rigorosi. Senza questo approccio, temiamo che i lavori dell'organo incaricato di valutare i progetti abbia come l'unico scopo di assecondare la spartizione di un bottino secondo i criteri della convenienza politica del momento. Il parere di un comitato tecnico, autorevole sul piano scientifico, non può essere semplicemente audito, bensì posto in un livello interlocutorio superiore per coadiuvare direttamente il decisore politico;
3 - il coinvolgimento della Commissione Ambiente era per noi necessario perché è il soggetto istituzionalmente preposto a trattare questa tematica. L'Ufficio di Presidenza come luogo di valutazione e decisione in merito ai progetti da finanziare è una forzatura che va contro il regolamento comunale, che deve essere letto e rispettato da tutti. Non può e non deve essere piegato alla volontà di una parte politica, e nemmeno essere oggetto di forzate interpretazioni di parte. Se i Presidenti della Commissione di Vigilanza e della Commissione Ambiente non possono votare in Ufficio di Presidenza, il loro coinvolgimento doveva essere valutato prima di proporne l'inserimento come semplici spettatori senza alcun potere decisionale.
Forza Italia non ha cambiato le proprie priorità e ha inteso ribadirle, come aveva già fatto in Ufficio di Presidenza con il proprio voto contrario, anche oggi in Consiglio Comunale depositando un emendamento al testo della proposta di delibera. Dalla votazione è emerso che almeno 12 consiglieri di maggioranza si sono astenuti sull'emendamento proposto da Forza Italia: un dato politico significativo che dimostra, da un lato, il rigore della nostra posizione circa metodo e contenuti e dall'altro, un evidente disagio che attraversa la maggioranza rispetto alla gestione di Pizzetti. Per noi il punto irrinunciabile è garantire l'autenticità della proposta e un percorso trasparente, e non piuttosto una convergenza a tutti i costi. L'unico punto positivo che registriamo è, come da noi proposto, l'individuazione del Consiglio Comunale come sede deputata alla decisione finale.
In questo modo vogliamo anche dare voce ai mille cittadini che in una sola settimana hanno aderito alla petizione popolare. Questi cittadini chiedono di essere ascoltati, chiedono di non perdere l'occasione di aprire un confronto libero sulle condizioni ambientali della nostra città e sulle possibili cure da adottare da oggi e per i prossimi 20 anni.
La politica è un esercizio nobile di democrazia quanto non nasconde i temi cruciali per la vita delle persone, anche quando sono scomodi.
Forza Italia manterrà alta la guardia anche nei prossimi passaggi consiliari.
Tout s e tien….?
…lo sapremo solo, come suggerisce Battisti (Lucio), vivendo. Anche se sono ben percepibili, anche se non del tutto manifeste, le avvisaglie. Per un approdo non esattamente cristallino della questione. Sul cui innesco grava un mix di attenuazione dell'engramma del ricordo tematico e l'ombra di quel mai sopito impulso inciuci sta, che da quasi un anno magnetizza trasversalmente la vita pubblica cittadina.
Andando con ordine e prima di tutto ringraziando Pizzetti e Ghidini per il contributo di approfondimento, non possiamo non “cronometrare” lo stato di avanzamento del percorso dialettico ed istituzionale, il cui innesco, come un inaspettato copu de foudre, ha sparigliato consuetudini e posizionamenti. Ci riferiamo alla Petizione, frutto di un armonizzazione/convergenza della parte non embedded dell'opposizione. Che ha avuto un riscontro stratosferico. Come Biometano. Ma la"ditta", notoriamente pilotata da abili manovrieri, non demorde. Per ragioni di "numeri" e per capacità pervasiva nelle crepe e negli interstizi di un sistema politico che ha decerebrato l'opinione pubblica e l'aliquota rappresentativa officiata di ruoli di controllo e se necessario, di contrasto. Ma c'è un evidente sperequazione delle forze in campo. Non perché la nostra comune cittadinanza attiva è di contestazione. Ma perché non è strutturata. È indispensabile un coerente sforzo di convergenza civica e di movimento organizzato. Pagato il pedaggio di una premessa “militante” (che non ci solleva dagli obblighi deontologici di par condicio editoriale), osserviamo che nell'aggregato analitico, oseremmo dire nel radar, dei precordi cognitivi un tratto assolutamente fondamentale, vale a dire l'adeguata consapevolezza che comporta la distinzione tra risanamento/riqualificazione ambientale (post traumatica) e ripristino del decoro ambientale. Per alcuni versi c'è qualche margine di coincidenza o sovrapposizione; considerando che il "verde" non è per eccellenza assiomatico. Da tale punto di vista, checché si sia, in termini di degrado (lato e striato sensu), in buona compagnia a 360°, fa specie che se ne sia accorti adesso e tutto d'un colpo. A Cremona l'esteso fenomeno è progredito gradualmente e, mettendo le mani avanti, non come conseguenza di calamità naturali di proporzione, come si suol dire, bibliche. In qualche misura si può fondatamente azzardare una distinzione di concorso di causalità. Che fa capo, da un lato, al rischio calcolato che, nel caso di Amoco/Tamoil, ha indotto la classe dirigente ad opzionare (scientemente?...a fin di bene, come potrebbe essere stata l'aspettativa dell'"indotto" socioeconomico?) una strategia in cui è stata per mezzo secolo del tutto assente la sollecitudine per l'igiene ambientale e la salute dei lavoratori (direttamente impegnati) e dei cittadini e, dall'altro, una sistemica "accidia" per virtuose linee comportamentali che ponessero la problematica lungo una visione e in una priorità strategica e programmata. Se si può legittimamente considerare la vicenda Tamoil come principale scaturigine ( da combinato pluridisciplinare suolo-acque-aria) del degrado ambientale, altrettanto fondatamente si può attribuire la responsabilità di questo "combinato", più che ad una generica imprevidenza, fatalistica assenza di consapevolezza. Lo dimostrano (oltre che il factcheeking sub oculis) numerosi "indici" segnalatori (in ovvia controtendenza con i "sondaggi" mediatici, di cui si sono pasciute per un terzo di secolo le governances negligenti) di evidenza empirica. Ma, il governo municipale, che prima aveva tenuto la testa girata in corso d'opera nei confronti dei processi inquinanti in atto (inzuppando il pane nei "ritorni"), si è premurato di mettere in atto (non si sa quanto in consapevolezza degli indotti) un'opzione di smantellamento dei pregressi sistemizzati codici di cultura gestionale e dei presîdi strumentali/operativi. Per esemplificare, il comparto "serre" (di cui è restata solo la traccia toponomastica) e, nell'ampio e praticato outsourcing), il comparto operativo. Per non parlare poi e in aggiunta di questa incontrovertibile culpa in eligendo ed in vigilando (praticata a testa girata dall'altra parte rispetto ai contesti ben percepibili e per meschine prevalenze di impulsi derivanti da "culture" istituzionali non esattamente sedimentate e da pratiche "scambio" con settori sintonizzati della propria costituency militante ed elettorale), di un prevalente marker gestionale, vocato ad una "rigenerazione" attuata a colpi di "piccone risanatore". Ci riferiamo alla "spianata" di quella che un tempo si chiamava piazza Cavour (sottoposta nei primi anni sessanta dalla Giunta Vernaschi e per merito dell'Assessore Coppetti e del dirigente arch. Galletti, ad una importante progetto di decoro e di fruibilità) sacrificata, con il tocco in più di vandalizzazione della "pensilina" (poi, immolata, in sede di autotutela dall'evidenza del disastro). Allo stesso ciclo politico-amministrativo si deve la genialata della "rigenerazione" dei Giardini di piazza Roma. Che erano stati rifunzionalizzati (con la pavimentazione autobloccante maggiormente congrua alla gestione manutentiva e soprattutto alla fruizione delle "fragilità) dalla precedente giunta anni 80 (alla quale, dato che ci siamo, risalgono l'istituzione della cosiddetta "isola pedonale" e del Parco al Po.
Ciò che vogliamo dire è l'inaccettabilità della pretesa in capo alla “ditta” di governo cittadino di incassare la posta; vale a dire di sbianchettare tutte le responsabilità di sciagurate gestioni di tutela ambientale e di qualità della vita dei cittadini, utilizzando il dividendo di un encomiabile gesto di cittadinanza attiva, posto in essere in solitudine e forse in cagnesco (da parte del Palazzo), che ha tolto le castagne dal fuoco ad una questione (comune a tutte le città che negli anni 50 ebbero il privilegio di di ospitare un petrolchimico (sic!) che, oltre il danno patito, adesso, anche ad attività produttive revocate, dovrebbe accettare la permanenza dell'ombra dell'irrisolvibilità degli indotti. Che è un po' voler dire (o pretendere) un po' questo: Ok Amoco/Tamoil ha prodotto dando lavoro a centinaia di famiglie. Ha inquinato…e che sarà mai… Ha chiuso i battenti, senza lasciare (in ciò Pizzetti ha ragione) vittime sociali…. Il risanamento acque-terra-atmosfera è cosa titanica e, quindi, irrealizzabile. Lasciamo (come è avvenuto per tutte le storiche industrie inquinatrici) sedimentare l'accumulo tossico. Ed utilizziamo le penalizzazioni decretate in sede giurisdizionale per far bella la nostra città. Tutto un ragionamento in cui non c'è traccia di un minimo motivazionale per almeno iniziare un'opera disinquinante (per la cui realizzazione è indispensabile il concorso della parte aziendale, che non può pensare di sfangarla, e di poteri istituzionali di livello superiore). Neanche a livello di considerare una priorità di impiego di questo iniziale risarcimento a favore delle contiguità ed adiacenze territoriali. Come potrebbero essere le aliquote urbanistiche gravitanti attorno a quello che un tempo veniva chiamato “il Villaggio Po”. Percepito come il Parioli di Cremona, ma precipitato, in termini di decoro urbano, in fondo alla classifica.
Su questo terreno, si misurerebbe la sincerità della governance cittadina, in materia di interpretazione del significato e dell'utilizzabilità del risarcimento. Invece, no…Si pretendono la moglie ubriaca (dell'oblio delle responsabilità dell'inquinamento e delle erronee politiche di “rigenerazione urbana”) e la botte piena dell'inappropriato impiego di risorse piovute senza merito del Comune, destinate a rimediare coi rattoppi manutentivi le falli gestionali delle gestioni comunali. lo sapremo solo, come suggerisce Battisti (Lucio), vivendo e monitorando gli sviluppi. Per quanto ci riguardo, non molleremo, al di là delle nostre spalle minute, la presa, in termini di comunicazione e stimolo al confronto.