Il dibattito sulla ripartenza dell'Italia non ha alcun costrutto senza la definizione di un preventivo progetto che indichi da dove e come ripartire, una volta arginata e vinta la pandemia che ha investito il mondo intero.
Anziché discutere di riaprire qui o là, tra le forze politiche dovrebbe imporsi un confronto prioritario che porti a riparare sollecitamente i danni creati dalle privatizzazioni intervenute nel sistema sanitario, a soccorrere efficacemente le famiglie in difficoltà e le imprese, prima che cessino definitivamente le loro attività.
In questa cornice, la Comunità socialista Cremasca, ha abbozzato una serie di spunti politici ed economici, sul futuro della nostra Provincia, stimolati dall'impegno straordinario di tutti coloro che da settimane sono in prima linea a fronteggiare il luttuoso contagio da Covid-19
Il risultato del nostro confronto interno, sui temi istituzionali, sociali ed economici locali, avvenuto tramite internet nel rispetto degli inviti a “restare a casa”, sarà oggetto, appena possibile, di iniziative, incontri e dibattiti pubblici.
Nelle nostre intenzioni c'è innanzitutto una sollecitazione esplicita alle forze politiche ed ai sindaci, affinchè intervengano con maggiore protagonismo nello sviluppo delle variegate realtà provinciali, oggi prevalentemente indirizzate dal mondo economico, in senso lato.
In questo senso, il recente studio Masterplan 3C, promosso dalla Associazione Industriali di Cremona, pur rappresentando una ottima base di partenza per innestare progetti di medio e lungo respiro, evidenzia una filosofica imprenditoriale non propriamente assecondabile, nonché una lacuna inspiegabile.
Il documento fotografa bene la situazione economica e sociale della nostra provincia, ma non convince ove propone la messa a punto di “armi competitive” per il raggiungimento degli obiettivi fissati, senza particolari riguardi alla qualità della vita dei lavoratori, dell'ambiente e dell'interesse collettivo.
Da un altro punto di vista, sorprende negativamente, non leggere alcun accenno, sulla legislazione vigente, che ha determinato il depontenziamento delle amministrazioni provinciali e le farraginose normative sulle gestioni associate dei servizi comunali tra i piccoli comuni, nonostante tra i promotori dello studio, figurino gli enti locali più rappresentativi della nostra provincia.
Un vero peccato per i rappresentanti del territorio, non aver ribadito l'orientamento amministrativo del Cremasco, (anche in vista del prossimo riordino delle province) favorevole, motivatamente, ad una aggregazione con il lodigiano ed il trevigliese, in alternativa all'irrazionale accorpamento di tutta la provincia di Cremona con Mantova.