Il referendum sul taglio del numero dei parlamentari, secondo le previsioni, ha visto prevalere lo schieramento del SI favorevole alla modifica costituzionale, rispetto a quello contrario.
All'appello referendario non ha risposto il 45% degli aventi diritto, e da una lettura riflessiva dei risultati, va sottolineato che nemmeno le aspettative plebiscitarie dei sostenitori del provvedimento, sono state percentualmente confermate dagli elettori: alla Camera il “taglio” è stato approvato dal 97% dei parlamentari, mentre i consensi dei cittadini, espressi nelle urne, non sono andati oltre il 70%.
In una campagna elettorale, oggettivamente impari, il 30% dei consensi a sostegno della ragioni del NO, rappresenta un segnale dignitoso ed esplicitamente critico nei confronti dei comportamenti e delle indicazioni demagogiche dei partiti, in particolare, che dopo essersi opposti per tre volte, hanno cambiato idea.
Il terzo dei votanti NO, i costituzionalisti, le forze politiche e quelle sociali, i Comitati, ora sfidano i vincitori del referendum ad attuare i correttivi già promessi e necessari per l'entrata in vigore di una riforma oggi monca.
Più esattamente la definizione innanzitutto, di una nuova legge elettorale che consenta agli elettori la scelta dei propri parlamentari, la revisione dei collegi elettorali, tutt'altro che facile senza scardinare storiche aggregazioni territoriali.
Ci aspettiamo l'armonizzazione dei regolamenti parlamentari, una rinnovata efficienza delle commissioni, il ripristino dell'equilibrio fra il Parlamento e la rappresentanza regionale per la elezione del Presidente della Repubblica, nonché la differenziazione dell'attuale bicameralismo perfetto.
Insomma tutti aspetti che dovevano essere definiti prima o contestualmente alla puntuale modifica costituzionale sottoposta a referendum, invece di rinviarli a tempi successivi.
Al riguardo manteniamo più di un dubbio, visto come gli annunci e gli ultimatum di qualche mese fa sono stati bellamente disattesi, nonché alla luce di quanto dichiarato dal fondatore del Movimento 5 Stelle, circa il superamento della forma di rappresentanza parlamentare e democratica esistente.
Per i socialisti, unitariamente impegnatisi nell'occasione referendaria, è giunto il tempo di riprovare a trasformare le nostre adesioni ai Comitato del NO in una nuova e autonoma formazione politica del centro sinistra.