Interviene oggi sulla questione socialista il "socialista-Dem" Paolo Carletti, presidente del consiglio comunale; socialista a pieno diritto, ma non stricto sensu, della piccola Comunità militante sotto le insegne ideali del movimento. Bensì lato sensu di una questione che riguarda l'idealismo e la testimonianza di tutto il campo della sinistra laburista, liberale, riformista. La sinistra, in cui Carletti ha scelto di confluire per continuare in altre forme il suo contributo militante -a nostro umile parere, intendiamoci- può con molta difficoltà definirsi un riferimento aggregante di un campo, oggettivamente e manifestamente in confusione.
Crediamo pertanto che lo sforzo di armonizzazione e convergenza, per un progetto condiviso ispirato dagli ideali del socialismo umanitario e liberale, deve essere sollecitudine ampia e convinta. Da parte di chi non ha rinunciato all'identificazione socialista, ma non di meno da chi opera in altri contenitori ideali.
È con questa premessa che sollecitiamo l'intensificazione dei contributi.
Abbiamo letto il pezzo sulla questione socialista e ci sentiamo di dover intervenire sebbene noi lo si faccia dalle file di coloro che secondo l'articolo "sono costretti a risalire in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza nella prospettiva rivoluzionaria".
D'altronde da segretario dello SDI prima e del PSI poi, non abbiamo mai avuto la pretesa di stracciare la patente socialista a nessuno che se la attribuisse, nemmeno per intenderci, a chi viaggiava in campagne elettorali a braccetto ai reduci del MSI...
spero così che nessuno ci tacci di infamia se abbiamo scelto di entrare in un partito saldamente iscritto al PSE e che all'oggi è il solo a poter piegare sulla via del socialismo libertario.
Eh sì, perché vedete, io di socialisti nel PD ne sto conoscendo parecchi ma non ho pretesa di essere creduto da chi si ostina ad autoconvincersi che il filone socialista si sia scomposto in rivoli carsici solo per cause esterne ad esso ed ancora oggi non coglie le gravi colpe della dirigenza socialista di quegli anni.
D'altronde ognuno è libero anche di intendere l'impegno Politico nel senso che preferisce: chi come testimonianza fedele ed intransigente di un passato quasi remoto, con ciò rinunciando alla possibilità di influire sui processi delle dinamiche sociali che vedono ancora alla guida ben salda il capitale; chi invece come partecipazione attiva alle scelte politico amministrative della comunità, cercando di indirizzare quelle scelte lungo il solco tracciato dalla pratica socialista.
E poi scusate, ma senza socialisti intorno a rompere i coglioni, come pensate che "la ditta risultante dalla convergenza catto-comunista" possa metabolizzare la cultura politica socialista?
Questo non è dato sapere.
Mica diciamo che sia facile, noi non facciamo parte della famiglia buona del PD, è vero e ce ne vantiamo, ma con l'orgoglio e la tenacia della gramigna dei fossi non molliamo un centimetro e maciniamo consensi ad ogni dibattito.
Ultima nota: se qualcuno avesse ascoltato le canzoni di Guccini senza pensare di non farlo perché marchiato a fuoco come comunista dai reazionari più retrogradi, avrebbe colto la stessa carica anarchica e libertaria che c'era in De Andrè e che incarna lo spirito autentico dei socialisti, quello della prima Internazionale, per intendersi!
Fraterni saluti
Paolo Carletti