Il vantaggio consapevole di essere testata di nicchia (destinata a pochi lettori) è innanzitutto quello di essere svincolato dai parametri di sostenibilità della concorrenza: l'assenza di ansie sui tempi delle uscite e la totale libertà di opzione dei temi.
Quando ne troviamo uno particolarmente consono alla coerenza con la mission editoriale e le preferenze soggettive, ci si può buttare a capofitto e non lesinando, come sono costrette a fare le testate professionali, sulla corposità dei testi e sul corredo iconografico (immagini della campagna plastic free e di com'era Piazza Cavour a metà anni 60).
Come si sarà compreso dal titolo, intendiamo tornare su un argomento che intriga molto le priorità delle nostre riflessioni: il decoro urbano e, più in generale la cura dell'ambiente.
Se si azzardasse (pur nell'intramontabile consapevolezza dell'adagio: a cuntentà en Cúmon gh'è bon nisson) un'inversione del detto, dovremmo dire che, visti i risultati e le lagnanze, il livello prestazionale dell'establishment amministrativo, negli ultimi anni si è assolutamente riusciti a cogliere un clamoroso insuccesso di critica e di pubblico. Vero che le lagnanze si situano al centro (primavera/inizio estate) dell'azimut del rigoglio della vegetazione (e, in teoria, della necessità di provvedervi).
Dovremmo coniugare ad un condizionale, imposto da quel sentiero di guerra che è la filiera del giustificazionismo imposto dall'evidenza.
Osservando la cronaca amministrativa e, soprattutto, gli spazi aperti (cartacei, telematici e social) alle testimonianze dei lettori e dei cittadini, non c'è nessun gestore pubblico che meriti neanche il 6 politico.
Il range è stabilmente ristretto a poche, inossidabili, banali controdeduzioni.
Che vanno dall'esternazione del Sindaco di Pessina “Facciamo il possibile”, non soddisfacente dal punto pratico, ma apprezzabile da quello della sincerità (in cui appare evidente la percezione in Ester Stanga di quanto sa di sale il passaggio dalla condizione di opposizione consigliare a quella di governo).
Il sempre (da noi) apprezzato assessore (al verde) Rodolfo Bona la prende, sull'argomento del decoro associato alla sicurezza del verde, un po' da lontano: “La gestione del patrimonio arboreo comporta un notevole impegno.”.
Più spregiudicato, anche se poco rassicurante, lo speech del direttore AEM: “tutto risolto a breve”. Mai una volta che si risolva prima. Da rilevare che nella circostanza c'è una sorta di continuità nel “manico”. Vale a dire nella continuità prestazionale. Cambiata la “ditta” (prima la gestione diretta del Comune poi l'appalto all'aggregato multi-servizi), ma non il manovratore, transitato dal vertice della macchina comunale a quello dell'appaltatore.
Al quale osiamo chiedere: breve quanto?
A interessarsi delle questioni relative al civico cimitero (verde decoro monumentale e o semplicemente basico) è l'assessore Simona Pasquali. Che sta o starebbe predisponendo (e in alcuni casi ha già fatto scattare) “gli interventi via via necessari per rimettere in sesto il cimitero un'area molto estesa e sensibile, anche per un'importante porzione monumentale, i lavori non possono essere fatti ovunque all'unisono. Si cerca di dare risposte puntuali settore per settore. Un po' come avvenuto per il contenimento dei piccioni”.
Nel segnalare il deficit cronico di risultati, contrappuntato dall'incessante denuncia, a tutto pensiamo tranne che provocare effetti ansiogeni sui responsabili dello stato di cose. Non ce ne sarebbe motivo, in quanto o non reagiscono o reagiscono con un aplomb imperturbabile fino al limite della buona creanza, istituzionale e civico-relazionale.
Diamo per scontato che c'è una soglia molto bassa di reattività dei cittadini di fronte al degrado pervasivo in ognuno dei 360 gradi di osservazione dell'ambiente cittadino, stricto sensu, e delle adiacenze extra urbane.
Ma come fai a non in…zz…, quando, dopo 16 mesi di restrizioni, vai a prendere una boccata d'aria nei giardinetti sotto casa, nei giardini pubblici, sugli argini e percepisci l'effetto devastante del combinato-disposto tra totale noncuranza della pubblica amministrazione e congenito imprinting di inciviltà di massa?
Indubbiamente vero che se il gestore pubblico fosse assiduo nelle manutenzioni almeno una parte del lordume verrebbe rimosso. Una parte, però; perché è da ritenersi battaglia persa l'idea di mettere stabilmente operatori ecologici e guardie ogni cento metri, se non si attiva una profonda rivoluzione civica e culturale.
Lo è sicuramente la campagna di “raccolta plastic free”, che ha come epicentro la zona a sud di Cremona e precisamente il comprensorio padano compreso tra Stagno Lombardo e Gerre dè Caprioli (di cui va dato merito ai due Sindaci e all'associazione di volontari).
A motivo di ciò e nell'intento di dilatare ed ottimizzare il messaggio e la sua percezione, pubblichiamo l'intera Gallery pervenutaci.
Sono tutte immagini edificanti, suscettibili di rimandare sia all'afflato comunitario in termini di civiltà comportamentale sia all'etica della scesa in campo.
Ci piacerebbe (proprio perché riteniamo questa forma di volontariato non fosse ritenuta sostitutiva) vedere in queste immagini altri Sindaci, Assessori, Dirigenti.
Ci piacerebbe, come non ci stanchiamo di suggerire, vedere all'opera gli avamposti della riserva dei percettori del reddito di cittadinanza. Di quei giovani che rinunciano al lavoro, asserragliandosi nel fortino della “cultura della sconfitta della povertà”. Che si rivela sempre più un grosso deterrente al lancio del cuore oltre l'ostacolo per un lavoro stabile. Cui osta, in aggiunta alla idiosincrasia verso mansioni che “gli italiani rifiutano”, peggio ancora negli w e in orari serali, la predilezione per i pocheti tocheti (maledetti ma subito, arrotondabili col nero e, soprattutto, a uffa).
Mentre è noto (o dovrebbe esserlo) che nella declaratoria di questa scombiccherata regalia è prevista la prerogativa delle istituzioni di ingaggiare (pena la perdita della medesima) i percettori in lavori socialmente utili, a progetto.
Alcuni Comuni l'hanno fatto. Non si comprende la ragione per cui, se è difficile “fare il possibile”, non si ricorra a questa opportunità che abbatterebbe i costi (inaccessibili per le amministrazioni locali).