Ce ne accingiamo con un profondo dolore nel cuore e con la consapevolezza della perdita; per noi personalmente e per la comunità, di una personalità che tanto ha dato e che tanto ancora avrebbe potuto dare al territorio, servito per tanti anni con dedizione, con onestà, con lucida capacità di aderenza alle motivazioni civili e morali e di interpretazione degli avvenimenti.
Davide è stato per chi scrive quasi un figlio. Sia per un reciproco rapporto di rispetto e di devozione sia per un'amplissima condivisione di comuni convinzioni civili ed ideali.
Sicuramente, almeno sul piano simbolico, ci ritroveremo tutti sulle sponde di quel lago appenninico nei pressi di Porretta, cinematograficamente raggiunte dall'ultima liceale sopravvissuta all'esperienza della gita scolastica (metafora della vita, così ben raffigurata dal regista bolognese Avati).
Credenti o non credenti, sappiamo perfettamente che un giorno dovremo restituire la nostra esistenza. Ma questo distacco, non imprevedibile ma non di meno scongiurato da chi ha continuato a stargli vicino nella impegnativa e non breve vicenda degli ultimi due anni, suona come un accadimento innaturale.
Per la intempestività che ha sottratto Davide alla famiglia, alla comunità amministrata con encomiabile spirito di servizio e competenza, alla folta schiera di interlocutori nel lavoro e nell'attività pubblica, diventati estimatori ed amici.
In ciò Davide, che, come clienti, ci eravamo trovati dall'altro lato della scrivania del servizio finanziario, ha confermato sin dall'inizio l'impressione, anzi la certezza, di voler ricalcare le orme, non solo sul versante dell'impegno civile, del padre che l'aveva preceduto nell'incarico di primo cittadino e che a lui e ai fratelli aveva impartito insegnamenti, desueti in queste temperie non esattamente ispirate da sobrietà e rigore.
Davide ha ricoperto per anni un ruolo professionale di impegno e di responsabilità in un'azienda privata, abituata a valutare i suoi collaboratori per le prestazioni concrete e, perciò, a non considerare minimamente eventuali attività istituzionali come esimenti per la continuità/intensità professionale.
Non vorremmo invadere la sua riservatezza cui, nonostante la bonomia, teneva tanto. Ma non rinunciamo a mandare un segnale edificante sul suo trend aggregato di impegno pubblico e di lavoro. E lo facciamo anche come ammonimento verso l'abitudine per larga parte dell'establishment istituzionale (da un certo livello in su) di praticare il mandato di rappresentanza e di gestione nell'ottica del “mestiere” della politica. Davide è stato per un quarto di secolo assessore, vicesindaco, sindaco ed ancora vicesindaco e, contemporaneamente vicepresidente e Presidente della Provincia, nonché in certe fasi suo rappresentante nei consessi delle partecipate (Fiera, Autostrade, Acquedotti). In ciò sottoponendosi ad un volume prestazionale che non ha mai sacrificato i doveri verso la professione e verso il lavoro.
Riveliamo e sottolineiamo ciò per un'opportunità didascalica; rispetto alla constatazione dell'aggravio ormai al limite della sostenibilità incombente sui vertici delle municipalità del territorio e, soprattutto, dell'istituzione territoriale intermedia – la Provincia – cui Viola si è dedicato per un quinquennio con competenza e dedizione che rimandano noi, già dipendenti dell'Ente, un tempo guidato da “mostri sacri”, all'alto profilo dei Ghisalberti, Manfredi, Dolci.
Ci sia consentita un'ultima chiosa coerente e congrua a quanto abbiamo appena sottolineato. In aggiunta all'alto profilo di interpretazione della ratio e dell'ingaggio istituzionale, che escludono (o dovrebbero!) accondiscendenze a posture influenzate da visioni di parte, vorremmo focalizzare, pur nella riaffermazione delle profonde radici nella cultura politica della sinistra “riformista” (per il vero, Davide non mancava mai di aggiungere “socialista”), l'appartenenza all'etica e al ruolo totalmente istituzionale. Vale a dire, l'esercizio di un mandato finalizzato esclusivamente all'interesse primario e generale della comunità e del territorio.
Questo anche per sottolineare la sua profonda aderenza ad una visione, per quanto si riferisce al ruolo dell'ente intermedio, assolutamente rispettosa e interprete delle vocazioni locali omologate da una sintesi capace di avviare un processo di riequilibrio e di rilancio di tutto il territorio.
Sarà bene per il futuro rapportarsi a questo profilo.
Per ultimo ma non ultimo, vorremmo focalizzare un segmento del contributo di Davide. È sempre stato un convinto sostenitore dell'Associazione Zanoni, come strumento di approfondimento della storia e della cultura della politica e delle istituzioni. Recentemente ne aveva assunto la Presidenza; in tal modo marcando l'approdo dell'Associazione ad una maggiore consapevolezza e priorità diretta allo sforzo di riqualificazione della “buona politica”, attraverso la conoscenza approfondita delle testimonianze che hanno contraddistinto la vita comunitaria.
Gli ultimi eventi associativi furono la divulgazione dell'inedito saggio di Zanoni sulla Liberazione di Cremona, la celebrazione delle ricorrenze della fondazione della testata bissolatiana e del centenario della morte di Leonida Bissolati.
Eventi celebrativi in parte realizzati ed in parte abbozzati (causa pandemia).
Il suo ed il nostro proposito, presenti negli assidui conversari, era ed è di non avviare a quiescenza questo ordine di attività, di formazione e di divulgazione.
Un modo per onorare la sua memoria sarà sicuramente quello di riannodare il filo dei progetti e di realizzarli, come se lui ci fosse ancora.
Davide, come peraltro tutto il pantheon dei socialisti cremonesi (Zanoni e Coppetti, figure cui fu sempre idealmente legato), fu profondamente convinto della priorità comunitaria a favore della diffusione del sapere e della elevazione della scolarizzazione.
Nell'abbracciare i suoi famigliari e nel rivolgergli l'estremo saluto, rendiamo pubblico il progetto appena abbozzato da chi scrive e dagli amici più intimi di istituire una borsa di studio destinata ai giovani portatori di buone performances scolastiche.