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Bruno Melzi e Maria Lazzari

In loro ricordo

  31/03/2020

Di Redazione

Bruno+Melzi+e+Maria+Lazzari

Come abbiamo già avuto modo di precisare, il supporto iconografico si riferisce alla scena finale del film “una gita scolastica” dei fratelli Avati che costituisce un'accorata rivisitazione del vasto panorama dei suoi ottant'anni, confluente nel momento magico della giovinezza.
Una sorta di luce in fondo al tunnel di un non-ritorno assistito dalla consapevolezza e dal ricordo. In cui l'ottantenne liceale Laura abbandona la vita avendo impresso nella mente il traguardo dell'escursione scolastica a Porretta Terme.
Se potessimo esprimere una preferenza gradiremmo per noi che i nostri titoli di coda avessero come ambientazione l'incontro con le persone che con noi hanno incrociato l'esistenza.
Con questa rubrica vogliamo fissare il ricordo di chi ci ha preceduto, perché resti nelle consapevolezze dei posteri.
Scrive oggi il sempre da noi apprezzatissimo Aldo Cazzullo: “Mai come oggi è importante che i nonni parlino con i nipoti”.
L'età (la nostra) sarebbe congrua; anche se non abbiamo nipoti fisici. Diciamo che qui vogliamo parlare a nipoti virtuali, ai quali consegniamo profili di visti da vicino, che hanno illustrato l'umana esistenza.

Grave lutto per la comunità castelleonese.

Bruno Melzi, presidente della Fondazione Brunenghi, si è spento domenica sera all'Humanitas di Milano, dov'era stato ricoverato il 4 marzo scorso per una polmonite da Covid-19. 
Settantadue anni, già consigliere comunale e presidente del corpo bandistico locale, ha lavorato per anni come amministratore delegato di una multinazionale farmaceutica con sede in Svizzera. Meno di due mesi fa era stato confermato alla guida del consiglio di amministrazione della Fondazione di via Beccadello.
Bruno è stato per parecchi anni un esponente di primo piano nella sezione socialista di Castelleone.  Negli anni ....... ha fatto parte del Direttivo della Federazione PSI cremonese.
Nei primi anni 90, è stato eletto anche consigliere provinciale della Amministrazione Provinciale di Cremona.
Lo rimpiangiamo come una persona  grandemente intelligente  e modesta, affabile con tutti,
Un amministratore e nostro  esponente politico  di cui siamo stati sempre fieri.

Virginio Venturelli


Ciao, Bruno
Aggiungo alla nota rievocativa inviataci dal Coordinatore della Comunità Socialista Cremasca una testimonianza biografica che, essendo coetaneo ed amico dello scomparso, non avrei mai voluto scrivere. E che è rivelatrice dello spessore dell'uomo.
Del cursus honorum professionale, per quanto fosse l'esatto opposto dell'ostentare, si sa, post mortem, tutto. Castelleone e l'intera provincia ha avuto nel proprio palmares di cittadini eccellenti un manager di rango internazionale.
Di buona ed importante famiglia, di eccellenti studi, con un background etico-morale ed ideale talmente raro da far comprendere l'eccezionale percorso esistenziale.
Soprattutto da far comprendere, già da queste prime ore della perdita, quanto mancherà a noi personalmente e quanto mancherà alla comunità cui è appartenuto. 
Mi dolgo della sua perdita, che rende me e la comunità più poveri. Soprattutto, consapevoli delle perdite arrecate da questa “livella”; che ai danni esponenziali aggiunge lo strazio delle consapevolezze della dipartita di uomini eccezionali.
Non rivedrò più Bruno negli incontri “occasionali” della tarda mattinata di ogni seconda domenica. Occasione per me d'ordinanza per la visita dell'apprezzato Mercatino. Per lui di un ineludibile tuffo di castelleonisità come recupero dei tanti giorni di corvée lavorativa in tutto il mondo.
Per entrambi una gradita occasione per ricordare e per attualizzare il senso di una comune idealità e di una comune testimonianza, ancorché vissuta in ruoli e modalità differenziate.
Mi stupì sin dall'inizio la circostanza che il rampollo di una prestigiosa famiglia e di notevoli chances per il futuro fosse approdato, con evidente sprezzo delle convenzioni, a quella comune testimonianza 
Al punto da aver seriamente considerato l'idea di una rinuncia alla “chiamata” nel board della multinazionale per assumere una responsabilità amministrativa, di rilievo ma assolutamente imparagonabile.
Lo scivolamento verso il basso della vita pubblica e l'inaridimento della tensione  etica del ceto politico-istituzionale ci avevano costretti a convenire del fondamento di quella scelta.
Che, in nessun modo, lo avevano distratto dalla determinazione a non disertare. Era stato l'ultimo dei consiglieri provinciali dell'inizio di seconda repubblica eletto nelle liste del PSI. Più volte era stato in predicato di assumere l'incarico di Sindaco di Castelleone, cui era particolarmente legato e cui avrebbe voluto essere utile.
Era uno dei pochi che, ovviamente nello stile ostentato che gli era proprio, a non aver girato la schiena ad un trascorso di militanza politica andata, diciamo, un po' fuori moda.
Quindici anni fa, quando pochi ardimentosi tentarono di invertire la diaspora e l'oblio, fu tra i primi a non sottrarsi. Fu nel primo Consiglio Direttivo dell'Associazione Zanoni, che sostenne, tanto per essere espliciti, generosamente.
Non ci siamo mai persi di vista; anche per il suo insopprimibile impulso a tenersi informato dei percorsi della mission. Cosa resa possibile dalla trasmissione per via telematica delle uscite de L'Eco del Popolo. 
Negli ultimi anni, sempre durante gli incontri “non occasionali” della seconda domenica mi aveva messo a parte del desiderio di alzare un po' il piede dall'acceleratore di una professione, gratificante (bastava dedurne il rango nel Profil and Biographi consultabile a livello planetario), ma assorbente.
Avrebbe voluto rendere compatibile un'uscita flessibile con l'assunzione di quell'impegno amministrativo, per il quale aveva avuto un'insistita e trasversale richiesta.
Motivata dalla conoscenza di requisiti non esattamente diffusi nei contesti correnti: preparazione, correttezza, dedizione, generosità. 
Grande generosità, che aveva attinto dall'educazione famigliare e che aveva incrociato con la professione idealistica del socialismo umanitario.
Un afflato questo che lo avrebbe condotto ad assumere il timone di una benemerita Fondazione, rivolta alla fascia più dolente dell'umanità. 
Quando possibile, per quanto ciò mi procurerà grande sofferenza, tornerò nelle seconde domeniche del mese al Mercatino della Castelleone che tanto hai amato.
Lo farò anche per sentirti ancora vicino.

Molti non si ricorderanno di lei, di Maria Lazzari; perché, per quanto trapassata solo qualche giorno fa ad una veneranda età (forse complice il crudele morbo dilagante), era uscita già da qualche anno dalla consuetudini degli incroci.
Da anni, infatti, era ospite di una RSA dove, per un paio di volte, l'avevamo incontrata per un tentativo di convivialità e di ricordi.
Tentativo fallito, per ragioni intuibili. La tenevamo monitorata grazie alla compiacenza di una generosa referente della struttura che ci aggiornava.
Qui ne tracciamo un breve profilo biografico.
Maria Lazzari era approdata alla testimonianza civile in occasione dei primi approcci all'impegno resistenziale.
A Liberazione avvenuta e a Repubblica conquistata si era impegnata nella militanza politica nelle file del Partito Socialista e nell'impegno sociale nei ranghi della Camera del Lavoro, come operatrice dell'INCA.
Ne fu per tanti anni, a fianco di Savina Ruggeri che ne fu Presidente, risorsa competente, infaticabile ed insostituibile.
In cui il Patronato era un fondamentale completamento tecnico-assistenziale delle lotte sindacali.
Parallelamente, come si è anticipato, Maria fu assiduamente impegnata nella testimonianza politica, nelle file socialista.
Dei cui organi dirigenti, provinciali e cittadini, fece parte per tanti anni.
Il fervore idealistico e lo stretto ancoraggio al mondo del lavoro la portò a militare nei ranghi della sinistra socialista.
Che, all'inizio del 1964 si scisse dal PSI, per dare vita al PSIUP. Una meteora, durata lo spazio di un mattino ma suscettibile un carico pesante di divisioni ed indebolimento del movimento socialista.
Noi fummo al suo fianco. La impossible mission, nella quale noi fummo pienamente coinvolti (al punto di praticare una “bigiata” durata tre settimane e se non coperta, tollerata dal Preside professor Bosco) si prospettò in termini talmente precari da esordire in uno scenario di totale assenza di presupposti, anche operativamente intesi.
A cominciare dalla sede mancante. Cui supplì la sua abitazione di Via Aselli, oggetto di un esproprio proletario da parte degli scissionisti.
A default certificato rientrammo tutti (il sottoscritto, lei, Savina Ruggeri, Daniele Fanfoni, ed altri militanti e sindacalisti) nella casa socialista.
Terminato l'impegno presso l'INCA e richiesta espressamente, si sarebbe impegnata nella Commissione Elettorale Dipartimentale; apprezzata per la sua assiduità e competenza.

Dall'archivio L'Eco Commiati e ricordi

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