Avevo inviato a vari amici le riflessioni di Massimo Mazzucco inviate tramite un video su fanpage, Face Book e WhatsApp Dal titolo ”L'OMBRA DEL VACCINO NEL SEGNO DEL RICATTO” ottenendone valutazione spesso contrastanti. Tutti giustamente preoccupati del problema. Ci mancherebbe non lo fossero, alcuni concordi, altri decisamente seccati. La dicitura emblematica è stata: “si stiamo attent,i ma ad alcuni di questi forse sarebbe utile inoculare il virus”.
La riflessione, che più che una riflessione è una filippica, ha sicuramente il merito di sollevare un problema di non poco conto “la libertà individuale e la riservatezza”.
Il contenimento del contagio da Coronavirus ha indubbiamente obbligato i vari governanti a introdurre strumenti di controllo della nostra vita privata difficilmente immaginabili se non rifacendosi alla fantasia di George Orwell nel Grande Fratello. Disposizioni alle quali gli italiani si sono in gran parte, adeguati dimostrando solo una certa riluttanza ad istallare e usare la app per il rilevamento dei contatti con eventuali contagiati. Il motivo di questa scarsa applicazione è stato imputato e certamente a ragione, alla scarsa confidenza che molti di noi hanno con questi strumenti elettronici.
Parlando però con alcune persone giovani, che avevano installato la app, ho capito che in realtà non volevano far sapere con chi erano stati e purtroppo, non lo volevano far sapere in caso di contagio per le scomode conseguenze che ne derivavano. Un piccolo artigiano me lo disse in modo esplicito.
L'ambivalenza delle posizioni: una certa accettazione delle restrizioni per combattere il virus e una “furba” strategia per non farsi coinvolgere più di tanto, caratterizza il rapporto di solidarietà e individualità della nostra popolazione.
Non siamo tutti furbetti del lockdown, belli di fuori, oscuri di dentro. Io, ad esempio non lo sono. Ho scaricato la app e mi sono adeguato pur non chiudendomi in casa, ci mancherebbe, ma ho continuato a svolgere, con i limiti consigliati dalla prudenza e dalle disposizioni, i compiti ordinari, limitando i contatti scegliendo gli orari meno affollati per fare gli acquisti, evitando le strade ed anche le ciclabili affollate ecc. Purtroppo non tutte le persone della mia età si sono adeguate, alcuni dei più avventurosi ci hanno rimesso la salute e qualcuno anche qualcosa di più, altri, i più impressionabili, sono ancor oggi terrorizzati perché per mesi reclusi in casa, assistiti e irretiti dai parenti, specialmente quelli con qualifiche sanitarie, al punto che anche oggi stentano ad uscire.
Fortunatamente, i parenti anche quelli sanitari, ora li invitano a riprendersi le abitudini di prima. Malignamente penso che oltre al desiderio di vedere i propri cari più sereni, si siano anche stufati di provvedere ai loro acquisti e a tutte le diverse incombenze che si sono sobbarcate per mesi. Perciò via libera per tutti. Tanto siete vaccinati!
È qui che le teorie apparentemente relativiste fanno acqua e alimentano lo scetticismo e il ribellismo di chi non si riconosce nei governi, a prescindere dal profilo e dell'orientamento.
Si potrebbe molto discutere dalla reale democratica rappresentatività degli attuali governanti, considerato che dal tempo di “Re Giorgio” abbiamo avuto solo un breve intermezzo Renziano dove quantomeno il Parlamento aveva liberamente eletto il Governo. Negli altri casi diciamo che si è fatto di necessità virtù.
Tuttavia, in questo sistema viviamo e non solo, viviamo in un mondo globale, il famoso villaggio mondiale da tutti vagheggiato ma che presenta aspetti non sempre piacevoli, anzi, quasi mai. Un villaggio riottoso ad adeguarsi alle regole consolidate sul modello di una società occidentale. Popolazioni inclini a coglierne, giustamente gli aspetti benefici: lo sviluppo ed il benessere, molto meno ad adeguarsi a regole e comportamenti che hanno contribuito enormemente a questo sviluppo. Fra queste regole l'accettazione delle decisioni di chi è eletto dalla maggioranza dei cittadini.
Va bene dubitare, ok che essere attenti, super d'accordo che le TV ed in particolare la RAI debbono dare spazio anche a parere diversi e contrari alle indicazioni maggioritarie, altrimenti non ci sarebbe democrazia se le voci discordi vengono soffocate. Ma, giunti al dunque, cosa ci dicono costoro di quel circa 20/25 per cento di persone che non intendono vaccinarsi? Che ci dicono dei 200mila insegnanti che non si sono ancora Vaccinati? Con quali argomenti se non con quello che essi chiamano ricatto possiamo convincerli a fare un'azione di solidarietà. VACCINARSI.
Questi ragazzi, li chiamo così anche se molti di loro hanno la mia età, non si ricordano che sono stati vaccinati dal vaiolo e dalla poliomielite, e che forse solo per questo sono ancora qua a scrivere commentare e contestare?
Chiedo a loro solo un po' di moderazione.
Alessandro Gaboardi
Probabile che Alessandro Gaboardi, nostro apprezzatissimo e puntuale opinionista, abbia preso spunto da un vecchio (di sette mesi) video. Video in cui l'opinionista-influencer (di cui ci sfugge l'identità, mentre ci è chiarissima l'impronta di incrollabile onnisciente) pontifica (dobbiamo dire non in solitudine) non solo sulla pericolosità/inutilità del vaccino (anti-coronavirus e, per non farsi mancar niente nell'assertività a tutto tondo, anche lato sensu) ma, tanto per portare acqua al mulino della diffidenza attiva (di cui lo scetticismo e/o il manifesto boicottaggio sono il picco), alza l'asticella delle controindicazioni, mettendo le mani avanti sugli indotti. Propedeutici (ovviamente nell'esclusivo vantaggio delle “case farmaceutiche” e di certo potere politico di impronta autoritaria) ad un profondo cambiamento sociale. Diceva qualche mese addietro, mentre il picco della terza ondata non si era ancora manifestato, che si stava uscendo dal tunnel di “tutto questo casino del coronavirus”. Mentre, come è noto, il bello non era ancora venuto e la campagna vax era solo agli esordi. Ma questo è solo un dettaglio. Il bello della performance risiede nell'evocazione della certezza della manovra strategica di rendere permanenti e definitive le misure presentate come temporanee. Contando, aggiunge il comunicator, “sulle nostre debolezze, economiche e soprattutto mentali”.
Intanto, le debolezze non sono state suscitate dalle conseguenze della pandemia, ma sono endemiche e non si sono certo occultate in corso d'opera. Vi ricordate l'opposizione campale all'obbligo di indossare le mascherine (che è lo step basico per isolare il contagio)? Non parliamo del coprifuoco, del distanziamento, del tracciamento, del divieto di assembramento e di ore piccole (ma a che..zz.. di ora si alzeranno al mattino per andare a scuola e al lavoro)!
Ecco il “comunicatore”, dopo aver dato per archiviato il tunnel, evoca la certezza del pericolo che il futuro sia zavorrato da queste pratiche comunitarie restrittive.
Ricordate ancora l'ex Ministra Bellanova, che a Natale perorava, a dispetto della sua stazza, il diritto a consumare a pranzo e a cena nei ristoranti aperti senza limite?
Ricordate la campagna per la libera pratica delle attività sciistiche (in totale amnesia/occultamento del fatto che la prima ondata di fine 2019 fu propiziata dal ponte dell'Immacolata) e delle happy hours notturne iniziate nella catena dei locali della Sardegna?
E ci fermiamo qui; sia per ragioni di potabilità di un analitico excursus incompatibile per certi apparati cognitivi sia perché ogni giorno porta (come dimostra il video pur tardivamente recensito) una pena ancor più disarmante delle precedenti.
In pratica, per concludere, si esterna la certezza del passato lo giorno e gabbato lo santo della pandemia; si fa leva sia sulla libertà di scelta; si ammonisce che dietro l'angolo e col pretesto del vaccino si instaurerà certamente un modello liberticida.
Chi va a contestare l'irresponsabilità di siffatti dogmi presso, ad esempio, l'imprenditoria della convivialità, le tifoserie (cui non basta assistere alle manifestazioni sportive, ma occorre la calca dello stadio e del dopo stadio), il popolo dei travellers e vacanzieri decisi a buttarsi a capofitto nelle allocations manifestamente o potenzialmente infettanti (tanto dopo viene lo Stato a cavarli dall'impiccio)?
Opporsi a tali esternazioni al limite del sabotaggio della difficile, improba azione pubblica, è come andare alla guerra a mani nude.
Possibilità che non ci spaventa. Partiamo dal valore quasi salvifico del vaccino, senza del quale il contrasto alla diffusione ed alla cura sarebbe stato lasciato a protocolli terapeutici, privi di presidi ospedalieri adeguati e di farmaci mirati e inoppugnabili).
Ricordiamo che, per essere risolutiva la pratica vaccinale, deve arrivare a soglie quasi totalitarie. Per di più senza di essa verrebbe disassata la correlazione tra ripresa delle attività comunitarie (sanità e istruzione) e protezione delle fasce sociali direttamente coinvolte.
E qui entriamo in un campo incandescente. Dicendo cose che moltissimi pensano, quasi nessuno ha il coraggio di manifestare (nel timore di sfigurare a petto del popolo social), pochi (tra cui chi scrive) affrontano da hombre vertical su una questione nodale.
E qui sarebbe il caso di archiviare recisamente l'equivalenza della libertà di espressione e le conseguenze. Riteniamo, infatti, che l'interesse collettivo (sia pur considerando la diffusa fattispecie di apparati cognitivi flebili e una certa disaffezione dall'etica della responsabilità) presupponga almeno a carico del sistema-paese, per non dire del sistema-continente, il convincimento di una campagna educativa, ficcante e senza troppe concessioni ai perbenismi della par condicio.
Una campagna praticata dalle scuole in su. Investendo nella comunicazione degli apparati editoriali di proprietà pubblica e non lasciando varchi, si ripete, alla cultura della libertà (sic!) di opinione (rivendicata da chi comunica a vanvera). Il secondo aspetto riguarda l'adozione di strumenti di valenza legislativa in cui si restringa il campo delle prerogative sul terreno dell'agibilità relazionale e dell'accessibilità assoluta alle prestazioni socio-sanitarie. Il terzo riguarda l'adozione di provvedimenti interdittivi (i-n-t-e-r-d-i-t-t-i-v-i!!!) nei casi di rifiuto alla sottoposizione, da parte delle categorie professionali direttamente inserite nella filiera prestazionale comunitaria, all'inoculazione e a qualsiasi altra pratica precauzionale. Sei medico e rifiuti (senza accertate intolleranze o controindicazioni) l'inoculazione, sei libero di realizzare la tua professionalità in altri campi.
Ecco, in larga parte allineandoci alla riflessione di Gaboardi, abbiamo vuotato il nostro gozzo verso i testimoni del NO tout court, dello scetticismo, del relativismo; in una materia che non ammette concessioni montessoriane.