Alcuni giorni fa, esattamente il 17 u s, ricorreva il terzo anniversario della scomparsa del dottor Davide Viola. Per chi scrive qui un amico e un prezioso referente professionale e di comuni iniziative di valore civile. Anche se parrà pleonastico, ricorderemo che fu per tanti anni attivo ed apprezzato operatore della vita amministrativa territoriale. Nel suo Comune d'origine, Gadesco Pieve Delmona, prendendo il testimone dal padre Fausto e partendo come si suol dire dalla gavetta nel ruolo di consigliere e assessore, per arrivare al vertice nella tripla consiliatura dal 2004, per poi riassumere il ruolo di Vicesindaco. Nell'intento di contribuire alla formazione di una nuova “squadra”, per un ruolo non esattamente in cima alle bramosie o anche semplicemente alle facili ambizioni. Per l'esercizio di un mandato elettivo che, configurando la fattispecie dell'avamposto di diretto contatto con la realtà dei cittadini ed il livello istituzionale di prossimità, diventa il ricettacolo sia di inputs congrui rispetto alle attribuzioni ordinamentale sia di indifferenziate istanze suscitate dalle aspettative di una popolazione, negletta dai superiori e competenti “sportelli” e destinata a varcare la location di prossimità, quando non ad azionare il citofono (spesso di casa).
In questo senso questo breve memoir, principalmente motivato dall'avvertita esigenza personale di ricordare il lato umano dello scomparso, diventa l'occasione per sottolinearne il lato pubblico, ispirato dalla passione di non girare le spalle alla consapevolezza di “vicinato”, all'imperativo di dare risposta alla prossimità civica.
Come il padre, che ripetiamo lo precedette nella corvée amministrativa (e che noi conoscemmo da giovane dirigente della Federazione Socialista, in un momento complesso del borgo rurale destinato a cambiare pelle con l'avvento del centro commerciale), non seppe in tutti questi anni solo indossare la fascia, presiedere il Consiglio e la Giunta, firmare delibere ed ordinanze. Come il padre e quasi tutti i colleghi delle cento municipalità, che, proprio in forza di primi cittadini consapevoli di un ruolo molto più largo della stretta attribuzione amministrativa, consentono, stringendo i denti, di (almeno) arrestare lo spopolamento.
Davide Viola è stato anche questo. Non ne dubitammo mai. Ma ne avemmo ulteriore, patente conferma il sabato santo 2021, quando desiderando porgergli gli auguri pasquali, non lo trovammo a casa, ma negli uffici comunali (nonostante il pericolo di infettamento del Covid e l'impegnativa terapia chemioterapica in corso).
Due anni prima, ad appesantire gli incombenti, aveva accettato di essere eletto Presidente dell'Amministratore Provinciale (di cui era stato per due anni Vicepresidente). Un ruolo da avamposto dei disperati, se si considera la condizione in cui venne a trovarsi l'Ente istituzionale territoriale, azzoppato dall'inopinata (in privato usavamo un'altra aggettivazione!) riforma Del Rio. Che destabilizzava (e continua a farlo) un'istanza amministrativa intermedia, assolutamente indispensabile per un territorio marginalizzato come il nostro. Ebbene, consapevole della situazione e intimamente motivato almeno a tamponarne le conseguenze più devastanti in termini di riferimento istituzionale e di continuità dei servizi amministrativi dispensati (in particolare, quelli scolastici e viabilistici), Davide Viola non lasciò nulla all'improvvisazione. Inducendoci ad affermare che i risultati di quel suo quinquennio furono determinanti nel contenere e forse invertire (per merito dei civil servants territoriali) il completo sprofondamento dell'istituzione dorsale dell'amministrazione locale. Che, giova ricordarlo, costituisce anche, unitamente ai Comuni Capoluogo, vicecapoluogo e comprensoriali, costituisce l'ossatura degli enti “partecipati” sovraccomunali. Ricordiamo ed affermiamo ciò in piena consapevolezza di un dovere di galateo pubblico/privato, alla vigilia del rinnovo dell'Ente cui Egli diede molto. Ente che dovrebbe far trovare ai suoi players le motivazioni ideali e civiche che, in Viola, erano saldamente imperniate nella consapevolezza del superiore interesse comunitario.
Forse ci siamo un po' dilungati (però, non andando fuori tema) con questa rivisitazione eccedente il profilo strettamente personale ed umano. Ma (siamo convinti!) la celebrazione degli anniversari (senza non vuole essere il tipico, anodino “coccodrillo” che vuole semplicemente commuovere) deve guardare (almeno per quelle di valenza prevalentemente pubblica) oltre e più in alto.
La partecipazione umana è cosa quotidiana, intima, diretta nella cerchia ristretta della famiglia (la mamma, la moglie Claudia, i tre figli Federico, Francesca, Alessandra, la sorella Rosita, il fratello), gli inseparabili amici Fabrizio e Monica, fra i moltissimi. Cui Davide manca molto. Se fosse consentita una definizione sintetica del suo profilo, non esiteremmo a copiaincollare: «Un politico gentile, umanissimo e sobrio, capace e deciso».
Lo ricordiamo, però, anche nella veste che, nonostante le criticità cliniche ed il gravame degli incarichi pubblici, aveva assunto di Presidente dell'Associazione Zanoni. Che con tutti noi avrebbe voluto ringiovanire e rilanciare.
Associazione Emilio Zanoni - L'Eco del Popolo – Comunità Socialista Territoriale.