Sarà un po' per effetto dell'astinenza dagli eventi comunitari imposti dalle precauzioni, sarà per la cifra tonda della numerazione della ricorrenza, ma ci sembra proprio che la versione 2020 della celebrazione della presa di Porta Pia non sia consegnata, come è avvenuto per troppi anni, ad una fattispecie elitaria di impenitenti testimoni del profondo significato dell'accadimento e, soprattutto della sua attualizzazione nei contesti contemporanei.
Per troppi anni la riserva laica, stimolata dall'insegnamento del professor Mario Coppetti, si è trovata a ranghi minimalistici nel luogo maggiormente deputato, vale a dire, nei pochi bastevoli metri quadrati antistanti la lapide dedicata al maggior Giacomo Pagliari.
La celebrazione “militante” non mancherà dall'agenda degli eventi pubblici e sarà, in omaggio sia alle disposizioni che impediscono manifestazioni durante gli electiondays, nella tarda mattinata di domenica 27 settembre nella location elettiva (link).
Questo anticipo sta a significare che, nella ricchezza di iniziative attorno al 150° ispirate da senso di pluralismo culturale, ogni sensibilità celebra secondo il proprio modulo di percezione e di consapevolezza.
Una scelta questa che non solo sta comodamente dentro una corale mobilitazione celebrativa, ma contribuisce ad arricchire il bagaglio dialettico.
Le rivisitazioni “istituzionali” (come quella bellissima dell'altro ieri di Stagno Lombardo, dedicata giustamente alle radici territoriali e morali del personaggio più noto della liberazione di Roma dal potere temporale) hanno un indubbio valore trasversale.
Dentro tale vasto perimetro ci sta, però, la prerogativa dei laici di testimoniare il valore permanente di quella transizione.