Tale potrebbe essere, più che un titolo, la sintesi comunicativa di un evento da scrivere nel registro di bordo dedicato alle iniziative di testimonianza storica, artistica, culturale, etico-morale di una Città di tanto in tanto attenta. Alla trasmissione degli esempi di alcuni suoi figli virtuosi e generosi. Come nel caso di Mario Coppetti (qualche giorno fa, come hanno ricordato tutti gli intervenuti, avrebbe compiuto 109 anni); che non si è limitato, nella sua lunga e “mossa” esistenza, ad un appassionata dedizione civile, ma ha lasciato al patrimonio artistico di Cremona un imponente eredità di realizzazioni. Che, come ha sottolineato Rudy Bona, docente di storia dell'arte, assessore comunale e curatore della recente mostra antologica, hanno unito al valore artistico un messaggio civile.
La “morte bianca (in Russia)” ha testimoniato nel tempo e testimonierà nel futuro non solo la “pietas” (sentimento particolare nell'animo e nella testimonianza del suo autore), ma, soprattutto, il ripudio del modello autoritario, che, come in quel lontano periodo e come nell'attualità, sfocia nella guerra, come regolatore tanto dei contrasti come della pretesa sopraffattrice.
Una riflessione, questa, che ha accomunato tutti gli interventi dei protagonisti della cerimonia: la figlia dottoressa Silvia, presidente della Fondazione Mario Coppetti, il dott. Alberto Ferrari, preside del Liceo Scientifico Aselli, la dott.ssa Silvia Genzini, consigliera provinciale delegata all'edilizia scolastica.
Gli ultimi due, inequivocabilmente “padroni di casa” visto che operano in posizione verticale, l'uno nella direzione dell'istituto scolastico, che affaccia alla location del monumento inaugurato e che ha avuto il professor Coppetti docente apprezzato per tanti anni, l'altra come rappresentante dell'istituzione proprietaria del sito; che, come per l'installazione a pochi metri dell'altro bel lavoro dedicato a Leonida Bissolati (nato nel 1857 proprio in questo scorcio abitativo urbano) non ha frapposto ostacoli ma ha collaborato convintamente.
Come abbiamo scritto (più e più volte), forse le due opere avrebbero tratto maggiore “foto opportunity”, come si suol dire, da una esposizione, azzardiamo, “più diretta”.
Come avevamo azzardato, la piazzetta intitolata a suo nome in via Goito.
Indubbiamente sarà stato fatto un bilancio del vantaggio ostensivo e del pericolo dell'esposizione ai diffusi fenomeni vandalici. Un'idea compensativa potrebbe essere quella di corredare lo scenario fantasmagorico dello slargo ex Supercinema (follemente spianato per il niente) con pannelli (di qualità, s'intende) raffiguranti i pezzi pregiati della produzione “didascalica” del Professore.
Sicuramente il giardino della cittadella degli studi può, in qualche misura, compensare, col suo portato di vicinanza, fisica e ideale, al parterre umano che vi gravita: la popolazione scolastica.
Che, se ci è permesso (e non ci riferiamo né a quella specifica del Liceo né a quella generale cittadina), ha tanto bisogno, coi tempi correnti, di buone “lezioni” civiche.
Da tale punto di vista, i due manufatti artistici di Coppetti sarebbero nel posto giusto.
E, consentite al cronista non esattamente indipendente sul tema, di osservare che la promessa del Preside di accompagnare il valore del personaggio Coppetti nella percezione e nelle consapevolezze degli studenti è decisamente un perno virtuoso della manifestazione di stamane.
Che ha contabilizzato, considerato giornata feriale ed orario, una ragguardevole partecipazione. Fatta di rappresentanza politica ed istituzionale (tra cui l'assessore comunale alla Cultura, Luca Burgazzi, e Luciano Pizzetti, a lungo amico personale dello scultore), di associazionismo (ANPC, ANPI, Associazione Zanoni e Comunità Socialista, Società Filodrammatica col suo Presidente Giorgio Mantovani.
Il termine della cerimonia è coinciso con l'uscita dall'orario scolastico, che ha rappresentato una ventata di freschezza umana e di speranza.