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Verso le elezioni del Consiglio provinciale

Il sindaco Grassi ci ripensi

  05/10/2020

Di Virginio Venturelli

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Il sindaco Antonio Grassi, in vista dell'approssimarsi  del rinnovo del Consiglio provinciale, ritorna efficacemente sulle assurde modalità che regolano  tale elezione e più  in generale sul ruolo delle Province, improvvidamente svuotate di mezzi finanziari ancor prima del referendum 2016, che anzichè cancellarle, secondo le previsioni, le ha confermate in costituzione.

Quella del primo cittadino di Casale Cremasco, è una disamina inconfutabile, conclusa con una provocatoria e discutibile considerazione, rivolta agli amministratori dei piccoli comuni, invitati a disertare  le urne, stante l'ininfluente valore del voto loro assegnato.

Anziché chiamare tutti, ove e come possibile, a battagliare per cambiare la situazione, ci sorprende un po' il suo sostanziale disimpegno.

  

A distanza di oltre sei anni dalla entrata in vigore della legge 56/2014, è certo sconfortante constatare come nessun Governo finora, abbia posto termine alle distorsioni del provvedimento, né  tanto meno riportato, con una semplice leggina, ai cittadini il compito di eleggere gli Organi della Amministrazione Provinciale, reclamato da più parti.

La Comunità  socialista  cremasca, sull'argomento è  intervenuta più volte sollecitando i Sindaci ed i consiglieri dei piccoli comuni, in particolare quelli espressi  dalle numerose liste civiche esistenti, a concordare delle azioni e delle riflessione unitarie, ancor più urgenti dopo il clima creatosi nella elezione, dello scorso anno, del Presidente Signoroni, denso di contrapposizioni, di divisioni interne alle forze politiche, di polemiche e di ricorsi. 

Da tempo sosteniamo la indilazionabile  necessità di aumentare il livello di coordinamento, dei piccoli comuni, affinchè possano essere degli interlocutori ascoltati dai partiti e dai comuni principali della Provincia.

A supporto di questo indirizzo, recentemente, abbiamo scritto e stimolato tutti le Amministrazioni a pronunciarsi, sulle gestioni associate, e su varie questioni di valenza provinciale, tra cui: 

la costruzione di un nuovo nosocomio a Cremona, anteposta al potenziamento della sanità pubblica domiciliare, intorno ai presidi territoriali, ai medici di famiglia;

l'inderogabile priorità dell'utilizzo delle risorse pubbliche, al miglioramento dei collegamenti ferroviari verso Milano;

la destinazione o meno di  fondi regionali per la  realizzazione della Autostrada Cremona - Mantova, anziché il loro impegno per la riqualificazione dell'attuale SS 10, ovvero per i tanti interventi viabilistici puntuali, attesi sul territorio.

I risultati della nostra iniziativa hanno evidenziato un diffuso stato di disinteresse in ogni senso, grave in relazione al fatto che le realtà amministrative inferiori ai 5000 abitanti, rappresentano insieme, un  “peso demografico” pari a circa la metà dell'intera popolazione provinciale.

A fronte del contesto appena riassunto, la politica non può continuare ad indietreggiare, ma deve rilanciarsi credibilmente, deve articolare e creare nuovi spazi di partecipazione e di confronto dialettici sui processi decisionali in itienere.

Arginare ed invertire la situazione in essere, riteniamo sia  fondamentale per le prospettive sociali, economiche e territoriali della nostra Provincia.

Al di la delle condizioni dettate dalla legge Delrio, è importante che  il prossimo rinnovo del Consiglio Provinciale, recuperi l'astensionismo del passato e vinca sulla rassegnazione esistente.

Il sindaco Grassi ci ripensi.

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