Introducendo la pubblicazione dell'editoriale di Mauro Del Bue, direttore dell'Avantionline, non possiamo non dichiarare l'assoluta condivisibilità del pronunciamento del socialismo italiano su una questione, apparentemente scivolata nei meandri della poco edificante quotidiana politique politicienne.
Prendendola un po' distante e salendo per li rami di una questione, che invece è di rango, gli annunci in materia delle ultime ore segnalano che, purtroppo, procede la deriva innescata dal precedente dell'ammissione (in assenza di precondizioni e di garanzie) dei postcomunisti italiani all'Internazionale, al PES e, a seguire, al gruppo parlamentare europeo dei Socialisti e Democratici.
Ne eravamo consapevoli allora e ricordiamo senza difficoltà quegli scenari. Già l'allargamento dei ranghi dell'Internazionale Socialista aveva, con l'immissione di movimenti operanti nel Terzo Quarto Mondo allungato il brodo dell'intelaiatura ideale e teorica di uno stimato movimento di respiro mondiale.
Allo snaturamento del profilo ideologico dell'associazionismo socialista mondiale si è andata, alla fine del 900, approfondendo la tendenza a rimodulare il profilo della “famiglia socialista europea”. Non facevamo allora fatica a capire le ragioni per cui il Partito Socialista Europeo si poneva sul mercato, con l'aspettativa di intercettare nelle proprie fila le realtà affacciate nei nuovi scenari europei caratterizzati dalla caduta “del muro”.
Nell'ottica più diretta dei segmenti riorganizzati a seguito della deflagrazione del sistema trattenuto nella “cortina di ferro” e nel sistema sovietico diffuso nell'Est Europa. Come in una visione più larga riservata ai movimenti, che pur non essendo catalogabili geo-politicamente nella fattispecie, erano, come il PCI, alla ricerca di un ruolo e di una mission.
Pur avvertiti dell'inderogabilità di una tale linea, ci dolemmo allora e continuiamo a dolerci oggi, più che della gratuita generosità, dell'inopinata frettolosità applicata dal vertice craxiano al disbrigo della pratica di ammissione del PCI di Occhetto.
Come ebbe ed avrebbe modo di motivare il leader socialista un siffatto approccio trovava motivazione nella volontà di un'apertura di credito nei confronti del maggior movimento della sinistra italiana, nell'auspicio di un approdo alla socialdemocrazia.
Come si sarebbe potuto prevedere e come si accerterà non ci fu mai nei settant'anni di testimonianza del PCI un solo attimo in cui il partito nato a Livorno dalla scissione socialista avesse considerato tale opzione. Mai durante il periodo aureo del 900, mai durante la transizione dalla Bolognina, mai (quando sarebbe stato facile e giustificabile) nel ciclo della rimodulazione nel PD.
Assolto il pedaggio sulla rivisitazione dei precedenti, ci ribelliamo all'idea che l'appartenenza alla famiglia socialista europea (e mondiale) possa essere scandita da opportunità di marketing.
Quale è stato ed è l'impulso a fare della consistenza rappresentativa un elemento privilegiato in cerca di più favorevoli equilibri di potere nelle istituzioni della UE.
Ma c'è un profilo ancor peggiore in questo impulso al mercimonio esercitato nella visione continentale, che riguarda la manomissione dei cardini etico/idealisti per infime finalità di bottega dello scenario interno.
Tra gli accrediti e i benefits insiti nell'operazione di marketing, che sta alla base del pressing orientato alla cooptazione del movimento che fin qui ha espresso il “populismo di sinistra”, è stato fatto balenare il benefit aziendale della cooptazione nel PES. Una genialata, non c'è che dire, per ripulire il rating di un avventurismo che nel volgere di un biennio aveva simpatizzato per i gillets jaunes e per uno stretto rapporto con le oligarchie comuniste.
D'altro lato, l'outing dell'ex premier Conte (La famiglia europea che offre garanzie per valorizzare il nostro lavoro è quella dei Socialisti e democratici) non lascia spazio all'immaginazione.
Come osserva giustamente Del Bue (anche in materia di afflato idealista) il PD sarà pure il prevalent partner italiano del PSE, ma "Il piccolo PSI", a dispetto delle attuali dimensioni, è a pieno titolo old partner del PES; con prerogativa di vetonella cooptazione di nuovi associati.
Se i socialisti italiani sono interessati a mantenere un decoroso ruolo nella scena politica, non posso assolutamente perdere questa occasione di chiarezza.
Conte socialista? No…
MAURO DEL BUE 9 NOVEMBRE 2021L'EDITORIALE
L'incubo notturno del movimento ieri di Grillo, e oggi solo formalmente di Conte, che mostrava questa allegra brigata di voltagabbana nel Pes si sta trasformando in realtà? Sotto la regia del vate Goffredo prima Di Maio e poi Conte hanno confermato l'idea. I Cinque stelle, quali poi, perché Di Battista non sarà della partita e i dissensi sulla votazione del presidente del Gruppo parlamentare testimoniano quanto poco conti Conte, vorrebbero aderire al gruppo parlamentare europeo socialista, e forse anche al Pes. Per Conte un governo con Salvini o uno col Pd sono la stessa cosa. Non gli importa, dopo essersi orgogliosamente definito populista nel discorso sulla fiducia al suo governo di centro-destra e progressista in quello sulla fiducia del suo opposto, adesso doversi definire socialista. Ieri era con Farage e oggi vorrebbe essere col Pse. Il passo double é la sua specialità. Parafrasando un detto di Churcill potrebbe perfino sostenere: “Non sono io che cambio idea, sono gli altri”. Come quell'automobilista che procedeva sicuro sulla carreggiata opposta convinto che fossero gli altri ad andare contro mano. “Definisciti socialista solo in Europa, però”, gli avrà consigliato Goffredo, “perché il Pd in Italia si definisce democratico”. Ebbene si definirà anche lui democratico. Cosa gli costa? Populista, progressista, di centro-destra e di centro-sinistra, socialista, democratico. Come Fregoli. Un vestito vale l'alto. Non so se valga ancora il gradimento dei membri nazionali come valeva per l'adesione all'Internazionale socialista. Ma nel caso costoro intendessero aderire anche al Pes, visto che il nostro piccolo partito paga regolarmente la sua quota, penso che il nostro Psi sia doveroso dica la sua. La storia del socialismo europeo é segnata da personaggi di immenso valore quali Brandt, Mitterand, Gonzales, Soares, Papandreu e i nostri Nenni e Craxi. Con questa storia e con questa identità l'indifferenza di Conte (forse manco li conosce costoro) è uno schiaffo rumoroso. Socialisti si può diventarlo. Anche da vecchi. Ma facendo i conti col passato. Non posso assistere a un'epoca in cui si diventa tutto e il suo contrario. E che la tradizione italiana del socialismo di Turati, Nenni, Saragat e Craxi finisca nelle mani di Di Maio. Ne ho viste tante. Le ho viste, quasi, tutte. Mi si risparmi almeno questa.
Partiti nazionali
I partiti nazionali che aderiscono al PSE in qualità di partiti membri (UE, Norvegia e Regno Unito), di partiti associati o di osservatori sono nel seguente allegato in pdf