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Sulla condanna del presidente della provincia

Il pensiero del nostro lettore Andrea Bruschi

  13/06/2021

Di Redazione

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Caro Direttore, mi riferisco al commento de L'Eco alla condanna a carico del Presidente della Provincia per i noti fatti risalenti alla presentazione della candidatura a Presidente dell'Ente. Apprendo da altre fonti che la sentenza risalirebbe a sei mesi fa e che della medesima si è dichiarato all'oscuro il diretto interessato. 

Se provato, il particolare getterebbe una sinistra luce aggiuntiva ad una vicenda tutt'altro che edificante. 

Spero che L'Eco del Popolo riconsideri in modo meno benevolo quanto percepibile nell'inquadramento della notizia. 

Grato per l'attenzione e l'auspicata risposta, saluto cordialmente. 

Cremona, 12 giugno 2021 

Andrea Bruschi bruand@email.it 

Egregio lettore, non ho il piacere di una conoscenza diretta. Ma apprezzo sia il fatto che segua la nostra testata e che eccepisca, sia pure sinteticamente, quanto riportato nell'articolo di ieri, a proposito della condanna del Presidente della Provincia.

Pur comprendendo la sorpresa, forse lo sconcerto, del dottor Signoroni (suscitato non è dato sapere se più della sentenza che non della circostanza di una sorta di secretazione, riteniamo che tutto quanto discenderà dall'esito dell'interpello del legale di fiducia costituisce un'altra puntata.

Vero è che l'imputato è stato condannato (sia pure ad una pena pecuniaria) per “falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico” previsto dall'articolo 483 del Codice Penale.

Il prosieguo, delineato soprattutto dalla conoscenza delle motivazioni e corredato dalle controdeduzioni del condannato, consentirà una valutazione suggerita dalla fattualità e dalla sua valutazione in sede giurisdizionale.

È in forza di tale doveroso approccio ad un affaire comunque imbarazzante che ci siamo riservati (non già una valutazione benevola, come viene insinuato dal lettore) un più approfondito esame.

Non rinunciando, in ogni caso, a sottolineare una serie di incongruenze a carico della procedura elettiva. Di cui il rilievo circa la falsità ideologica è diventato il principale perno, ma, al di là dell'intento effettivo di dolosità, e ad un tempo segnalatore di una certa rilassatezza nel rigore della vita amministrativa. 

Il dottor Signoroni, persona stimabilissima, incappa di tanto in tanto nella condizione di ammettere dei “non sapevo”

Capiamo che deve lavorare, fare il Sindaco e sobbarcarsi un impegno gravoso, qual è quello di Presidente. 

Indubbiamente, si tratta più che di un intento doloso, di una scivolata di cui chiedere conto ai "consiglieri". 

Esiste, però, e sarebbe colpevole omertà non segnalarlo, un limite politico in tutta la vicenda. 

Che va imputato al PD. Che, non avendo più i numeri per l'autosufficienza per l'elezione del Presidente e del Consiglio Provinciale, aveva fatto una cosa giusta (un'elezione non partisan). Però, solo con una parte del campo opposto. Mentre la difficoltà strutturale dell'Ente intermedio e la gravità della situazione avrebbero imposto un'analisi, un progetto, un organigramma ispirati da convergenza civico territoriale. 

Condanna o non condanna…la questione resta nella sua interezza. Perché, al di là dei balbettamenti circa l'effettiva volontà di perseguire un percorso di armonizzazione e convergenza per un fecondo progetto di rilancio del territorio, sono più le crepe nei rapporti politico istituzionali che i segnali edificanti. (e.v.)

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