Egr. Direttore,
le invio la lettera che il mio quartiere (n.3) ha inviato a vari destinatari interessati alla necessità della realizzazione di una alternativa (sottopasso o sovrappasso) alla chiusura (sic et simpliciter) del passaggio a livello di Via Casanova/Via Cavatigozzi. Spero si possano trarre delle valutazioni che possano darci una mano affinché ancora una volta la popolazione di Cavatigozzi non venga penalizzata (ma anche le aziende artigianali nella zona in faccia al Bacco Toscano, nonché quelle sulla Castelleonese dove spesso la gente di Cava si reca per le sue spese).
Oltre alle foto nella lettera, ne allego un'altra del passaggio a livello (in copertina, ndr), oggi sono state divelte le sbarre, pare per incidente.
Grazie. Buona serata, Luciano Ferragni
Abbiamo pubblicato di buon grado, anzi con grande convinzione di fare cosa utile alla percezione di un problema apparentemente di “quartiere”, la lettera dI Luciano Ferragni, persona a noi nota da molti decenni ed infaticabile operatore di afflati umanitari e di testimonianza civile a Cavatigozzi.
Quanto ci segnala (anche in immagine) appartiene sicuramente alla logica della visione “del dito”, perché è difficile negare che gli indotti dell'intervento delle Ferrovie delle Stato incombono sulla realtà di una porzione di periferia del capoluogo, trasformatosi in un quarto di secolo in qualcosa di più.
Per effetto di un combinato di fattori. Quale un consistente trapianto insediativo tanto di attività industriali quanto di aggregati abitativi. Se vi atterrasse il proverbiale marziano, difficilmente realizzerebbe di essere capitato in quella che per molti decenni fu la porta di Cremona sulla direttrice ovest. Contraddistinta dallo storico impianto molitorio, qualche negozio di vicinato, moduli edilizi di periferia, la chiesa, il cimitero, la scuola primaria e la stazioncina ferroviaria.
Su un cardo/decumano di poche centinaia di metri e su un asse di smistamento delle direttrici di traffico, invece, molto impegnativo. Quale innegabilmente è l'adiacenza ai segmenti di collegamento secondario alla S.S. Codognese e alla Castelleonese. Quest'ultima sempre più gravata dagli effetti della terziarizzazione commerciale (che in questo comprensorio non è passata inosservata).
È vero che si è costruita la bretella tra le due S.S. Ma il beneficio di alleggerimento passa quasi inosservato. Tutt'al più è servita ad alleggerire la pressione determinata dal colosso Acciaieria. Nei confronti della quale si sta cristallizzando un rapporto di malmostosità, da parte dei residenti. Arrivati a Cava, perché richiamati da un desiderio di periferia incontaminata e, per non essere reticenti, dai vantaggi derivanti da consistenti programmi di edilizia abitativa agevolata e di attrezzamento di servizi civili.
Ma, pur dovendovi far riferimento, l'argomento Acciaieria sarà da noi adeguatamente ripreso più avanti.
Adesso, intendiamo sostenere che quanto segnalato dal dottor Ferragni costituisce un problema effettivo, suscettibile di assommarsi ad un contesto di criticità sedimentatosi nel tempo.
Hai voluto la bici…pedala! Sarebbe una risposta sgarbata e infeconda. Adesso in questo comprensorio urbanistico si è insediata una consistente aliquota di residenti e (fortunatamente, per una città in regressione) un complesso di attività economiche.
Il busillis è farle convivere nella reciproca sostenibilità e convivenza.
Indubbiamente la rimodulazione della linea ferroviaria rispetto alla viabilità, che, in astratto, potrebbe essere una beneficiata, sta comportando più disagi che vantaggi.
Esattamente quelli così ben descritti dal nostro lettore.
Che ovviamente guarda “il dito” del problema (c'est à dire, l'evidenza incombente); mentre la questione della messa in sicurezza degli incroci linea ferrata/traffico veicolare/mobilità individuale, si sta rivelando, per come sta progredendo, “un taccone peggio del buso” (o poco meno).
Il dito nell'occhio più vicino temporalmente è rappresentato dal sottopasso sulla linea Cremona/Brescia (che ha praticamente sconvolto il Quartiere S. Bernardo)
Il preannuncio della ripetizione (sia pure in scala minore) si è avuto con il sottopasso di Picenengo. Ma è evidente che il rullo compressore del programma per sotto passare il nastro ferrato (restato colpevolmente fermo per un secolo) non si fermerà. Più per vantaggio del gestore che per convenienza delle comunità residenti.
Dire che oltre un secolo fa l'infrastrutturazione su rotaia (enormemente facilitata dalla bassa mobilità su ruota) abbia avuto lungimiranze verso il futuro e riguardo per il territorio sarebbe licenza retorica. In alcuni casi (come l'incrocio tra la viabilità cittadina e le linee Codogno/Cremona e Piacenza/Cremona) il gravame del passaggio a livello è diventato insopportabile. E bisognerà, presto o tardi, intervenire.
Avendo l'accortezza di risolvere un problema comune (l'alleggerimento reciproco in termini di scorrevolezza dei rispettivi traffici e la sicurezza), ma evitando di complicare la vita della comunità.