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Radio Radicale è di tutti e fa servizio pubblico

La libera emittente che anticipò ancora a metà degli anni Settanta la svolta delle voci libere. Che oggi, a seguito dell’assurda politica del governo giallo-verde di tagliare la spesa statale a sostegno dell’editoria, arrischia seriamente di chiudere

  14/01/2019

A cura della Redazione

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L'ECOAPPELLO  RADIO RADICALE È DI TUTTI E FA SERVIZIO PUBBLICO

In questa circostanza non ci appelliamo alla premessa rituale del “abbiamo ricevuto e volentieri pubblichiamo”,  Perché abbiamo sollecitato noi l'amico Sergio Ravelli, storico riferimento della testimonianza radicale a Cremona, a farci pervenire un appello di sensibilizzazione e di sostegno della campagna per salvare Radio Radicale.

La libera emittente che anticipò ancora a metà degli anni Settanta la svolta delle voci libere. Che oggi, a seguito dell'assurda politica del governo giallo-verde di tagliare la spesa statale a sostegno dell'editoria, arrischia seriamente di chiudere.

Da molti anni condividiamo alcune della battaglie del movimento di Pannella; senza, tuttavia, mai essere attirati dall'idea, imperante all'epoca della leadership craxiana, della doppia tessera.

Abbiamo rispettato ed apprezzato, come abbiamo anticipato, molti spunti offerti nel dibattito politico dal Partito Radicale e non ci sorprende minimamente l'idea che alcuni esponenti dell'agonizzante PSI stiano decidendo di approdare alle file di questo apprezzabile movimento.

Ma consideriamo il profilo, che ha orientato più di mezzo secolo, di natura tematica; mentre il nostro convincimento politico si riferisce ad una visione, diciamo generalista.

Tale distinzione non solo non ci ha mai impedito una testimonianza convergente sulle tematiche di comune interesse e condivisione.

Tra queste c'è sicuramente la consapevolezza di una campagna condivisa e la più ampia possibile per scongiurare la deprecabile evenienza del venir meno, nel panorama dell'informazione e dell'approfondimento, della voce libera di Radio Radicale. Che non è solo l'unica fonte informativa dell'attività parlamentare (fatto questo che consente ai cittadini di formarsi in diretta un'idea non mediata dell'attività legislativa). Ma copre, per chi è interessato a nutrire la domanda di approfondimento, un ventaglio molto ampio di acquisizione diretta di conoscenze attinte dalla divulgazione in diretta (o in registrazione) di una vasta agenda di convegni.

Benché sia alla portata (ed anche nell'obbligo) di emittenti (radiofoniche e televisive) istituzionali (evidentemente prese da ben altre ansie), il sevizio offerto da Radio Radicale ai cittadini interessati ad un'informazione esauriente e, soprattutto, non mediata del confronto in corso sui tempi legislativi e politici resta insostituibile.

Noi personalmente, tra l'altro, apprezziamo tale possibilità perché, nella fascia notturna monopolizzata dall'insonnia, ci è possibile un supplemento di informazione.

Anche per questo sosteniamo convintamente la mobilitazione degli amici radicali. (e.v.)

Dal 1976 ha portato le istituzioni nelle case dei cittadini, e i suoi microfoni nelle strade e nelle piazze, raccontando quattro decenni di vita italiana. Molto più che una semplice radio di partito, quella Radicale è una radio che si occupa di politica in tutte le sue forme, passando per la conservazione di una quantità enorme di materiale informativo (più di 250mila registrazioni, tra cui oltre 19mila sedute dal Parlamento, 6700 processi giudiziari e 4400 convegni) che racconterà il nostro paese alle generazioni future. Con l'approvazione dell'ultima manovra di bilancio, che dimezza le risorse disponibili per il servizio, l'emittente richia di chiudere.

Radio Radicale, pur essendo un soggetto economico privato, ha vinto una gara seriamente su una convenzione per effettuare un servizio pubblico, che consiste nel trasmettere integralmente tutte le sedute del Parlamento. In realtà tale servizio “copre” gratuitamente anche l'attività delle altre istituzioni pubbliche e di tutti i partiti. Il costo di questo servizio è di 10 milioni lordi all'anno (lo stesso di 12 anni fa), a condizione che non trasmetta pubblicità. Dal 2007 il contratto viene rinnovato di anno in anno, e la cosa complica gli investimenti e le strategie di crescita della radio. Dal 2019 la concessione scende a 5 milioni e questo costringerà l'emittente, che non gode di altre entrate, a ripensare la propria mission o a considerare di chiudere i battenti.

Radio Radicale, su impulso di Marco Pannella, si è differenziata fin dalla nascita dalle altre radio libere per la sua filosofia editoriale incentrata sul tentativo di assicurare la pubblicità delle decisioni istituzionali, invece di diventare strumento della “controinformazione” o organo del Partito Radicale. Accanto alle informazioni sulle iniziative radicali, infatti, la radio da vita ad una programmazione incentrata sulla pubblicizzazione dei momenti centrali della vita delle istituzioni e dei partiti in forma integrale. Nessun taglio, né selezione, nessuna mediazione giornalistica, al fine di permettere agli ascoltatori di “conoscere per deliberare” direttamente gli eventi politici nella loro originalità. Radio Radicale si caratterizza anche per l'assenza totale di spazi musicali commerciali. Gli stacchi fra un programma e l'altro sono riempiti con musica da requiem (Mozart, Verdi, Brahms, Fauré, Cherubini), scelta che risale alla campagna radicale contro lo sterminio per fame nel mondo.

Siamo sicuri che non sia un buon affare, per noi e per chi verrà, conservare questo bene collettivo?

Gennaio 2019

Sergio Ravelli

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