Il 26 aprile di tre anni fa iniziava nel rammarico di non aver potuto per la prima volta partecipare alla manifestazione celebrativa della Liberazione, ma nella consapevolezza che la ricorrenza era stata degnamente onorata dalla Sua città.
Il nuovo giorno si apriva come sempre all'insegna dell'alacrità artistica e della testimonianza civile.
Il Professore di lì a pochi minuti si sarebbe praticamente “addormentato” sul cavalletto che reggeva il blocco di argilla destinato a diventare il volto di Leonida Bissolati, di cui l'anno dopo si sarebbe celebrato 1l 130° della creatura (L'Eco del Popolo) e l'anno successivo ancora il centenario della scomparsa.
Riuscendovi, peraltro, a concludere gli ultimi ritocchi.
La conclusione dell'opera segnava, in aggiunta all'ulteriore apprezzata opera artistica, anche l'abbrivio per un programma storico-culturale, che era stato molto a cuore per molti anni.
Come lo era stato l'anno prima La Pietà (laica) destinata ad arricchire il Tempio dei Partigiani cremonesi caduti; in aggiunta alla sollecitudine, affidata alla figlia Silvia, per il ripristino del decoro della cappella medesima.
In tempi molto solleciti Cremona avrebbe posto il primo tassello per ricordare adeguatamente la testimonianza dell'artista partigiano nella toponomastica, dedicandogli la piazzetta di Via Goito.
Da quel punto in poi il combinato delle conseguenze relazionali della pandemia e di un certo attrito dinamico nell'essere conseguenti agli slanci ha impedito di dar corso a quello che si preannunciava come un ricco programma di rievocazione artistico-culturale e civile.
L'esaurimento dell'eccezionale tragedia pandemica porrà sicuramente nelle condizioni di riprendere i propositi.
Perché appare chiaro che la figura di Mario Coppetti, soprattutto in coincideva degli anniversari maggiormente consoni al significato della sua lunga e coerente testimonianza civile, è percepita come una costante della recente storia, del Novecento in particolare.
Di tale convinci memento fa fede il bel lavoro che gli ha dedicato il collega e discepolo Graziano Bertoldi; che è diventato una griffe identificativa del rapporto del profilo esistenziale di Coppetti e la sua battaglia per il recupero della libertà e per la nuova Italia Repubblicana.
Accommiatandosi da una lunga e feconda esistenza, Mario Coppetti ne ha consegnato il senso come esortazione rivolta ai contemporanei e ai posteri.
Queste sono le riflessioni che nel giorno della Liberazione ci vengono suscitate, anche come permanente esortazione a testimoniare i valori dell'antifascismo, della Resistenza e della Liberazione con la coerenza e con la fermezza dei giusti. Che rifuggono, come Lui fece per oltre settant'anni, dall'odio e dalla vendetta.