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Mario Coppetti

A 107 anni dalla nascita

  10/11/2020

Di Redazione

Mario+Coppetti

L'incipit scontato e quasi banale ci porta a dire che, per quanto sia sempre presente nelle nostre consapevolezze (specie quando ci manca il conforto dei suoi incroci storici e dobbiamo, per uscirne rinfrancati, simulare), manca, per queste semplici ragioni, a noi, che negli ultimi anni l'abbiamo avuto come riferimento, ed alla comunità di cui facciamo parte, di cui è diventato, in vita ed in morte, un plebiscitato padre nobile.

Per quanto non manchiamo mai di associare il suo ricordo ed il senso della sua testimonianza ad ogni ricorrenza convenzionale, preferiamo come anniversario ufficiale la data della sua nascita. Una ricorrenza che ci rapporta a Lui come se fosse ancora in vita e che, non secondariamente, ci rimanda alla celebrazione comunitaria che ne faceva qualcosa di più di una ricorrenza.

In tal senso non possiamo non riandare al tradizionale festeggiamento organizzato dal Presidente Giorgio Mantovani e dalla Società Filodrammatica che lo vide tra i più autorevoli soci. Un evento festoso, che per una domenica mattina radunava numerosissimi amici, vogliosi di tifare affinché l'evento non fosse l'ultimo; ma anche, verrebbe da dire, se non proprio “di lotta” (come sarebbe naturale per il portatore di un'esistenza così ricca di spunti di idealità, di coerenza e di azione), di “testimonianza” da trasmettere oltre il tempo a beneficio delle consapevolezze dei contemporanei e dei posteri.

Da tale punto di vista, ci sembra utile ricordare l'interessante ed opportuna rivisitazione “a tutto campo” della conferenza organizzata un anno fa a Palazzo Comunale, che ha permesso di approfondire e di divulgare la sua ricca personalità di artista, di uomo delle istituzioni, di antifascista e resistente, di militante e dirigente del socialismo cremonese. Anche attraverso il supporto iconografico del devoto amico e collega Graziano Bertoldi.

Cremona non si è dimenticata di Lui. L'agenda del Suo 103° compleanno era preannunciata come corposa. In primis, la mostra antologica dei Suoi più importanti lavori artistici; che è stata giustamente rinviata per motivi intuibili.

Quest'anno ci dovremo accontentare! Ovviamente per modo di dire; perché almeno due importanti tributi sono andati a segno. Come ha ricordato in un'intervista il professor Rodolfo Bona, assessore ed amico. Il primo riguarda il riconoscimento toponomastico, vale a dire la denominazione dello slargo di Via Goito, occasionato dalla demolizione del Supercinema (su cui torneremo) e la collocazione nel Viale degli Artisti, dove da anni sono postate numerose opere dello scultore Mario Coppetti, del Suo autoritratto.

Per completezza di informazione (visto che numerose persone ci hanno contattato in merito) dovremmo precisare che il Civico Cimitero sarebbe di per sé una permanente mostra a cielo aperto di numerose e significative opere. Tra cui ricordiamo (sicuri di farGli piacere) la “Pietà laica” da Lui realizzata e donata al Tempietto dei Caduti per la Libertà.

Siamo ben consapevoli di dover mordere il freno dell'irruenza che vorrebbe veder realizzato un vasto ed impegnativo programma stabilito congiuntamente dalla famiglia, dalla Civica Amministrazione, dalle Associazioni a Lui vicine e dai numerosi amici che non dimenticano.

Se ci è consentito, dati i tempi un po' così e suscettibili di polarizzare i deragliamenti dai buoni propositi, vorremmo griffare questa ricorrenza con qualche memo.

Non prima di aver ricordato che la figlia Silvia, l'affezionato genero Bruno ed i nipoti, hanno avviato sin dai giorni successivi alla scomparsa un progetto di fondazione, destinato, tra l'altro, a sostenere la formazione di giovani artisti della scultura.

Tra le iniziative accarezzate, ma postdatate per inciampi burocratici appesantiti dalle conseguenze pandemiche, resta in tutto il suo valore la collocazione del medaglione del volto di Leonida Bissolati (il “modello” più assiduo e più amato del ricco segmento di produzione didascalica) sulla facciata dell'edificio in cui alla fine dell'ottocento affacciava l'Osteria della Marcella. Un “covo” in cui si plasmò il moderno pensiero progressista, laico e socialista e, il 5 gennaio 1889, vide la luce la testata, progenitrice dell'Avanti!, L'Eco del Popolo.

Il medaglione è l'ultimo lavoro del vasto impegno artistico, su cui la mattina del 26 aprile 2018 Mario Coppetti si è addormentato.

La famiglia generosamente ne ha fatto fondere due esemplari. Uno sarebbe destinato a Corso Vittorio Emanuele e per il secondo  la destinazione naturale sarebbe la tomba di famiglia (Cassola-Bissolati) al Pincetto del Verano.

E proprio per evitare che si dica di noi che indulgiamo nella reticenza desidereremmo una sottolineatura.

Ci è apparso largamente apprezzabile il gesto toponomastico. Ma ci era sembrato di cogliere in esso un indirizzo più vasto di testimonianza.

Così come sono attrezzati i 200 metri quadri, ricavati, si ripete, dal default dello sciagurato progetto di mediateca e dalla demolizione della preesistenza cinematografica, sembrano un'incompiuta della piazzetta dedicata allo “scultore, socialista, antifascista”.

Non vogliamo apparire degli incontentabili. Ma a suo tempo ci era sembrato cogliere un sguardo più vasto sul combinato tra la scelta toponomastica ed i contenuti della sistemazione.

Così com'è la Piazzetta si iscrive d'ufficio nell'elenco degli spazi officiati al tempo perduto e, temiamo, a quella rigenerazione che ci sembra faccia molto il verso al penem et circenses.

Il volume ristretto e raccolto potrebbe (avrebbe potuto?) essere destinata ad un diverso arredo che non fosse quell'obbrobrio dozzinale imperniato sulla debordanza, francamente giunta al livello di guardia, del fumetto.

Era stato proposto, sulla base della solita larga disponibilità degli eredi, una arredo più congruo al profilo del celebrato dall'indirizzo toponomastico.

Un profilo, appunto di “scultore e di antifascista” (volendo essere precisi, di molto altro riscontrabile nella sua lunga testimonianza civile.

Già siamo tornati alla carica. Se la Civica Amministrazione non volesse fare le nozze coi ficchi secchi, come si dice nel Meridione, ma  considerare gli auspici di molte associazioni e di moltissimi amici, valuti di tornare sul pezzo. Riprendendo un progetto meno costoso di questo arredo banale e provvisorio; che prevedeva la collocazione nella Piazzetta Coppetti di alcune opere, di importante valore artistico e didascalico, dello scultore Coppetti.

Tanto per esemplificare segnaleremmo, tra le molte meritevoli, “il caduto neve” dedicato alle meditazioni sulle atrocità delle guerre e del sacrificio di decine di migliaia di giovani italiani, immolati da un conflitto ingiusto ed impari, che li vide operare indossando, more solito, le scarpe con le suole di cartone.

Da parte della nostra testata, che continua a sopravvivere e che per molti anni si è avvalsa del Suo apporto di idealità e di stimolo, il contributo all'anniversario mette in campo, a beneficio di coloro che ne volessero liberamente fruire, due fondamentali testimonianze di Mario Coppetti.

Vale a dire l'intervista “più generalista” realizzata su commissione di Giorgio Mantovani da Agostino Melega (link) e quella, di maggior taglio storico, realizzata da Bonfatti Sabbioni (link).

A loro va la nostra imperitura riconoscenza.

Le gallerie
Largo Coppetti Goito
Largo Coppetti Goito
La morte bianca
La morte bianca

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