Venerdì 2 luglio Ore 18:00
Bar campi - C.so Campi, 67
Ilaria Spotti dialoga con l'autore
Leonardo Tonini non abbandona mai la consapevolezza della condizione umana. Quando racconta di viaggi interplanetari, egli parla in realtà della solitudine dell'uomo, della sua vocazione all'assurdo e della condanna a una perenne ricerca che nasce già destinata a non ricevere risposte. Lo fa senza alcuna retorica, anzi con sapiente ironia.
Sabato 3 luglio ore 16:30
Antica Osteria del Fico, via Guido Grandi, 12
Chiara Tambani interpreta il recital poetico "L'amor che move il sole e l'altre stelle", in cui quattro grandi personaggi femminili (Beatrice, Francesca, Piccarda e la Vergine Maria) attraverso la loro voce o semplicemente con uno sguardo, ci raccontano l'amore nelle sue diverse sfaccettature, amore come passione, desiderio di elevazione, perdono, fonte della vera felicità.
È la donna il vero motore dell'opera di Dante, è lei che con la sua dolcezza, tenacia e determinazione, indica la via all'uomo, lo prende per mano e gli mostra la strada per uscire dall'inferno e risalire fino al Cielo.
Ascoltando le loro storie, ci faremo accompagnare dai meravigliosi versi con cui Dante le ha cantate e le ha rese immortali.
Domenica 4 luglio ore 17:30
Bar campi - C.so Campi, 67
Se d'un tratto dalle storie di Stephen King sparissero gli allenatori di baseball, i bambini undicenni, i detective, gli studenti universitari squattrinati, i pagliacci, le famigliole felici, i professori di letteratura, i domestici? Se l'unico personaggio a muoversi tra le pagine fossi tu?
Orazio Labbate invita il lettore – scoraggiandolo a ogni pagina, a ogni rigo allarmandolo – nei luoghi di Stephen King, in terre in cui non è rimasta anima viva, solo il viavai degli spiriti: l'insediamento in un corpo non è che un accidente, tutti diventiamo fantasmi. Ecco, dunque, cosa riserva l'edilizia delle tenebre: fogne feroci da cui schiuma un profeta, il Diavolo; campi di granturco; cieli incontinenti; girasoli che sembrano “cotti in brodo”; una nebbia che ai vivi insegna tutto ciò che si può sapere della morte; caldaie che singhiozzano; finestre che si lamentano; grugniti di una scrofa; gemiti metallici. E maniglie, lettere, altalene, catene arrugginite perché la ruggine svela la violenza dell'eternità. Nel suo viaggio, il lettore dovrà a volte strisciare, a volte genuflettersi: è un fedele al cospetto di un Dio che non salva i suoi agnellini, ma li manda al macello.
Come si fa a passare per l'Averno senza risvegliarne gli abitanti? Nessuna fede e nessuna scienza aiutano il viaggiatore a eludere la dannazione, ma forse un modo per fuggirne pure ci sarebbe, ci dice con il suo stile gotico e prezioso Orazio Labbate: il godimento solipsistico dell'incontro con i propri demoni, la scrittura stessa come demonologia. Un viaggio, quindi, il cui rischio più orrorifico è la solitudine, come questa ci esponga senza difese alla minaccia di diventare assassini noi stessi.