Libera di Abortire è una campagna di pressione sulle istituzioni e di pubblica informazione per garantire alle donne libero accesso all'aborto, un'iniziativa aperta a tutte le associazioni e alle persone convinte che la depenalizzazione prevista dalla legge 194/1978 non possa lasciare spazio né all'obiezione di coscienza di intere strutture ospedaliere pubbliche, né tantomeno alle violenze psicofisiche che molto spesso vengono riversate su chi decide di ricorrere all'interruzione di gravidanza. In questi mesi la campagna ha raccolto oltre 35 mila sottoscrizioni all'appello rivolto al Ministero della Salute, più di 900 persone si sono unite ai gruppi Telegram regionali e oltre 450 hanno sostenuto il progetto con una donazione.
Domenica 20 marzo, alle ore 15.00, il tour di Libera di Abortire farà tappa a Cremona presso l'Antica Osteria del Fico in Via Guido Grandi, 12. Saranno tre ore di dibattito, confronto e organizzazione. Soprattutto un'occasione per conoscere le coordinatrici e le attiviste della rete Libera di Abortire, Vittoria Costanza Loffi, Francesca Tolino e Giulia Crivellini (quest'ultima anche tesoriera di Radicali Italiani, fra i promotori della campagna) e i giornalisti Michele Barbati e Flavia Cappellini, autori di inchieste e approfondimenti sul tema. Durante l'evento sarà proiettato il documento inchiesta "Italy's Fetus graveyard" realizzato proprio da Flavia Cappellini per Al Jazeera English che racconta lo scandalo, nello spazio del cimitero Flaminio di Roma adibito all'inumazione del materiale biologico degli aborti, delle croci recanti il nome delle donne che avevano abortito. Si entrerà poi più nello specifico, analizzando lo stato delle cose sull'aborto nella provincia di Cremona. Attraverso workshop e tavoli di lavoro, si cercherà di progettare le prossime tappe della lotta sul piano locale e nazionale, stabilendo le iniziative che possano essere d'aiuto per rompere il muro di silenzio istituzionale che, troppo spesso, a tutti i livelli, circonda questo argomento.
Per cambiare la storia è necessario unirsi, sempre di più.
Ogni cittadino è uguale di fronte alla legge se essa non viene scarnificata (offrendo scappatoie ai trasgressori della sua attuazione) e fatta rispettare a macchia di leopardo.
Una deprecabile tendenza, incardinata dalla cedevolezza del fronte laico, già in sede di approvazione della legge 194; con cui fu consentita una via di fuga agli operatori sanitari contrari alla legge.
Praticamente un assist sia per i contrari per principio, ma anche per chi, pur non essendo obiettore, pensava di scavallare un'attività medica che, per l'ampio bacino creato dai grandi numeri dell'obiezione, finiva per assorbire quasi totalmente l'attività dei non obiettori.
L'obiezione di coscienza può costituire, in prima battuta, una discriminante nell'accesso alle attività mediche pubbliche o in subordine un'eccezione non una regola routinaria, che produce in applicazione delle leggi dello Stato.
L'obiezione di coscienza all'applicazione del testamento biologico (non tenetemi in vita con le macchine e la ventilazione e alimentazione forzate, se e quando non sarò capace di intendere, volere e decidere rispetto ad un quadro clinico senza speranze di dignitosa e non dolorosa sopravvivenza) arrischia di equiparare la data all'eutanasia. Tutti hanno diritto di esprimere la loro opinione: ma le leggi vanno rispettate e applicate. Se la coscienza si ribella, l'obiettore ha diritto di seguirla: ma non in una struttura dello Stato. In quel territorio le leggi – che rispecchiano la volontà della maggioranza della popolazione – sono sovrane: questa è la democrazia. Di teocrazie è piena la storia e, dove tuttora determinano le regole del comportamento individuale e collettivo, la vita è un inferno.
Io, il mio paradiso, lo voglio qui, adesso, in terra. Non so cosa ci sia dopo la morte: ma so come voglio morire. Con dignità; con rispetto di me stessa e di chi mi è vicino; lasciando una memoria buona, che aiuti chi rimane a vivere con più serenità.
Vorrei morire con un sorriso: e certo nessuno potrà impormi come. Vorrei morire bene, con leggerezza, per diventare (come auspicava Fabo) pura “energia nell'universo”.
Con questo spirito siamo in sintonia con la testimonianza degli amici Radicali e di tutti i laici.